Alessandro Zan, l’intervista: “Il governo Meloni normalizza l’intolleranza. Dobbiamo tornare ad indignarci, resistere e reagire”

Alla vigilia dell'uscita di "E noi splendiamo, invece. L'Italia che esiste e che resiste", suo nuovo libro, abbiamo intervistato il deputato Pd. Che avverte: "È diverso il sovranismo ungherese da quello italiano, ma è lo stesso veleno".

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Alessandro Zan, l'intervista: "Il governo Meloni normalizza l'intolleranza. Dobbiamo tornare ad indignarci, resistere e reagire" - Alessandro Zan - Gay.it
E Noi Splendiamo Invece - Alessandro Zan
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Uscirà martedì 23 gennaio edito da Sperling & Kupfer E noi splendiamo, invece. L’Italia che esiste e che resiste, nuovo libro di Alessandro Zan a tre anni dal precedente Senza paura. La nostra battaglia contro l’odio.

In 176 pagine il deputato Pd Zan mette nero su bianco tutto ciò che è successo negli ultimi anni, a partire dal clamoroso affossamento della proposta di legge contro l’omobitransfobia. Da quel giorno molto è cambiato, e non in meglio. L’affermarsi di un governo di destra guidato da Giorgia Meloni sembra aver messo una pietra sopra alla lotta per i diritti civili, precipitati all’ultimo posto dell’agenda politica. Negli otto capitoli Zan dà voce a quelle persone che si fanno sentire per reclamare il proprio spazio e il proprio diritto di esistere al pari di chiunque altro, e lo fa non solo passando in rassegna la situazione dei diritti civili in Italia al tempo di Meloni e parlando di coloro che ogni giorno portano avanti queste battaglie, con un ricordo speciale e inevitabile all’amica Michela Murgia, ma guardando oltre, all’Europa intera, a quella dei diritti che resiste, contrapposta a quella dei nazionalismi e dell’intolleranza.

Ne abbiamo parlato con lo stesso deputato, a seguire intervistato.

Alessandro Zan, l'intervista: "Il governo Meloni normalizza l'intolleranza. Dobbiamo tornare ad indignarci, resistere e reagire" - E noi Splendiamo Alessandro Zan - Gay.it

Partiamo dal titolo, che cita Pier Paolo Pasolini. Tu non hai scritto un libro di odio, disillusione o recriminazione su quello che non è stato e che poteva essere ma al contrario, un libro di speranza. E qui ti chiedo, come riuscire a coltivare la speranza e a non cedere alla paura, dinanzi ad una destra tanto violenta nei confronti dei diritti e delle persone LGBTQIA+?

“Questo è un libro che vuole essere di reciproca mobilitazione. Il presente e il futuro ci appartengono, dobbiamo fare in modo di non consegnarlo a chi vorrebbe un futuro di odio e discriminazione. Tutta la società civile deve mobilitarsi. Anche nel luogo di lavoro, tra amici, in famiglia, mettere in atto una politica di resistenza. Oggi si sta provando a sdoganare i simboli del fascismo, le forme di violenza verbale in tv, con la scusa del politicamente corretto, quando in realtà questi sono liberi di esprimersi e buttare fuori tutto il loro odio. La destra, proprio nel suo DNA, si impegna da anni in una guerra culturale permanente e noi persone LGBTQIA+ siamo uno dei loro bersagli prediletti. C’è una clamorosa povertà della classe dirigente messa lì a governare, sono dei pessimi legislatori ma dei bravi distrattori, perché usano la criminalizzazione di gruppi sociali, dei giovani, per distrarre. Dai rave alla vergogna di Cutro passando per la guerra alle famiglie arcobaleno. C’è necessità di una mobilitazione. Questo libro vuole mettere in evidenza quello che stanno facendo nel presente per evitare che la cosa possa peggiorare nel futuro”.

Il primo capitolo del libro, è quasi inevitabile, è dedicato al DDL Zan, battaglia naufragata in senato al cospetto di quegli indecenti applausi di giubilo che fecero il giro del mondo. Tra le pagine confessi di esserti chiesto se e dove tu possa aver eventualmente sbagliato, cosa avresti potuto fare di diverso per portare a casa quella legge. Che risposte ti sei dato?

