5 personaggi LGBT che meritano una serie TV

Perché le serie tv non raccontano mai la vita di omosessuali in carne ed ossa?

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Il mondo gay ha sempre fornito alla narrativa televisiva americana moltissimi spunti per la creazione di personaggi e caratteri di successo. Pensiamo soltanto alla sit-com Will&Grace, che dalla fine degli anni ’90 ha contribuito enormemente all’accettazione e alla normalizzazione del tema dell’omosessualità, con meriti ormai ampiamente riconosciuti da tutti. Nel corso degli anni le cose sono cambiate: la rappresentazione spesso un po’ superficiale e “leggera”  – che ribadiamo, ha comunque contribuito alla causa – ha iniziato a essere accompagnata da serie con un taglio molto diverso, il cui fine dichiarato era mostrare la complessità e le sfaccettature del vivere e dell’essere omosessuali. The L World rappresenta in pieno questo tentativo: il genere drammatico si concilia finalmente con la vita gay, fatta di gioie e dolori (come quella di tutti, d’altronde) e per la “causa” vengono sacrificati facili stereotipi in cui troppe volte il mondo LGBT è rimasto relegato negli anni.

Oggi assistiamo alla dimostrazione di un rinnovato interesse: la società occidentale – soprattutto quella americana – ha fatto passi da gigante non solo nell’accettazione dell’omosessualità, ma più in generale verso tutte le forme di complessità che il mondo LGBT raccoglie. Questa curiosità emerge in maniera evidente anche dalle nuove narrazioni proposte: è il caso di Transparent, serie TV prodotta da Amazon, che mette in scena il travaglio interiore e le problematiche familiari di un uomo ormai sessantenne, che decide in maniera consapevole e coraggiosa di vivere in famiglia, alla luce del sole, la propria transessualità. La serie, partita nel 2014, ha ricevuto moltissimi apprezzamenti; il suo merito maggiore sta nel riuscire a trattare un tema così complesso e personale con delicatezza e allo stesso tempo ironia, senza mai cadere in scadente retorica o cliché prevedibili.

Se da un lato c’è da riconoscere che l’attenzione verso le tematiche LGBT rimane alta, allo stesso tempo bisogna però prendere atto di una tendenza piuttosto evidente: il biografismo rimane fuori dalla TV americana. La scelta è di mettere in scena personaggi e storie fittizie, mai reali, sebbene gli spunti, nella storia e nella società contemporanea non manchino affatto. Ecco 5 personaggi (alla fine saranno qualcuno in più) in carne e ossa che meriterebbero una serie TV tutta loro.

Bisi Alimi (1975 – in vita)

Primo omosessuale nigeriano ad aver fatto outing pubblicamente in TV nel 2004, dopo un’adolescenza fatta di discriminazioni e soprusi, ha ottenuto nel 2007 l’asilo politico in Gran Bretagna dove vive tuttora. Attivista per i diritti gay, scrittore, avvocato impegnato in battaglie a sostegno della comunità LGBT, fondatore di associazioni, ha combattuto in Nigeria, in un contesto assolutamente proibitivo, battaglie per la distribuzione gratuita di profilattici e per l’insegnamento delle regole di sesso sicuro nelle scuole. Nel 2004 è arrivato a ricoprire nel suo paese il ruolo di direttore dell’istituto di prevenzione dell’HIV per MSM (Men who have sex with other men). Dal 2014 è un cittadino britannico e negli ultimi anni ha vinto numerosi riconoscimenti per le sue battaglie.

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Hans Christian Andersen (1805 – 1875)

Autore di alcune delle più belle fiabe moderne, tra cui Il Brutto Anatroccolo e la Sirenetta, ma anche poeta e letterato, non si sposò mai. Celebri sono i carteggi dello scrittore con Edward Collin e il Granduca ereditario di Weimar, in cui emerge chiaramente il dissidio tra la sua natura profondamente cristiana e un’attrazione esplicita verso gli uomini, che culmina in dichiarazioni come questa: “i miei sentimenti nei tuoi confronti sono quelli di una donna. La femminilità della mia natura e della nostra amicizia, come i Misteri, non deve essere interpretata”. Una figura la cui complessità emerge in pieno nella fiaba della Sirenetta, pubblicata pochi mesi dopo il matrimonio dell’ “amico” Collin, in cui la lingua tagliata e la perdita della voce rappresentano tutta la frustrazione di non potersi esprimere liberamente: l’amore della Sirenetta è il più puro e sincero, è lei la vera salvatrice del Principe, ma non può dirlo, perché dalla sua bocca non esce suono. Una fiaba d’impotenza e dolore.

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Alice Toklas (1877 – 1967)

Quella tra la scrittrice Gertrude Stein e Alice Toklas è probabilmente una delle storie d’amore gay più famose di sempre e venne consumata in Francia, dove le due donne conducevano letteralmente una vita matrimoniale. Nel loro salotto a Parigi furono ospitati alcuni dei nomi più celebri del ‘900, da Hemingway a Braque, e proprio qui raccolsero una delle prime collezioni di arte cubista. Mentre la Stein raggiungeva il successo planetario grazie alle sue opere, Alice era la manager e si occupava anche della casa e delle faccende domestiche, fino alla morte della scrittrice avvenuta nel 1946. Da quel momento la vita di Alice divenne piuttosto complicata e funestata da una battaglia legale con la famiglia della compagna, tesa a chiarire chi avrebbe dovuto gestire le opere d’arte (nel frattempo diventate preziosissime) e i diritti dei romanzi pubblicati da Gertrude.

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Sylvia Rivera (1951 – 2002)

Sylvia Rivera nacque in un taxi di New York nel 1951 in un corpo di bambino. Ancora in fasce venne abbandonata dal padre, e dopo alcune settimane rimase orfana per il suicidio della madre. Fu cresciuta dalla nonna che, accorgendosi e disapprovando i suoi modi femminili, la costrinse a vivere per strada dall’età di 11 anni, dove cominciò a frequentare la comunità di drag queen della propria città. Nel 1969 prese parte ai movimenti di Stonewall Inn, passando alla storia come la prima persona ad aver tirato una bottiglia contro la polizia e, negli anni successivi, divenne uno dei simboli delle battaglie per i diritti LGBT. A causa delle discriminazioni da parte della comunità gay verso il mondo trans di quegli anni, si è allontanata dai movimenti di protesta, fino alle cocenti delusioni che l’hanno più volte spinta a tentare il suicidio nel corso degli anni ’90. Dopo la sua morte, avvenuta nel 2004 a causa di un tumore, New York le ha dedicato una strada.

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Alì, Assad e Vladimir

Ali, Assad e Vladimir – ma potrebbero essere tanti altri i nomi – sono i ragazzi, le ragazze e i transessuali che scappano dai propri paesi di origine per colpa delle discriminazioni subite dalle famiglie o dalla società. Iran, Uganda, Sierra Leone e Russia, sono solo alcuni dei paesi in cui ragazzi giovani o giovanissimi vivono storie e problemi che, troppo superficialmente, pensiamo non essere anche nostri. Storie vicine a stilemi tragici ed epici, che non solo si adatterebbero perfettamente ai meccanismi della narrazione televisiva, ma lo meriterebbero anche.

 

Immagine di copertina: Zebby Wahls / The Woman Card[s]

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