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Il Mio Posto è Qui, intervista ai registi: “Emancipazione femminile e orgoglio queer, la Rai non ha voluto il nostro film”

Ambientato in un paesino calabrese del 1946, con protagonisti una giovane mamma e un omosessuale conosciuto come "l'organizzatore di matrimoni". Protagonisti Ludovica Martino di SKAM Italia e Marco Leonardi.

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Presentato al Bari International Film Festival, Il Mio Posto è Qui ha vinto il premio per la miglior regia e per la miglior attrice, andato a Ludovica Martino di Skam Italia. Daniela Porto e Cristiano Bortone hanno poi portato la loro ultima fatica, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Porto, al Lovers Film Festival, strappando sentiti applausi.

Il Mio Posto è Qui, intervista ai registi: "Emancipazione femminile e orgoglio queer, la Rai non ha voluto il nostro film" - Il mio posto e qui 6 Martino Leonardi ©Angrisano - Gay.it

Il Mio Posto è Qui è ambientato in un piccolo paese calabrese poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. L’incontro tra Marta (Ludovica Martino), ragazza madre promessa in sposa ad un uomo che non ama, e Lorenzo (Marco Leonardi), l’omosessuale locale conosciuto come “l’organizzatore dei matrimoni”, fa nascere una profonda amicizia che porta la giovane ragazza a sfidare i pregiudizi della comunità che li circonda e a lottare per trovare il proprio posto nel mondo come donna. Grazie a Lorenzo, infatti, Marta entra in contatto con quella comunità nascosta di omosessuali per lei sconvolgente, cominciando lentamente a prendere coscienza dei propri diritti come donna. Ma in quell’angolo remoto di mondo sarà costretta a difendersi in ogni modo dai pregiudizi e dalla cultura patriarcale che la circonda.

Un’opera che a molti ha ricordato C’è ancora Domani di Paola Cortellesi, per periodo storico e tematiche di fondo, pur essendo nata anni or sono, quando Daniela Porto ha iniziato a scrivere l’omonimo romanzo, da poco edito da Sperling & Kupfer. Suo marito Cristiano Bortone, già regista di Sono positivo e Rosso come il Cielo, se n’è innamorato alla prima lettura, decidendo di volerlo adattare per il grande schermo. Autoprodotto, Il Mio Posto è qui uscirà al cinema il 9 maggio, con Adler Entertainment. Nell’attesa i due registi ci hanno raccontato la genesi del progetto, nato su carta e ora diventato celluloide.

Il Mio Posto è Qui, intervista ai registi: "Emancipazione femminile e orgoglio queer, la Rai non ha voluto il nostro film" - Il Mio Posto E Qui poster nuova data - Gay.it
Daniela Porto e Cristiano Bortone

È nato prima il romanzo, anche se poi l’uscita di libro e film hanno quasi coinciso“, ha precisato Daniela Porto. “Ho iniziato a scriverlo diversi anni fa, più per mio piacere personale, portando avanti questa storia che mi premeva raccontare. Scrivendolo nei ritagli di tempo libero. Cristiano ha avuto modo di leggerlo quando era quasi terminato, perché non osavo pensare che potesse essere pubblicato, e quando l’ha letto ha subito pensato ad un adattamento. Lui regista, io ho studiato cinema, per tanti anni ho lavorato sul campo e allora ci siamo buttati in questa avventura insieme”. “Un’avventura un po’ folle ma bella e stimolante”. “Il passaggio da romanzo a film in fase di sceneggiatura è stato forse più facile, perché il romanzo era già strutturato come una sceneggiatura. Abbiamo dovuto un po’ comprimere, perché dalle 200 pagine originarie bisognava ridurre“.