“Noi abbiamo fatto tutto il possibile, ho cercato di fare autocritica, di mettere a nudo quanto fatto. Ma noi alla Camera l’avevamo approvata, anche dopo lunghe mediazioni e trattative. La maggioranza c’era. In Senato tutto è cambiato. Ci potevano essere delle mediazioni perché sono il sale della democrazia ma non a tal punto da stravolgerla. Non si poteva nè doveva diluire il senso e la portata della legge. Poi è cambiato il quadro politico. È caduto il governo Conte, è iniziato quello Draghi, sono entrati in maggioranza Lega e Forza Italia. In quel passaggio da Camera a Senato abbiamo visto un cambio radicale nella composizione della maggioranza, con due difficoltà principali. Intanto il leghista Ostellari è rimasto presidente in Commissione, poi il gioco che è stato fatto da Matteo Renzi di voler cambiare la legge alla Camera, che era già stata il frutto di una mediazione portata avanti insieme ad Italia Viva, per trovare un accordo con Forza Italia e Lega. Accordarci con Lega e Forza Italia avrebbe significato trasformare una legge antidiscriminatoria in una legge discriminatoria, soprattutto perché volevano togliere l’identità di genere, andando così a colpire le persone trans che sono le più discriminate e vessate all’interno della comunità. Ho tenuto la schiena dritta”.

Non a caso tu scrivi “meglio non avere nessuna legge che avere una cattiva legge”.

“Sì perchè una cattiva legge avrebbe generato una disparità di trattamento. Bisognava fare una legge contro i crimini d’odio e non una legge che introducesse un apartheid tra persone. Quell’applauso al Senato da parte dei parlamentari di destra ha poi reso evidente che con gente così era impossibile fare qualsiasi tipo di accordo”.

alessandro zan vice presidente camera

 

L’Italia di Giorgia Meloni è un’Italia che sta sempre più scivolando verso Paesi come Ungheria e Polonia, ma tanto la stampa nazionale quanto la stragrande maggioranza degli italiani parrebbe non accorgersene, sottovalutando il tutto. Tu parli di lenta e studiata erosione delle istituzioni democratiche, un pezzo alla volta, citando un saggio di Tonia Mastrobuoni. Credi davvero che l’Italia stia seguendo gli esempi di Victor Orban e Andrzej Duda, potremmo davvero ritrovarci un giorno al cospetto di una censorea legge contro la cosiddetta propaganda LGBTQIA+?

“Il sovranismo populista, polacco, ungherese, italiano, è una forma politica che sa adattarsi come un liquido in un recipiente. È diverso il sovranismo ungherese da quello italiano, ma è lo stesso veleno, seppur in forme diverse. Ogni Paese conserva la propria peculiarità ma rimangono sempre gli stessi elementi tossici che tutti i sovranismi hanno in comune. Io lo chiamo franchising dell’intolleranza. L’obiettivo del sovranismo è colpire i diritti delle persone, civili, sociali, per limitare la democrazia. Se oggi guardiamo cosa sono Ungheria e Polonia, pur avendo cambiato ora governo, non sono più democrazie, si chiamano democrature, autocrazie. C’è una tale limitazione e una sovrapposizione di poteri che dovrebbero essere autonomi e separati. L’Italia ha ancora molti anticorpi, ma è chiaro che se andiamo avanti così, con l’occupazione della Rai, il tentativo per via parlamentare di avere una maggioranza nella Corte Costituzionale che è super partes. Ci sono dei segnali in Italia di un governo che sta iniziando, pian piano, a seguire quella strada. Non lo fa in modo eclatante, lo fa come la goccia cinese, fino ad arrivare a comprimere le libertà. Questo libro nel suo piccolo vuole denunciare tutto questo, rimarcando come dobbiamo fare attenzione e svegliarci”.


