Vittoria è una donna transessuale di 38 anni, che rischiava di essere rimpatriata in Brasile ed essere perseguitata. David è un ragazzo moldavo, 23 anni, che da poco ha ottenuto il permesso di soggiorno. Entrambi, se fossero rimasti (o tornati) nel loro Paese di origine, avrebbero rischiato la morte. In Brasile, solo il mese scorso un ragazzo è stato picchiato con una violenza inaudita che lo ha mandato in coma, e ora rimarrà per sempre in stato vegetativo. In Moldavia, se si prova a partecipare a un pride, il giorno dopo si può dire addio al proprio lavoro. Per non parlare della famiglia, pronta a rinnegare un figlio.
Vittoria e David ora vivono a Bologna, e con l’aiuto dell’associazione IAM, Intersectionalities And More, potranno iniziare una nuova vita nel capoluogo emiliano. Di Vittoria ne avevamo già parlato qualche settimana fa: da poco ha ottenuto l’ok dalla commissione territoriale Le ha concesso lo status di rifugiata, certificando che in Brasile non sarebbe al sicuro. A confermare la decisione, anche il fatto che Jair Bolsonaro ha limitato i diritti LGBT. E da quando è presidente già 6 persone trans sono state accoltellate.
Le storie di David e Vittoria, fuggiti dal loro Paese per salvarsi
Vittoria ha raccontato a FanPage che è stata picchiata dai genitori fin da piccola, perché guardava gli altri maschi, le piaceva indossare abiti femminili e non giocava con i giochi “da maschio”. A scuola veniva presa in giro dai compagni, veniva discriminata e bullizzata. E’ dovuta fuggire dal Brasile 13 anni fa, e a Bologna ha trovato un lavora e un compagno, che presto diventerà suo marito. Anche David, in Moldavia, ha sofferto parecchio per il suo orientamento sessuale, fino a lanciarsi da un muro, per tentare il suicidio. Fortunatamente si è salvato, è rimasto in coma un giorno.
Dopo aver partecipato al pride, è stato licenziato dal suo posto di lavoro. La voce si è sparsa fino ad arrivare alla madre, che non lo ha più accettato. “Tu devi cambiare, tu non sei così. Questa è una moda e passerà, rimarrai solo con la vergogna“. Questa la risposta della madre al suo coming out. Parole che fanno male, più delle botte ricevute dai suoi compagni di scuola, quando ha detto di essere gay. E la polizia non fa nulla per evitare le violenze verso le persone LGBT, che vengono picchiate e discriminate di continuo. Per questo ha deciso di andarsene, tagliando i rapporti con la famiglia e i conoscenti.
IAM Bologna al servizio dei rifugiati LGBT
Jonathan Mastellari, presidente di IAM, a FanPage ha spiegato che non occorre che ci sia una legge contro le persone LGBT per richiedere la protezione internazionale in un altro Paese (ad esempio l’Italia). Basta che si dimostri che nel Paese di origine la comunità è discriminata e rischia il carcere o la vita. Proprio qui entra in azione IAM, che a Bologna ha la sua sede, dove accoglie i rifugiati. L’associazione si impegna a richiedere e a portare avanti l’iter per ottenere il riconoscimento alla protezione internazionale, che di fatto permette ai rifugiati di rimanere in Italia.
David ha ottenuto il permesso di soggiorno, in attesa di essere valutato dalla commissione che deciderà se ordinare il rimpatrio oppure confermerà la protezione. Sia David che Vittoria qui hanno una nuova vita, grazie ai volontari di IAM, con un proprio fidanzato e un lavoro.
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