CREMONA – Dal 25 settembre, cento manifesti per la visibilità lesbica sono stati affissi sui muri di Cremona, per iniziativa del locale circolo Arcigay La Rocca, e vi resteranno per quindici giorni. In questo modo il circolo sostiene, facendo propria, la campagna Nazionale di ArciLesbica “Il silenzio non è innocente”, per rompere il muro di silenzio che pesa sulle esistenze di milioni di donne omosessuali in Italia, tanto più nelle piccole province.
Il manifesto, diretto ed essenziale, raffigura il volto sfumato di una donna con la domanda “In un paese civile, che paura c’è a dirsi lesbica?”, per concludersi con lo slogan “Il silenzio non è innocente” ed i recapiti dell’associazione. Il senso dell’iniziativa, che è già stata realizzata in altri 20 capoluoghi, è proprio questo: “il silenzio non è innocente” perché è negazione di un’esperienza di vita, e impoverisce la libertà di tutti.
Per presentare la campagna di affissione, domenica 3 ottobre alle 19.00 presso la sede Arcigay La Rocca in Via Speciano n. 4 (piano interrato), si terrà un incontro che prevede la partecipazione di Paola Brandolini di Arcilesbica, associazione ideatrice e promotrice dell’iniziativa.
«Il recente dibattito sulla procreazione medicalmente assistita, e il suo epilogo proibizionista – spiega Lorenza Tizzi dell’Arcigay La Rocca – è solo l’ultimo esempio che mette in evidenza l’incapacità di articolare il nome stesso delle lesbiche, si è infatti detto e scritto che ad essere escluse dall’accesso alla PMA sono, fra l’altro, le coppie gay, come se uomini potessero richiedere l’inseminazione! La difficoltà a concettualizzare l’omosessualità femminile, oltre a portare a espressioni paradossali e ridicole, è sintomo di una rimozione della libertà femminile».
«”Il silenzio non è innocente” – prosegue la Tizzi – ha come obiettivo di sensibilizzare al rispetto per le scelte e per i diritti delle lesbiche. La campagna di visibilità ha anche l’obiettivo di invitare le donne omosessuali a smettere la pratica dell’autocancellazione, che spesso si applica in risposta alla percezione dell’insignificanza culturale del proprio stile di vita».
«Per vivere in un paese più civile – conclude la attivista cremonese – auspichiamo che ciascuna possa sentirsi libera di non nascondere la propria vita di relazione, e facendo questo, possa contare sul fatto di essere registrata come parte attiva del nostro tempo e di una società plurale».
Per contattare il circolo Arcigay La Rocca di Cremona: www.arcigaycremona.it
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