Tu parli di “normalizzazione dell’intolleranza”, citando anche il caso del generale Vannacci, come una delle più preoccupanti e pericolose realtà dei nostri giorni. Una deriva dettata anche da un’estremizzazione nei toni e nei contenuti che coinvolge sempre più la stampa nazionale. Ma come riuscire ad uscirne, dopo 30 anni di conflitto di interessi mai sanato, una Rai ciclicamente presa d’assalto dal governo di turno e giornalisti sempre più polarizzati nell’alimentare un dibattito politico che oramai non conosce più differenze da una partita di calcio?

“Noi stiamo vedendo uno sdoganamento dei toni discriminatori, che vanno da Vannacci alle parate con i gruppi neofascisti che fanno il saluto romano, per poi vedere chi grida “W l’Italia antifascista” alla Scala essere identificato dalla polizia. È il Mondo al Contrario, non quello di Vannacci ma rispetto alla nostra Costituzione antifascista. Si stanno sdoganando simboli del ventennio, anche attraverso esponenti di governo e il presidente del Senato, che si rifiutano di dirsi antifascisti. Prima un qualunque Vannacci cose così non avrebbe mai trovato il coraggio di dirle, oggi con una destra al potere si è sdoganato tutto, trincerandosi dietro il fantomatico politicamente corretto che non permetterebbe loro di esprimersi quando poi dicono tutto, sono sempre in tv ad esprimere pensieri di odio e discriminazione. Tutto si è normalizzato. E anche tra i media c’è il paradosso di questa paranoia del politicamente corretto, quando in Italia si dice letteralmente qualsiasi cosa senza mai incappare in conseguenze. Salvini vuole candidare Vannacci addirittura alle europee, un tempo queste cose sarebbero state oggetto di indignazione collettiva, e invece oggi Vannacci vende centinaia di migliaia di copie ed è ospite di mille trasmissioni”. “A partire dall’affossamento del DDL Zan c’è inoltre stata una legittimazione istituzionale alla violenza. Un via libera alla violenza che può prendere tante forme, dalle botte all’esclusione alle battutine, passando per gli affitti negati alle persone LGBTQIA+, quelle cacciate dagli stabilimenti balneari, il padre che minaccia di morte il figlio gay, è un via libera istituzionale alla violenza”.

Se la destra appare sempre e comunque compatta, anche quando litiga e si divide nei programmi, l’opposizione è sempre più frammentata e litigiosa. Disuniti si perde, e si è già perso, eppure c’è chi non vuole capirlo. Ed è proprio il Pd a dover essere teorico e potenziale collante. Però l’impressione è che nell’ultimo anno si sia fatto poco o niente per appianare queste divergenze tra i vari leader di partito.

“C’è da parte della stampa un pregiudizio nei confronti della sinistra, che viene accusata di occuparsi solo dei diritti civili. Questo inquina la realtà dei fatti, perché anche ad Elly Schlein viene rinfacciato continuamente. Ma ci occupiamo di tutti i diritti delle persone, il discorso dell’intersezionalità è fondamentale. Le persone non hanno un problema alla volta. Le persone LGBTQIA+ hanno anche un lavoro, una famiglia, hanno problemi diversi. Per questo la sinistra deve intervenire su diversi fronti. Lavoro, ambiente, difesa delle libertà individuali, difesa di tutte le famiglie. Bisogna tenere assieme tutto questo, perchè le persone che sono private dei diritti vivono una condizione di cittadinanza limitata. La sinistra sul tema dei diritti è stata in passato troppo tiepida, ma oggi abbiamo una leader PD che è una donna femminista, dichiaratamente appartenente alla comunità LGBTQIA+, che ha detto parole nette e chiare. Dall’affossamento del DDL Zan, passando per la vittoria di Giorgia Meloni, c’è poi stata la vittoria di Elly Schlein alle primarie, che ha dato un’impostazione molto chiara e netta del Partito Democratico e di cosa dovrebbe essere un partito progressista. La politica di sinistra sarà matura e contemporanea quando avrà una visione a 360° delle persone umane, non c’è una gerarchia dei diritti, si tengono tutti assieme”.

