La mia prima cotta era un uomo etero. Lo era ancora prima che sapessi cosa significassero le parole eterosessuale e omosessuale, ma quel ragazzo di quattro anni più grande, leggermente coatto e pure un po’ teppistello, che smarmittava con il motorino da una parte all’altra della provincia, mi faceva sussultare. Ruttava col megafono, si tastava il pacco, e faceva battute misogine che neanche mio nonno con la clava. Mi chiedeva se tra le mie tante amiche ce ne fosse qualcuna interessata a lui, quando il mio unico desiderio era che facesse salire me su quel motorino, portandomi via in una fuga clandestina. In qualche angolo della memoria – ricatapultandomi in un’epoca confusa e priva di una linea guida – mi sembrava tutto più che lecito.
Tra l’altro, negli anni ho scoperto che non ero l’unico: ho perso il conto degli uomini gay che mi hanno confessato di essersi infatuati almeno una volta dell’amico etero. Magari quello meno stronzo, un po’ più gentile della media, accogliente a tal punto che ci avrebbe provato pure lui? Magari un po’ brilli e senza freni inibitori al chiaro di luna (e sicuramente avete visto qualche film su Netflix con una scena del genere). Ci sarebbe piaciuto, e in alcuni casi è pure successo. In altri la fantasia è rimasta al suo posto.
Stando ad una ricerca del 2018, le statistiche di Pornhub dimostravano che la tag “straight guys” era la più cliccata dell’anno. Che ci trovi nel tag “straight guys”? Uomini etero che si masturbano, uomini etero che fanno sesso con altri uomini etero, uomini etero e dominanti “serviti” dagli uomini gay sottomessi, uomini etero che fanno sesso con l’amico gay. Che questi attori siano poi effettivamente etero non è dato a sapere (spoiler: no), ma questo gioco tra realtà e finzione, scomoda quella vecchia fantasia, rimasta seduta in qualche angolo impolverato della pubertà, risvegliandola. Lo psicoterapeuta e sessuologo Joe Kort, a contatto principalmente con clienti LGBTQIA+, ritiene che anche stavolta c’è di mezzo la mascolinità: “Gli uomini gay hanno feticizzato gli uomini etero, per certi versi, vedendoli come più maschili” spiega lo psicologo a VICE. Per Kort, e altri psicologici, alcuni uomini gay tendono ad eroticizzare quelle caratteristiche che differiscono (stereotipicamente) da loro: “Siccome molti uomini gay sono cresciuti in contesti dove la femminilità era svalutata a favore della mascolinità, può diventare quasi istintivo non gradire o sentirsi disgustati davanti chi è più effemminato” dice sempre a Vice, Zach Rawlings, terapeuta e sessuologo gay di New York.
In alcuni video sono gli uomini etero ad essere dominati: vengono legati, imbavagliati, gli strizzano i capezzoli, gli fanno edging fino a fargli scoppiare i capillari. Vengono umiliati, derisi, e finalmente sottomessi. È una formula che pesca lo stereotipo e al contempo lo rovescia. La parte oppressa, considerata debole e sistematicamente discriminata, questa volta prende potere e controllo: “Vedere gli uomini etero sottomessi può attrarci perché offre agli uomini la possibilità di vincere la sensazione di essere indeboliti o non desiderati da un uomo etero” spiega Kort “Ci fa sentire più potenti”.
Non c’è una trama, ma quando c’è gli uomini etero tradiscono sempre la fidanzata con l’amico gay, il fratello gay, il cugino gay, l’inserviente gay. In queste storie, loro non vogliono le nostre amiche, ma vogliono noi, infrangendo le regole dell’eteronormatività per lasciarsi andare al piacere proibito. È il colpo di scena immorale che avrei sognato tredici anni fa e se oggi ci ripenso tiro un respiro di sollievo. Perché tredici anni fa non immaginavo alternative. Oggi sorrido davanti le infinite possibilità che il mondo mi offre per liberare i miei desideri, senza pendere più dalle palle dei compagni omofobi. Così abituato a quella mascolinità prepotente e distorta, da eroticizzarla e trascinarla con me negli anni successivi, fino a volermene sbarazzare. Perché se era vero che ero attratto dai maschi, i maschi etero erano l’unico esempio che avevo: gli stessi che facevano l’elicottero col pisello negli spogliatoi e si afferravano il pacco, chiedendomi: “Lo vuoi, eh?”. Con qualche dose di coraggio in più, avrei risposto che effettivamente sì, un po’ lo volevo, pure se facevano schifo. Mi sembra una brutta barzelletta quando la racconto ad alta voce, ma all’epoca conoscevo solo quella.
Oggi posso raccontarla da capo, e divertirmi anche io.