Il Treviso Pride, svoltosi ieri in una bella giornata assolata nella cittadina veneta, è stato uno dei cortei italiani più ostacolati di sempre. Abbiamo parlato nei mesi scorsi del percorso difficile per il patrocinio del Comune, che tra l’altro poi ha minacciato di multare chi avesse “esagerato”. Negli ultimi giorni ancora paletti, ostacoli, gesti di profondo odio nei confronti di quella diversità che non può essere accettata: le lettere minatorie agli sponsor, le dichiarazioni al limite del nazismo dell’ex sindaco Gentilini, i blitz in piena notte dei Veneto Fronte Skinheads che ci hanno anacronisticamente definito “culattoni”, gli adesivi sparsi per la città raffiguranti immagini inquietanti di violenza contro la comunità LGBTQI. Il clima che si prospettava era di assoluta inquietudine, fomentata anche dalla stampa.
Ma Treviso non ha voluto vestirsi di odio e discriminazione. Treviso quegli striscioni non li voleva ed ha sorprendentemente reagito con coraggio. Seimila partecipanti, dicono le fonti: tantissime delegazioni da tutto il Nordest hanno portato la gioia in una città grigia di omofobia, che ha riscoperto il sole e i colori. “Tv a colori” appunto, come recita lo slogan dell’evento.
“Da stamattina mi risuona in mente una canzone, ‘All You Need Is Love‘ dei Beatles. Ed è vero, ogni persona merita il rispetto e la possibilità di amare. Questo rispetto e questa tutela dobbiamo garantirli come comunità. Per questo il desiderio che condivido con voi oggi, in questa Treviso a colori, è di una città inclusiva, garante dei diritti, che salvaguarda la libertà altrui quando è sinonimo di rispetto dell’altro”. Queste le parole inaspettate del sindaco che hanno sconvolto la platea, Giovanni Manildo, lette dall’assessore Anna Caterina Cabino: ben quattro di loro erano presenti (Manfio, Gazzola, Cabino e Franchin).
La manifestazione si è svolta nel migliore dei modi, con un grande dispiegamento di Forze dell’Ordine: l’unica “opposizione” registrata è stata quella di un gruppo esiguo di cattolici integralisti, che nella solitudine e nell’isolamento più totali hanno voluto pregare per noi e per le nostre anime. Hanno suscitato solo un po’ di ilarità e qualche selfie simpatico.
Per il resto, una manifestazione che è stata un po’ una redenzione per la città: i marciapiedi pieni di curiosi ad applaudire e osservare divertiti, il centro che gioisce insieme a noi, la musica che risuona per le vie gremite.
Treviso (e i trevigiani) si sono svegliati: dopo aver scoperto l’amore, mai più verrà macchiata dal grigio odio della discriminazione.
> Per rivedere le dirette dal Pride di Treviso, visitate la nostra pagina Facebook! <
Foto di Giovanni Flore