Oggi è la Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, e molto altro: è una giornata per ricordarci e rivendicare i diritti, lo spazio, e la tutela di tutte le soggettività marginalizzate, cancellate, e oppresse dalla violenza patriarcale.
Non solo mimose a donne (cisgender) che non si toccano nemmeno con un fiore, ma una lotta transfemminista che chiama in causa anche la nostra comunità.
Ci siamo per le persone trans*, costantemente stigmatizzate da un sistema mediatico che preferisce raccontarle con pietismo, pornografia del dolore, e pronomi sbagliati piuttosto che passare loro il microfono.
Ci siamo contro gli innumerevoli crimini transfobici, il 94% ai danni di donne trans* o soggetti femminilizzati.
Ci siamo per una parità che includa chiunque senza assecondare la retorica delle terf.
Ci siamo per un’educazione affettiva che sensibilizzi al consenso, a diversi orientamenti sessuali e identità di genere, e non a fantomatiche “ideologie gender”.
Ci siamo contro la misoginia interiorizzata della comunità omosessuale, che dietro la carta della discriminazione continua a reiterare gli stessi stereotipi di qualunque altro maschio in società: la stessa misoginia che ancora oggi invisibilizza lə nostrə compagnə lesbiche, bisessuali, e trans*.
Contro i brand che lucrano sui nostri corpi non conformi, andando a braccetto con pink e rainbow washing.
Contro quell’eteronormatività che vuole ancora relegare maschi e femmine a ruoli arcaici, e opprime chiunque altrə.
Questa è un’altra giornata per metterci in discussione, porci nuove domande, e ascoltare esperienze che non sono per forza le nostre: in piazza o da casa, scioperando o meno, urlando o sottovoce, continuiamo a muoverci e proviamo a decostruirci. Ognunə con i propri tempi e il proprio percorso.
Anche oggi ci siamo tuttə, per tuttə.
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