 Tu hai sempre sostenuto Elly Schlein, anche quando sembrava impossibile immaginarla diventare segretario del Pd. Da allora Schlein è quotidianamente criticata da destra ma anche dalle opposizioni e dall’interno dello stesso Partito Democratico. Perché fa tanto paura, perché non riesce a sfondare nei sondaggi persino dinanzi ad un simile governo, perché le altre opposizioni la vedono come fumo negli occhi? Dove sta sbagliando Elly, se sta sbagliando qualcosa, e cosa potrebbe/dovrebbe fare di diverso?

“Quando un governo va al potere ci vuole un po’ di temo prima che le persone si rendano conto che sta governando male e mettendo a rischio i diritti delle persone e la qualità della nostra democrazia. Serve un’opposizione forte ma non si costruisce dall’oggi al domani. Se abbiamo perso vuol dire che prima abbiamo commesso degli errori. Ci vuole del tempo, con proposte sempre più chiare e nette che facciano immaginare un’alternativa a Giorgia Meloni. Ed oggi è complicato, perché è una grande distrattrice di massa. Anziché parlare di sanità, inflazione, tagli alle pensioni, parla di Chiara Ferragni, è bravissima nello spostare l’attenzione dell’opinione pubblica e quando viene criticata è bravissima a fare la vittima. Questo palco prima o poi non reggerà più, perché la gente si renderà conto che è circondata da ministri inetti e incapaci. L’opposizione deve costruire con sempre più forza un’alternativa, smascherare le loro bugie, come quelle dette da Giorgia Meloni con la conferenza stampa di fine anno. Elly Schlein sta facendo lo sforzo di federare l’opposizione, come ad esempio con il salario minimo, a dimostrazione che è il Pd la più grande forza di opposizione e che spetta a noi federarla, costruire dei punti di incontro. Ora siamo impegnati con le europee, perchè l’Europa è uno dei pochi argini rimasti per cercare di contrastare il sovranismo, ma questa opera di costruzione di un terreno comune di opposizione la sta portando avanti il Pd. Credo che già l’anno prossimo la forza del governo Meloni si sgonfierà perché mostrerà tutta la sua inconsistenza”.

Poi però accade che il Pd ti spiazza, come abbiamo visto a Verona con l’annunciata legge regionale sul fine vita, naufragata grazie anche al voto contrario di una vostra esponente, con il paradosso di Zaia favorevole.

“Il Pd ha votato compattamente a favore della legge, questa consigliera non ha seguito la linea del partito e adesso dovrà trarne le conseguenze. Se una vota assieme a Fratelli d’Italia e alla Lega, perché solo una parte della lista Zaia ha votato a favore, c’è un problema. Astenendosi e andando contro la linea del partito si è tirata fuori dal Pd, speriamo che tragga le conseguenze di quel che ha fatto”.

Milano 18 Marzo 2023 - Manifestazione in difesa delle Famiglie Arcobaleno Alessia Crocini Alessandro Zan
Milano 18 Marzo 2023 – Manifestazione in difesa delle Famiglie Arcobaleno. Alessia Crocini e Alessandro Zan

Al di là della propaganda e delle promesse ribadite da Giorgia Meloni e dalla ministra Roccella, credi che il ddl che punta a trasformare la GPA in “reato universale” diverrà mai legge? E se sì, quali ripercussioni concrete potrà avere da un punto di vista giuridico nei confronti di tutte quelle famiglie arcobaleno che hanno seguito o vorrebbero seguire un percorso ampiamente regolamento all’estero?

“La legge che vuole trasformare la GPA in reato universale è contro le famiglie arcobaleno e la comunità LGBTQIA+, perché la GPA è sempre stata utilizzata nel 90% dei casi da coppie etero ma la narrazione utilizzata dalla destra ha sempre parlato solo e soltanto di coppie gay. È evidente che sia una cosa del tutto strumentale, essendo già illegale nel nostro Paese. Rendendola reato universale andrebbe a colpire le coppie gay. Avendola approvata alla Camera non è esclusa che in vista delle Europee Meloni voglia utilizzare questa legge per fare campagna elettorale, sulla pelle delle famiglie arcobaleno e dei loro figli. È una cosa schifosa, quello che sta facendo Giorgia Meloni. Un marchio di infamia e di stigma per le famiglie arcobaleno, sarebbe la prima legge anti-lgbtqia+ della storia repubblicana. Tutto questo mentre Giorgia Meloni ha ospitato Elon Musk, che ha avuto due figli nati da GPA, senza etichettarlo pubblicamente come criminale. Incoerente e vergognosa. Essendo lui etero, bianco, di destra e molto ricco, per magia la GPA non è più un problema. Spero di sbagliarmi, ma temo che Meloni in modo del tutto cinico e senza scrupoli continuerà l’iter al Senato in prossimità delle Europee”.

