Chi popola di più l’immaginario collettivo dei vampiri? Dal 1897 con Dracula di Bram Stoker alle turbolenze adolescenziali di Twilight, serie tv, cinema, e letteratura hanno sempre trovato un punto d’incontro nel raccontarne le gesta. Perché hanno ancora così appeal? Tra un androgino Klaus Kinski a Robert Pattinson con la messa in piega, le creature della notte si adattano a innumerevoli forme, contesti, e mondi, attirando l’attenzione di ogni generazione. Orripilanti o magnetici, ad accompagnarli c’è una sensualità che non si pone limiti, ma travolge sotto le loro grinfie chiunque, al di là del genere.
La nuova serie Interview With A Vampire ne è il caso lampante: a differenza dell’omonima trasposizione cinematografica del 1994 con Tom Cruise e Brad Pitt, il nuovo riadattamento è un tripudio di energia omoerotica, da dichiarazioni d’amore gay a orge tra uomini sudati. Ma la serie non fa altro che aggiornare una verve che la creatrice Anne Rice, venuta a mancare lo scorso Dicembre 2021 all’età di ottant’anni, aveva già esplicitato senza remore nelle sue pagine: “La verità è che Anne Rice era la persona più pro-LGBTQIA+ e pro-diversità in circolazione” riporta l’attrice Bailey Bass, che nella serie interpreta Claudia, adolescente adottata dai due vampiri innamorati Lestat e e Louis. “Penso di avere una sensibilità gay” dichiarò Rice in un’intervista del 2017, riportando di sentire molto in comune con il mondo queer: “Sono sempre andata oltre il genere, e ho sempre visto l’amore come qualcosa che trascendesse dal genere. Nei miei libri, l’amore trascende“.
Non è un caso che nel 1976 il primo capitolo della saga si rivelò un fiasco per la critica, ma guadagnò subito estremo supporto e risonanza tra il pubblico LGBTQIA+. Nell’arco della sua carriera, Rice ha ripetuto più volte di non decidere a tavolino la sessualità e il genere dei suoi personaggi, ma un processo naturale e completamente spontaneo. Ma anche la vita privata ha contribuito: nel 2000 suo figlio Christopher ha fatto coming out come gay, smuovendo nella scrittrice un’alleanza e sensibilità ben oltre l’arte. “Le persone rispondono in maniera piuttosto diversa su cosa significa essere gay” riportò in un’intervista per The Advocate “C’è ancora un’enorme dose di paura in America. Ci sono ancora crimini d’odio. Occorre ancora un maggior esame di coscienza. Ero preoccupata che Chris avesse incontrato ostacoli e pregiudizi. Ma non l’ho amato una goccia di meno”.
Fino alla sua recente morte, Anne Rice ha continuato a scrivere le cronache dei suoi vampiri queer, introducendo nel 2002 in “Blackwood Farm” anche il primo vampiro transgender della saga. Un lento ma potentissimo impatto nel immaginario comune che non può non aver influito anche nella rappresentazione sul grande schermo, anche nei contesti più inaspettati: nel 1983 Miriam si sveglia a mezzanotte (The Hunger) è una festa di synth anni ottanta, nightclub gotici, blazer con spalline, David Bowie, ma soprattutto un’indimenticabile momento saffico tra Catherine Deneuve e Susan Sarandon. La scena di sesso, che coinvolgeva due delle attrici più note di Hollywood, era talmente esplicita da mandare in subbuglio il pubblico dell’epoca, con tanto di lettere minatorie e lesbofobiche alla madre di Sarandon. Ma tra il pubblico LGBTQIA+ Miriam si sveglia a mezzanotte era già un cult di riferimento: “Guardai questo film gotico sui vampiri appena subito dopo il mio coming out” dichiara la fotografa e artista Deborah Bright, definendo la famigerata scena di sesso una delle più belle nella storia del cinema mainstream.
Il polverone degli anni Ottanta ha spianato la strada per una valanga di nuove, innumerevoli creature notturne nel mondo audiovisivo, assetate di sangue e per nulla intenzionate a nascondere le proprie pulsioni, di qualunque natura o genere siano. Appena prima del nuovo Interview With Vampire, è stato il turno di First Kill, serie Netflix con protagoniste due adolescenti vampire e lesbiche. La serie cancellata dopo una sola stagione, ha aperto un’accesa conversazione sulla scarsa rappresentazione di storie lesbiche nei prodotti moderni, sottoposte ad uno scrutinio e una criticità nettamente maggiore a qualunque altro prodotto LGBTQIA+, che come menzionato dalla regista sono prevalentemente capitanate da protagonisti uomini e gay. Tra le innumerevoli polemiche, la regista e sceneggiatrice Victoria “V.E.” Schwab parla di svariati paragoni con Carmilla, romanzo gotico di Sheridan La Fans risalente al 1872, incentrato su delle vampire lesbiche: “C’è già Carmilla” commenta Schwab in un’intervista per NBC News “Vi immaginate dire ai fan di Twilight, The Vampire Diarries e True Blood, che hanno già Dracula e non ha senso volere di più?”.
Ma nonostante il flop e le controversie, First Kill è solo un’ulteriore conferma delle mille possibilità del genere. Di come le creature più ricercate dalla cultura pop, non possono essere raccontate senza il mondo LGBTQIA+. Nella speranza di averne sempre di più.
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