Intervista ad Alda D’Eusanio: “Gay, lasciate stare i preti!”

L'iconica Alda in un'intervista esclusiva parla di quella volta in cui Wojtyla, in carcere, perdonò i pedofili, gli assassini, ma non il mondo gay.

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7 min. di lettura

Ne è passato di tempo da quando Alda D’Eusanio, in un momento di massima esposizione televisiva, si presentò, nel primo pomeriggio di Rai2, con una maglietta con su scritto: Dalla non è un cantante, ma un consiglio. Maglietta che scatenò tante polemiche e aspre critiche da parte di certi dirigenti e da certi politici. Eppure, quel passato televisivo, iniziato negli anni ’90 e conclusosi nel 2009, è rimasto ancora indelebile nella mente degli italiani. Qualcuno, ancora oggi, definisce l’iconica Alda come la pioniera della tv del dolore, ma alla giornalista più rossa dell’etere, questi riconoscimenti, non interessano. A pochi giorni dalla sua partecipazione straordinaria al Gay Village di Roma, la D’Eusanio, in un’intervista esclusiva a GAY.IT, ci tiene a precisare che non vuole più essere moderata, ma che preferisce rompere le palle a tutti e parla, a cuore aperto, del mondo LGBT, di utero in affitto, della Sindaca Virginia Raggi e dello stipendio (lordo) del nuovo Direttore di Rai3 Daria Bignardi.

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In passato, in un’intervista parlò del Pride come un’inutile provocazione. E’ ancora di quell’idea?

Sì. Il Pride è una manifestazione provocatoria, carnevalesca e talvolta anche grottesca.  A guardarla da fuori, non ha niente di allegro anzi, talvolta è anche patetica e le dirò: è davvero un peccato. E’ come dare il via libera, ai ben pensanti, che l’omosessuale è solamente quello lì. Quello impiumato e che magari, per gioco, scimmiotta anche un certo tipo di persone. Il Pride non porta nulla di buono alla causa dei diritti degli omosessuali, anzi. Io ci sono stata e ne parlo così perché l’ho visto con i miei occhi. Ho ascoltato quello che diceva la gente e mi piangeva  il cuore. Ho sentito gente che ci andava per ridere, per divertirsi e non per essere solidali alla causa. Io, nelle mie trasmissioni, ho sempre cercato di portare persone più semplici possibili, perché volevo che la gente da casa s’immedesimasse e capisse che la normalità che cercavano nel mondo gay, era dietro l’angolo.

E quando la Ripa di Meana sostiene che i gay siano tutti promiscui (LEGGI >), lei cosa ne pensa?

(Ride, ndr) Penso che Marina stesse parlando di se stessa. Bisognerebbe capire cosa intende, scherzi a parte, la Ripa di Meana per promiscuo, ma meglio non indagare.. Io, da sempre, detesto quelli che parlano con i cliché. La frase che più mi lascia perplessa è: “Sai, io ho tanti amici gay”. E quindi? Mi verrebbe da dirgli.

Secondo lei perché il mondo LGBT viene da sempre associato alla trasgressione?

Nell’800 si diceva: “Il sesso non lo fo’ per piacer mio, ma per dare un figlio a Dio”, questo a voler dire che il sesso, dalla religione, è stato sempre visto come un peccato e chi meglio dei gay descrive questo detto, non potendo procreare? Non dimentichiamoci che noi abbiamo il Papa, in quanto Istituzione, e da sempre la Chiesa è terrorizzata dall’avanzamento della gaytudine. Probabilmente perché ne è affetta profondamente (guarda la nostra diretta Facebook con Charamsa, il prete gay >). Quando parlo di Chiesa non mi riferisco tanto a Papa Francesco che, rispetto agli altri, ha speso due parole anche per il mondo gay, ma se ripenso a Wojtyla che andò nei carceri a dare il perdono eterno a tutti, tranne che agli omosessuali, verrebbe da chiedermi: “perché un pedofilo sì e un gay no?”.

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Rifacendoci alla triste vicenda di Orlando, cosa pensa del fatto che un attentato a tinte arcobaleno non abbia suscitato così tanto interesse da parte dei media e dei suoi lettori?

Il fatto che si facciano delle differenze tra morti etero e morti gay, spiega il perché dell’avanzamento, in America, di Donald Trump (leggi le ultime news >). La democrazia, di cui tanto si parla, così come dell’uguaglianza, non esistono. O, quantomeno, non esistono fino in fondo. Si fanno delle differenze sostanziali. Qui non si tratta neanche di ignoranza, ma di inciviltà a tutti gli effetti. Che poi, se posso, mi verrebbe da farle anche un altro esempio.

Prego..

In Francia, a Parigi, quando ci fu il terribile attentato nella sede di Charlie Hebdo, fecero un attentato in un piccolo supermercato ebraico dove morirono quattro persone. Beh, di quelle quattro persone, se ne parlò a malapena. Questo a voler dire che anche gli ebrei, come i gay, non vengono considerati come tutti gli altri.

 

Pensa che esistano davvero morti di serie A e di serie B?

