A 3 anni dalla sua morte, Itaberli Lozano ha avuto giustizia. La madre, responsabile della sua morte, dovrà scontare una pena di 25 anni di carcere. Aveva pugnalato a morte il figlio gay di soli 17 anni. Come se non bastasse, aveva anche bruciato il corpo, rendendo i resti irriconoscibili. La storia di Itaberli aveva scosso il Brasile per la brutalità dell’omicidio, premeditato dalla donna 35enne, che non accettava l’orientamento sessuale del ragazzo.
A dicembre 2017, Tatiana Lozano Pereira (la madre) aveva ucciso il figlio, per poi nascondere il cadavere in un campo di canna a San Paolo. Una settimana fa, il giudice l’ha condannata a 25 anni e otto mesi, con l’accusa di omicidio premeditato e occultamento di cadavere. La donna non aveva denunciato la scomparsa del ragazzo, che messa alle strette dalla Polizia, aveva detto di averlo ucciso dopo essersi difesa a causa del ragazzo che la stava minacciando. Ma le lesioni sul corpo non supportavano la sua difesa.
La madre non accettava il figlio gay. Fino a ucciderlo
Tatiana Lozano Pereira non è la sola responsabile della morte di Itaberli. Ad aiutare la donna, anche due uomini (all’epoca adolescenti), Victor Roberto da Silva e Miller da Silva Barissa, che sono stati condannati a 21 anni, con le stesse accuse della madre. Infine, anche il compagno della donna, e patrigno del ragazzo.
Secondo le indagini, la donna aveva convinto i figlio gay a tornare a casa, dopo che nel 2017 era andato a vivere dalla nonna e dagli zii. Tornato a casa con la volontà di riallacciare i rapporti con la madre e il patrigno, ad attenderlo c’erano i due complici, che lo picchiarono selvaggiamente. A ucciderlo fu invece appunto la donna, accoltellandolo più volte. Il patrigno, Alex Pereira, aiutò poi la compagna a portare il cadavere in un campo, dargli fuoco e seppellirlo.
Durante il processo, Alex Pereira ha deciso di tradire la donna, accusandola dell’omicidio del figlio gay, supportando così le testimonianze degli zii, che aveva confermato che Itaberli non avrebbe mai attaccato la madre. Il corpo era stato identificato solo grazie al braccialetto che il ragazzo mostrava in alcune foto pubblicate su Facebook.
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