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The Handmaid’s Tale, omofobia e misoginia sono Legge nella distopica e disturbante serie HULU

The Handmaid’s Tale rispecchia le paure odierne generate da un certo tipo di politica estremista, che vorrebbe un uomo solo al comando e le minoranze messe a tacere, comandate, sterminate.

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Recensioni entusiastiche hanno accolto le prime 4 puntate di The Handmaid’s Tale, serie televisiva Hulu tratta dal romanzo distopico Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, nel 1990 già diventato cinema con Volker Schlöndorff alla regia.

Episodi che hanno suscitato non poco clamore, tanto da meritarsi un’immediata conferma per una seconda stagione completa. Ambientato in un futuro prossimo quanto mai contemporaneo, in una teocrazia totalitaria che ha rovesciato il governo degli Stati Uniti, The Handmaid’s Tale vede la società di Gilead, un tempo nota come USA, governata da un regime misogino, omofobo, violento ed estremista che auspica un ritorno ai valori tradizionali della società. Nel 2016, infatti, un crollo delle nascite ha sconvolto il Globo. Le donne non riescono più a rimanere incinte, con pochissime eccezioni e ancor più rare gravidanze portate a termine. L’umanità rischia l’estinzione. In questo quadro apocalittico che vorrebbe la società attuale colpevole di bestialità nei confronti di Dio, le poche donne fertili rimaste vengono di fatto schiavizzate, in quanto incaricate di ripopolare il mondo. Offred, protagonista della serie interpretata da una straordinaria Elisabeth Moss, è una delle ancelle del Comandante, uomo tutto d’un pezzo con moglie sterile che puntualmente, una volta al mese, fa sesso insieme a lei nella speranza che possa donar loro un figlio. Tutto intorno, inerme dinanzi al terrore dai dettami religiosi di questo Regime, spazio ad un Paese in cui non esistono più libertà individuali, in cui le donne non possono più lavorare ne’ avere soldi in banca. Un mondo in cui la parola ‘gay’ è addirittura bandita, pena una scarica elettrica, con le persone LGBT impiccate in piazza.

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Un’opera ipnotica nel suo essere disturbante, quella ideata da Bruce Miller, che rispecchia le paure odierne generate da un certo tipo di politica estremista, populista e catto-fascista, che vorrebbe un uomo solo al comando e le minoranze messe a tacere, comandate, sterminate. Nell’America travolta dal ciclone Donald Trump, dichiaratamente e orgogliosamente misogino e omofobo, The Handmaid’s Tale è un pugno nello stomaco di chi osserva, per quanto credibilmente attuale, persino nella sua apparente e impensabile visione futuristica.

Reed Morano e Mike Barker, registi dei primi quattro episodi, utilizzano sapientemente l’uso del flashback per mostrarci ‘come’ si sia potuto arrivare a tanto, ad un’America di orrore e terrore in cui la donna non è altro che un’incubatrice con due gambe, priva di diritti e schiava dell’uomo. Un quadro desolante non solo per gli americani ma anche per noi italiani, da anni oramai costretti a digerire le diffamanti assurdità dei Mario Adinolfi di turno, qui tramutate in immagini e moltiplicate all’ennesima potenza da una serie tv che non si pone limiti censorei, mostrando l’orrore di una teocrazia totalitaria che impicca in strada chi è ‘diverso’, incappucciandolo con il simbolo nazista del triangolo rosa.  Immagini quanto mai reali, purtroppo, nel nostro presente quotidiano che va dalla Siria alla Cecenia.

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