L’attesa è finita: Something To Give Each Other, il nuovo album di Troye Sivan è disponibile ovunque.
Terzo capitolo di una discografia in costante evoluzione. Come l’identità di Sivan, che da quando ha fatto coming out a quindici anni nel 2013 ad oggi (che ne ha 28) non ha fatto che scoprirsi davanti i nostri occhi, superando insicurezze, giocando con l’espressione di sé, sbottonando fantasie e pantaloni.
Dopo i rave sudatissimi tra i glory hole di Rush e le danze sfrenate sui tetti di Got Me Started, nel nuovo singolo, One Of Your Girls, Sivan ha ancora “una voglia che gli divora le carni” come direbbe Elenoire Ferruzzi. Ma stavolta l’oggetto dei suoi desideri è inarrivabile: un uomo etero fino a prova contraria, dal viso così perfetto da metterci il marchio registrato, che salta le interviste ed è dolce come il cioccolato (nello specifico quello svedese, Maribou).
Troye lo segue ovunque va, ed è disposto ad essere una ragazza pur di farsi notare: così lo vediamo in drag mentre seduce un Ross Lynch senza maglietta e canta con la voce di un robot triste: “Chiamami se ti senti solo. Sarò una delle tue ragazze o amichette. Dì quello che vuoi, e manterrò il segreto“.
Nelle parole di Sivan, il brano è la storia più vecchia del mondo: un disperato tentativo di trovare connessione, di servire qualcuno a tal punto da sacrificare quello che si prova.
“Mi continuava a succedere questa cosa dove venivo approcciato da ragazzi che in principio si identificavano come etero. Flirtavano con me, dicevano che c’era qualcosa in me che trovavano interessante. Sentivo tutte queste cose diverse. Prima di tutto, li mettevo sul piedistallo. E mi chiedevo, perché è così eccitante?” racconta Troye in un’intervista con Zane Lowe per Apple Music “Ma allo stesso tempo dubitavo di me perché finivo sempre col cuore spezzato. Rimanendo un segreto o un esperimento, sapevo che non stavo trattando me stesso con il rispetto che meritavo. Ero lì quando mi volevano, sparivo quando davano di matto, e ricomparivo quando mi volevano di nuovo. Come un oggetto inanimato”.
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È sexy ma anche vulnerabile, così come il resto dell’album: 10 canzoni che diventano instantanee di piccoli brevi momenti, vitali e banali come la quotidianità di un ventottenne gay che piange i vecchi amori, si diverte fino all’alba con i suoi amici, riscopre la propria sessualità, e tra una danza e l’altra, ricorda il proprio passato.
È quel dance-pop che sentirete rimbombare durante le vostre serate queer di fiducia, ma sotto i synth, sax, vocoder, e sample di classici anni Duemila (ndr. Got Me Started riprende Shooting Stars di Bag Raiders), svela qualcosa di più intimo.
Nel bel mezzo della festa c’è la tenerezza di un primo incontro, lo sguardo di un ex che è rimasto esattamente come lo ricordi, e le preghiere che ci insegnava papà quando eravamo piccoli: “I see love in every space, I see sex in every city, every town” canta in Honey, penultimo brano che riprendendo La preghiera della Serenità di Reinhold Niebuhr, diventa un’inno a buttare fuori tutto quello che proviamo, a trovare di nuovo fiducia nell’altro, e connetterci in qualunque luogo andiamo.
Il quindicenne che faceva coming out su YouTube è oggi un ragazzo che sta imparando a volersi bene e stare insieme a te senza prevedere cosa succederà domani. “Non ho idea di cosa riserverà il futuro“ canta nell’ultimo brano How To Stay With You “E va bene così“.
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