Tra le pagine citi e ricordi più volte Michela Murgia, sottolineando l’importanza degli intellettuali nella costruzione di un sano dibattito sociopolitico. Murgia, che è stata vittima di ogni forma di attacco e intolleranza da destra sia in ambito politico che giornalistico, non è più tra noi. Cosa pensi ci abbia lasciato in eredità e come credi che quell’eredità debba essere accudita, coltivata e alimentata.

“Michela Murgia è stata una guida, ha messo in evidenza come il patriarcato sia una malattia che condiziona la nostra società. Io la chiamo “la grande macchina dell’infelicità”, perché il patriarcato individua dei ruoli e se tu non sei conforme ai ruoli da lui stabiliti sei considerato non conforme e dunque discriminato ed escluso. Murgia, con parole sempre chiare, lucide, illuminate, è riuscita a descrivere, a mettere in luce questa piaga culturale che porta ancora oggi le donne ad essere discriminare ed uccise, e insieme alle donne anche le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+”.

Negli USA, per quanto a noi tutti sembri incredibile, Donald Trump rischia seriamente di tornare alla Casa Bianca. Una sua eventuale rielezione potrebbe tornare a dettare alle destre europee la politica omobitransfobica cavalcata dal partito Repubblicano?

“Esiste un network delle destre internazionali, con dinamiche molto simili anche in Paesi diversi. Sappiamo che se Trump dovesse rivincere le elezioni andrebbe sicuramente ad animare i sovranisti italiani e internazionali. Rischia di essere una miccia che potrebbe innescare situazioni di ascesa al potere delle estreme destre che metterebbero in discussione la stessa Unione europea”.

“In Italia ci sono dieci milioni di persone tra i diciotto e i trentaquattro anni. Sei milioni hanno scelto di non votare”, scrivi nel tuo libro. La speranza a cui affidarsi sono proprio le nuove generazioni, da far riavvicinare alla politica. Ma come?

“Esattamente, io ho fatto l’esempio della Polonia, dove le cose sono cambiate quando c’è stata una presa di coscienza delle donne, dei giovani e della comunità LGBTQIA+. Dopo anni di discriminazione da parte del governo polacco, la Polonia ha cambiato passo perché donne, giovani e comunità LGBTQIA+ sono diventati a tutti gli effetti un soggetto politico, andando a votare in massa, cambiando contro ogni pronostico l’esito di queste ultime elezioni. Ecco perché il mio libro si intitola “E noi splendiamo”, perché pur cercando di portarci nell’oblio, di limitarci nelle libertà, noi dobbiamo dimostrare loro che non possono fermarci, siamo la garanzia, la resistenza, che si può mettere assieme per sconfiggere il tentativo dei sovranisti e della destra reazionaria di limitare le nostre libertà e speranze”. “Dobbiamo saldare le opposizioni al Governo Meloni, che sta limitando le libertà, pezzo dopo pezzo, provando a zittire il conflitto, facendo credere a chi sta male ed è in difficoltà che quel suo stare male dipenda dall’immigrato, dalle persone LGBTQIA+, e non da chi gli toglie la sanità, la possibilità di avere una vita dignitosa con uno stipendio congruo, da chi gli toglie speranza e futuro. Bisogna fare fronte comune con i movimenti esterni al palazzo, per costruire assieme un fronte di resistenza collettiva che risponda al tentativo dell’estrema destra di ridurci in cittadini silenziosi che non protestano contro il potere”.

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