Certamente. In certi casi si passa anche alla serie C o, addirittura, alla serie D. Io, però, una storia del genere l’ho vissuta sulla mia pelle. Nel mio programma (Al Posto Tuo, ndr) invitavo spesso persone del mondo LGBT, per raccontare le loro storie. Storie forti, toccanti, talvolta anche struggenti, fatte anche di emarginazioni e di rifiuti, ma che potevano essere interessanti e utili per il pubblico a casa. Mi piaceva informare i telespettatori dell’esistenza di un mondo parallelo che i media, spesso, se non sempre, snobbavano; anche io, per aver portato in tv certi temi, sono stata minacciata dal Direttore di rete (Antonio Marano, ndr) e da qualche politico, affinché non si parlasse più di quelle tematiche. Mi dicevano: “O la pianti, o vai fuori dal programma!”

E lei cosa rispondeva?

Rispondevo sempre la stessa cosa: “Allora mandatemi via”. Poi, ovviamente, non lo facevano perché il programma portava a casa ottimi ascolti. Ma questa è un’altra storia. Sono battaglie che ho sempre portato avanti perché ci credevo davvero e non perché volevo aggraziarmi un certo tipo di pubblico.

Qualche sera fa, invece, l’abbiamo vista, in una veste insolita, al Gay Village. Cosa l’ha spinta a trasformarsi, per una notte, in drag queen?

Mi avevano invitata per dare un premio alla vincitrice del concorso Drag Factor e ancor prima di dire “Sì” ho chiesto se potevo venire vestita e truccata come una vera e propria drag. Mi sono divertita come una pazza e sono rimasta spiazzata dal lavoro che c’è dietro. A partire dal trucco, di quasi quattro ore, al vestiario. Mi sarebbe tanto piaciuto aver avuto una telecamera con me.

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Per farci cosa?

Per far vedere a casa il mondo che c’è dietro. Un mondo fatto di normalità. Nonostante fosse una competizione a tutti gli effetti, c’era una solidarietà spaventosa. Tutti erano pronti a darsi una mano. Ci sarà stata pure un pizzico di rivalità, ma alla base c’era un amore generale. Ho conosciuto ogni singola persona e mi sono appassionata alle loro storie.

La legge Cirinnà le piace o le sembra il classico contentino all’italiana?

Mi piace. Mi piace perché finalmente qualcuna si è smossa per dare un minimo di considerazione a tutti. Certo, si potrebbe migliorare, ma come inizio mi sembra più che valido e mi complimento, pubblicamente, con la Senatrice che è andata contro tutto e tutti, compresi alcuni colleghi di Partito, pur di portare avanti una battaglia importante come questa.

Pensa che le adozioni alle coppie omosessuali saranno un traguardo facilmente raggiungibile?

Non credo che sarà un traguardo possibile. E non per voler mio, sia ben chiaro, ma perché abbiamo troppi tasselli da scardinare. C’è ancora una mentalità troppo bigotta. Che poi, la comunità gay, mi deve spiegare una cosa.

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Quale?

Perché c’è una parte del mondo gay che vorrebbe a tutti i costi il matrimonio religioso, piuttosto che quello civile? Ma cosa ve ne importa dell’approvazione della Chiesa e dei suoi portavoce? Dovete avere un rapporto con Gesù Cristo e non con chi lo rappresenta. I preti sono uomini a tutti gli effetti e le dirò di più: talvolta neanche quello. Dio darebbe l’approvazione a tutto e a tutti, quando si parla di amore, e non sarà mai un parroco a poter dire se il mio amore è puro o meno.

Molte donne sono contrarie alla pratica dell’utero in affitto. Lei?

Anche io, in questo, sono piuttosto incivile. A me, purtroppo, questa pratica proprio non piace, anzi: mi inquieta. Io non ho figli. Mi è dispiaciuto molto non averne, ma mi creda: non mi sono mai messa a fare cose assurde pur di averne uno. Un figlio deve nascere da un atto d’amore. Pensi che io non accetto neanche i figli nati da uno stupro. Nel senso che sono contraria a chi dice, davanti ad una violenza, di non abortire. Le tracce d’amore in una coppia, omosessuale e non, non sono necessariamente i figli, ma bensì le orme che lasciamo su questa Terra.

 

 

La sua Roma oggi è in mano ad una donna. Come le sembra questo cambio della guardia?

Se questa città è stata amministrata da personaggi come Alemanno e Marino, non vedo perché una chance non debba essere data anche a Virginia Raggi. E sono certa che la Raggi si rivelerà una piacevole sorpresa. O quantomeno lo spero per Roma. Oramai la politica è morta. E’ morta nel ’94.

Alda, dica la verità: le manca la televisione?

Quella di oggi, a dire il vero, no. Non mi piace. Mi manca la mia tv, ma se ripenso a quello che mi hanno fatto passare, preferirei non tornare indietro.

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Piuttosto, ha visto lo stipendio annuo lordo di Daria Bignardi?

Sì che l’ho visto e non mi sorprende affatto, anzi. Penso che Daria Bignardi, in quanto professionista, con la sua trasmissione guadagnava molto di più dei trecentomila euro annui che ora percepisce in Rai. Stesso discorso per Ilaria Dallatana. Quello che mi sorprende, ancora oggi, è che in Rai ci siano degli autori che prendono soldi senza farsi vedere mai e questa cosa della trasparenza mi fa sorridere. Tanto per farmi qualche amico.

E del canone in bolletta che ne pensa?

E’ l’ennesima ingiustizia. La Rai non è più servizio pubblico. Il suo cambiamento è avvenuto dall’arrivo dell’allora Fininvest. Nota delle differenze oggi con le altre reti? Pensa che il Tg1 sia così diverso dal Tg5 o da quello di Mentana su La7?

 

 

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