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SPRAY NASALE CONTRO L’AIDS

Agisce sulle mucose il vaccino anti-Hiv frutto di una scoperta italiana. I primi test sull’uomo forse in Italia già nel 2003. Ma Agnoletto avverte: «Siamo ancora lontani, meglio la cautela».

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ROMA – Uno spray nasale per combattere la trasmissione dell’Aids per via sessuale: potrebbe essere questo il vaccino anti-Hiv di nuova generazione, reso possibile da una scoperta italiana e dai risultati positivi ottenuti sugli animali da un gruppo canadese. I primi test sull’uomo potrebbero avvenire in Italia già nel 2003.

Si tratterebbe del primo vaccino in grado di stimolare la reazione immunitaria direttamente nelle mucose, stimolando in esse la produzione di un anticorpo scoperto dagli immunologi Lucia Lopalco, del San Raffaele di Milano, e Mario Clerici, dell’università di Milano.

E’ l’ennesimo "annuncio bomba" o un reale passo avanti, una speranza nella lotta all’Aids? Vittorio Agnoletto, responsabile scientifico della Lila Cedius non ha dubbi: «Anche se il vaccino è convincente dal punto di vista scientifico, occorre chiarire che prima che un vaccino come questo sia disponibile sul mercato occorrono almeno cinque anni». Insomma, in ogni caso, la "soluzione" al problema Aids è ancora lontana.

Agnoletto ricorda che ci sono attualmente 27 trial di sperimentazione di ricerca del vaccino nel mondo. «Il problema, legato alla nostra società mediatica – continua Agnoletto – è che questi annunci dovrebbero rimanere, almeno finché la ricerca è a questo stadio, nella comunità scientifica. Così, invece, rischiano di alimentare illusioni che portano ad abbandonare le cautele e a concedersi comportamenti a rischio».

Agnoletto, ad esempio, è polemico nei confronti dell’annuncio del famoso vaccino della Ensoli: «Lo studioo sulla TAT fu dato nell’ottobre del 1998, e oggi la ricerca non è avanzata di un passo. Io sono certo che tuttavia, l’annuncio eclatante del vaccino ha portato molte persone ad abbassare la guardia»

I primi sospetti sull’esistenza di un meccanismo di difesa presente nelle mucose erano nati alcuni anni fa, quando il gruppo di Clerici aveva osservato alcune donne italiane e keniote resistenti all’infezione. Tuttavia il loro lavoro, pubblicato sulla rivista Aids, non ha mancato di suscitare perplessità: la scoperta di anticorpi della classe delle immunoglobuline A (IgA) era imprevedibile e inattesa. Secondo i canoni dell’immunologia classica, infatti, sarebbe stato logico individuare anticorpi del tipo IgG e la sequenza finora accettata come un dogma dagli immunologi, che vede comparire innanzitutto gli anticorpi IgM per l’immunità primaria, seguiti da IgG e solo in un terzo momento da IgA. Trovare immediatamente IgA senza IgG sembrava, insomma, un non-senso. "All’inizio – ha detto Lucia Lopalco – la nostra sembrava una posizione ‘eretica’. Ma nel frattempo avevamo avuto conferme illustri, come le previsioni fatte dal Nobel Rolf Zinkernagel", secondo il quale in situazioni particolari può verificarsi un passaggio diretto da IgM a IgA, senza produzione di IgG.

L’altra grande conferma è arrivata dallo studio canadese condotto da Kenneth Rosenthal, dell’università di Ottawa, che ha sperimentato con successo sui topi una sostanza in grado di stimolare nelle mucose la produzione di anticorpi protettivi contro il virus Hiv. Proprio in questi giorni i risultati positivi ottenuti da questo gruppo sono pubblicati sul Journal of Infectious Diseases. Altri dati incoraggianti ottenuti sulle scimmie sono in via di pubblicazione.

"Ci sono tutti i presupposti perchè la sperimentazione clinica possa cominciare nel 2003. Stiamo lavorando in questa direzione insieme al gruppo canadese", ha detto Clerici. Lo studio dovrebbe svolgersi in Italia, ma non si esclude che potrebbe esserci anche un braccio canadese del test, con un gruppo di pazienti reclutati a Ottawa.

Facile da somministrare, il vaccino-spray nasale offrirà il vantaggio di stimolare direttamente le difese immunitarie tipiche delle mucose. Ciò significa che la produzione dell’anticorpo anti Hiv viene indotta in tutte le mucose: da quelle del naso a quelle di vagina e retto. In secondo luogo l’anticorpo agisce su una parte molto antica del virus dell’Aids: questo significa che riesce a contrastare più ceppi virali e ad aggirare uno dei più efficaci "trucchi" del virus, la grande facilità con cui muta.

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