A Torino una coppia omosessuale si è vista negare la possibilità di affittare un appartamento proprio a causa dell’orientamento sessuale. Lo segnala Repubblica oggi, raccontando la vicenda di una coppia gay che si era rivolta ad un’agenzia immobiliare per trovare casa ma che per ben due volte si è trovata di fronte ad un rifiuto.
In un lungo post su Facebook uno dei due torinesi coinvolti ha scritto: “Carini, bella presenza, due tempi indeterminati (uno in una solida azienda con ottimo stipendio, uno per una compagnia teatrale, stipendio un bel po’ più bassetto, ma pur sempre a tempo indeterminato) e referenziati, ma non basta perché non siete una famiglia“. Lo sfogo parte per l’ultima risposta ricevuta dopo aver fatto una proposta per affittare un appartamento in zona San Donato: “Oggi l’agente immobiliare con infinito imbarazzo mi dice che la proprietà non vuole – scrive l’uomo – Vuole una famiglia. Vuole qualcuno che stia a lungo. Io provo a ribattere, ma nella casa in cui sto sono quasi 8 anni, lui mi risponde che lo sa ma vogliono una famiglia“.
La coppia ha già vissuto esperienze simili: “Continuo a pensare che ognuno la propria casa la dia a chi vuole. Ma due volte a distanza di poco lascia grande tristezza addosso. Capita in una “zona bella” di Torino. Capita oggi 2017 in un paese che ha (finalmente) le “Unioni Civili”. Facile dire uguaglianza? Ma poi alla messa alla prova chi affitterebbe, chi darebbe fiducia a una coppia gay, a una coppia straniera, a una persona di colore… Così come quaranta cinquanta anni fa non si “fittava ai meridionali” come raccontava mio padre“.
Il racconto continua: “Ci era capitato già qualche mese fa, casa bella bella in via Cibrario La vediamo alle 19.30 ultimo appuntamento. Chiamo agenzia alle 9 del mattino per fare la proposta dopo una notte a parlarne, sognare, far conti e prender misure dei nostri mobili. L’agenzia ci dice: ‘L’abbiamo affittata, abbiamo ricevuto una proposta (e io penso saranno stati aperti stanotte?!?) e voi non avete garanzie che invece l’altra coppia può garantire!’. Non me l’aspettavo, ma penso possa capitare. In fondo ognuno è libero di dar casa propria a chi vuole. Però passano le settimane. Ne vediamo un po’, ma nessuna che ci faccia innamorare. E poi vediamo una casa bellissima, a pochi portoni dalla casa in cui sono cresciuto, sempre in zona Cibrario. L’agenzia per lo più che la gestisce mi conosce perché è la stessa dalla quale un annetto fa abbiamo comprato la casetta per la mia mamma che non riusciva più a fare le scale della casa in cui aveva sempre abitato. Altra garanzia di serietà. Infatti l’agente quando al telefono mi riconosce è felicissima. Facciamo la proposta. Diamo le referenze, buste paghe e assegno come da richiesta. Qualche giorno di attesa e poi arriva il no“.
Uno dei due ragazzi conclude amaro: “Chi mi conosce lo sa: non sono un lamentoso. E mi scuso del post lungo. Non lo scrivo con spirito di lamentela o pietà (lungi da me) ma in una dimensione di riflessione e domanda in aria. Per un po’ cancello le app di ricerca di una casa. In fondo una casa ce l’abbiamo già ed è pure bella e a alla nostra casa siamo pure molto affezionati. E pensare che volevamo cercare una casa più grande proprio per essere ancora di più famiglia, per ospitare quando volessero soprattutto pezzi di famiglia e se fosse capitato amici e amiche a cui vogliamo bene come fratelli e sorelle. Che tristezza”.
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A Torino se volete fare una unione civile vi può capitare un impiegato musulmano del comune che come è successo a miei conoscenti vi insulta e vi deride. Io l'avevo già scritto ma la redazione non ha fatto nulla. Se uno la sua casa la vuol dare agli eterosessuali chissenefrega non siamo una dittatura e non possiamo obbligarlo a farsi piacere i gay ma credo sia molto più grave un impiegato pubblico omofobo