A poche ore dalla 30esima Giornata mondiale di lotta all’AIDS, la Lila ha diffuso un dettagliato report sull’argomento (qui tutti i dati), legato proprio all’Italia.
Una percezione del rischio HIV ancora molto confusa in tutte le fasce d’età, una conoscenza delle vie di trasmissione e delle regole del sesso sicuro incerta e condizionata da forti elementi emotivi e morali, una scarsa propensione a ricorrere al Test presso i servizi pubblici e un mancato uso del profilattico, che tra i giovanissimi, può superare il 50%. Questi sono solo alcuni degli scenari che emergono dal rapporto, che sottolinea il forte stigma e le discriminazioni che ancora opprimono le persone con HIV.
Un rapporto che è frutto del lavoro quotidiano delle sedi e dei volontari Lila, basato su ambiti d’intervento e di servizio come le attività di HelpLine per la prevenzione, l’informazione e il supporto, i servizi di test rapidi per l’HIV e le attività di prevenzione nelle scuole, oltre ai dati sugli accessi al sito Lila e dei temi più discussi nel forum LilaChat. “Il quadro che emerge dal nostro LILAReport conferma il pericoloso stallo in cui versano le politiche di contrasto all’HIV nel nostro paese – dice Massimo Oldrini, Presidente nazionale LILA – oltre un anno fa è stato approvato un Piano Nazionale AIDS coraggioso che prevede lo sviluppo integrato di tutte le strategie di prevenzione oggi disponibili: dalla promozione di condom e femidom, a percorsi di prevenzione nelle scuole su affettività e salute sessuale, all’implementazione della TasP (Treatment as Prevention), alla sperimentazione della PrEP, la profilassi Pre-Esposizione”. “La non applicazione del PNAIDS è un fatto gravissimo, con pesanti ripercussioni sia sulla salute individuale sia sulla salute pubblica. Alcuni paesi europei stanno ottenendo importanti risultati nel contenimento dell’HIV mettendo in atto proprio le strategie previste dal PNAIDS, e qui si sta ancora discutendo su questioni ormai superate dalle evidenze scientifiche. Non si pensa che ogni persona che si infetta dovrà essere curata e convivere per tutta la vita con l’HIV e non si pensa nemmeno al SSN, visto che ogni nuova infezione costerà 500.000,00 euro”.
Uno dei principali fattori di trasmissione resta il fenomeno del sommerso: ossia di quelle persone che non si percepiscono a rischio o che, temendo stigma e pregiudizi, non fanno il test, non sanno di aver contratto l’HIV, non si curano e possono dunque, inconsapevolmente, trasmettere il virus ad altri/e. In Italia si stima che almeno una persona con HIV su quattro non sappia di aver contratto l’infezione. Il numero di quanti accedono al test in una fase molto avanzata dell’infezione o, addirittura, in fase di AIDS, resta, inoltre, troppo alto e, secondo gli ultimissimi dati diffusi dal Ministero della Salute, sarebbe addirittura in rialzo, sia pure di poco. Le diagnosi tardive rappresentavano nel 2016 il 55,6% di tutte le nuove diagnosi, mentre nel 2017 questa quota sale al 55,8%. Ben il 32% di tutti i nuovi diagnosticati ha eseguito il test solo dopo la manifestazione di sintomi HIV-correlati, una percentuale in rialzo rispetto al 30,7% del 2016.
In un anno 7.721 persone hanno contattato il centralino Lila, ovvero oltre 600 in più rispetto all’anno precedente.L’84,4% uomini, il 15,3% donne, lo 0,3% transgender. Il 41% dei casi riguarda sesso tra uomini e donne, con il 24% legato a uomini che hanno avuto rapporti a pagamento e solo il 18,4% con uomini che hanno fatto sesso con altri uomini.
n aumento anche le richieste di informazione sulla PrEP (Profilassi Pre Esposizione): lo scorso anno sono state 30, quest’anno 68; sono dunque oltre il doppio dei casi, ma la percentuale rispetto al campione complessivo rimane ancora inferiore all’1% (0,9%). Introdotta in Europa nel 2016, in alcuni paesi del vecchio continente, Francia in primis, è erogata dal Servizio Sanitario pubblico con risultati molto incoraggianti sul fronte della prevenzione. In Italia la PrEP è prescrivibile ma non è erogata dal SSN.
Sapere se si abbia o no l’HIV è fondamentale per accedere tempestivamente ai trattamenti ART (Antiretrovirali), che preservano salute e qualità della vita. Grazie alla soppressione virologica dovuta alle terapie, le persone con HIV, inoltre, non trasmettono il virus (TasP): il trattamento ART diventa così anche un fattore importantissimo di prevenzione generale perché interrompe la catena dell’infezione. In Italia la percentuale di persone in trattamento ART che raggiunge la soppressione virale, e dunque uno stato di non-trasmissibilità, è molto alta: tra l’85% ed il 95%.
Anche in occasione di questo primo dicembre 2018 la LILA, Lega Italiana per la lotta contro l’AIDS, sarà come sempre in campo nelle piazze e nei luoghi d’incontro di tante città italiane per sensibilizzare anche sui temi della prevenzione e della solidarietà. Queste le città che accoglieranno la Testing Week 2018.
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