69enne icona del New Queer Cinema a stelle e strisce, due volte candidato agli Oscar per la regia di Will Huntinh e di Milk, Gus Van Sant sbarca oggi a Roma al Teatro Argentina per il RomaEuropaFestival con Trouble, spettacolo ispirato da Andy Warhol e dalla sua travolgente capacità di trasformare le immagini in icone. Autore del testo, della musica e della regia, Van Sant sarà all’Argentina dal 7 al 10 ottobre, con prezzi che variano dai 25 ai 30 euro a biglietto.
Negli anni Sessanta, la Pop Art ha innescato un cambiamento radicale dei paradigmi dell’arte, generando un dibattito su ciò che era veramente importante nella società americana, sulla commercializzazione degli oggetti artistici, sulla sostituzione della tecnica con la tecnologia e sul potere della riproduzione dell’era industriale. Non solo la cultura popolare è diventata arte ma gli stessi oggetti di uso quotidiano hanno assunto lo status di icone.
Gus Van Sant si avventura nella sua prima creazione per il palcoscenico con un percorso immaginario tra fatti, sogni e ricordi abitato da personaggi che hanno segnato un’intera epoca come l‘attrice Edie Sedgwick, scomparsa prematuramente, lo scrittore nordamericano Truman Capote o il critico d’arte Clement Greenberg. Ad interpretarli un cast di adolescenti e giovanissimi attori che, nell’assumere età e identità diverse, incarna e si confronta con un pezzo di storia apparentemente lontano ma ancora attuale. Sul palco Carolina Amaral, Diogo Fernandes, Francisco Monteiro, Helena Caldeira, João Gouveia, Lucas Dutra, Martim Martins, Miguel Amorim e Valdemar Brito.
«Mi ha sempre affascinato il breve lasso di tempo durante il quale Warhol passò da creativo pubblicitario ad artista plastico. È avvenuto nel giro di quattro anni, sebbene lui già in precedenza avesse fatto arte “seria” e negli anni seguenti fossero successe molte cose. Sono stato sempre attratto da quel periodo. E mi attrae anche perché significò una trasformazione dei galleristi di New York, una trasformazione degli atteggiamenti nei confronti dell’arte», afferma il regista. «Andy fu uno dei primi a credere nel potere della pubblicità. Lui pubblicizzava sè stesso. Quando lavorava ancora in pubblicità concepì annunci che imprimevano il suo nome nella memoria della gente, faceva regali ai collezionisti, faceva networking, comprava quadri, andava a tutte le mostre… Fu un pioniere dell’autopromozione».
In Trouble, la sensibilità e il carisma di Gus Van Sant riaccendono il desiderio di stare insieme e formare un movimento che sia abbastanza forte da cambiare il mondo. Regista, sceneggiatore, pittore, fotografo, musicista e autore americano che ha ottenuto consensi sia come regista indipendente che mainstream, Van Sant ha spesso trattato temi legati alle sottoculture e all’emarginazione, in particolare l’omosessualità. L’esordio alla regia cinematografica con il lungometraggio Mala Noche (1985). Il suo secondo lungometraggio, Drugstore Cowboy (1989) viene acclamato e gli vale premi alla sceneggiatura dalla Los Angeles Film Critics Association e dal New York Film Critics Circle e il premio per la miglior regia dalla National Society of Film Critics. Il suo film successivo, Belli e Dannati (1991) è altrettanto elogiato, così come la commedia nera Da Morire (1995), il dramma Will Hunting (1997) e il film biografico dedicato ad Harvey Milk (2008), icona LGBT d’America. Nel 2003, il film di Van Sant sul massacro della Columbine High School, Elephant, vince la Palma d’oro al Festival di Cannes. Nello stesso anno, sempre al Festival di Cannes, Van Sant riceve anche il premio per la miglior regia.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.