Tra le parti ridotte, ha rivelato a malincuore Cristiano Bortone, c’è proprio la parte gay, tutta la riflessione dedicata all’omosessualità nell’Italia post-bellica, come fosse la comunità omosessuale nella metà degli anni ’40 del ‘900 in un piccolo paese della campagna calabrese. Nel libro è tutto molto più approfondito, compresa l’omosessualità di Bianca, che nel film si può solo intuire. Una donna lesbica che vive la schiacciante omofobia all’interno del Partito Comunista. Con Il Mio Posto è qui c’è poi la particolarità di una scrittrice che esordisce alla regia adattando un suo romanzo, come in passato accaduto con Susanna Tamaro (Nel mio amore, 2004) e Cristina Comencini (La Bestia nel cuore, 2005). Uno sguardo femminile che si percepisce nella pellicola, in cui traspare l’importanza dell’educazione alle “differenze”. Non a caso la protagonista Marta, interpretato dalla brava Ludovica Martino, guarda inizialmente con fastidio e orrore a Lorenzo, interpretato da un ottimo Marco Leonardi, “fin*cchio” del paese da tutti deriso, da lei stessa in passato più volte insultato, fino a quando grazie al parroco non sarà quasi costretta a conoscerlo, aprendo finalmente gli occhi.

Il Mio Posto è Qui, intervista ai registi: "Emancipazione femminile e orgoglio queer, la Rai non ha voluto il nostro film" - Il mio posto e qui 18 Leonardi ©Angrisano 3 - Gay.it

Inevitabili, per quanto riguarda Daniela Porto, le ricerche storiche legate alla condizione femminile nella Calabria post-bellica, cosa significasse essere una ragazza madre al di fuori del matrimonio, nonché quali cambiamenti sociali si potevano sperare in quel preciso momento storico, di ricostruzione politica e sociale. Accurate ricerche hanno riguardato anche le condizioni della comunità gay.

Ho trovato un sito che si chiama Memoro, che raccoglie delle interviste che i nipoti fanno ai loro nonni. Uno di questi era un signore siciliano che raccontava come per la maggior parte della propria vita avesse combattuto la propria omosessualità, ritenuta sbagliata, contraria alla religione. Sposato con figli, solo in tarda età accettò il suo essere gay, rendendolo manifesto. Credo che la difficoltà principale dell’epoca fosse proprio l’accettazione di sè, il confessarlo a se stesso. C’era poi l’enorme problema del trovare degli spazi, per vivere la propria omosessualità, con queste realtà nascoste che prendevano forma, anche in campagna. Persone insospettabili, contadini, lontani da ogni tipo di possibile ostentazione, che si ritrovavano in queste feste segrete, in comunità appartate, pur essendo vittime di violenze“.

In fase di montaggio una scena in tal senso molto esplicita è stata tagliata, con una retata che colpisce una coppia di contadini, brutalmente picchiati e denunciati per oltraggio al pudore. Nel dibattito che ne consegue i due vengono accusati di aver esagerato, di aver ostentato, con un semplice bacio, scatenando l’ira di Lorenzo che rifiuta l’idea che gli omosessuali debbano continuare a vivere nell’ombra, nascosti. Nel film Lorenzo porta Marta ad una di queste feste, dove la libertà trionfa, dove non ci sono maschere nè censure. Vediamo sul grande schermo due uomini appartarsi su un divano, intenti a baciarsi, a fare l’amore. Marta, fino a poche settimane prima convinta che l’omosessualità fosse un abominio, li guarda ora con dolcezza, perché ricorda i baci che l’amato padre di suo figlio, morto in guerra, dava a lei con medesima passione e amore. Una sottotrama parallela girata ma purtroppo tagliata, che magari in un ipotetico futuro DVD potrebbe trovare spazio tra i contenuti extra.

Il Mio Posto è Qui, intervista ai registi: "Emancipazione femminile e orgoglio queer, la Rai non ha voluto il nostro film" - Il mio posto e qui 8 Martino ©Angrisano - Gay.it

Un personaggio, quello di Lorenzo, elegante come il Marcello Mastroianni di Una Giornata Particolare e fiero, dichiaratamente omosessuale perché vittima di outing da parte di un ex amante, suo grande amore poi sposatosi con una ricca donna reprimendo il proprio io. Lorenzo viene aiutato dal parroco del Paese, che gli affida l’organizzazione dei matrimoni, perché dotato di “buon gusto”. Pur schifandolo tutti devono quindi avere a che fare con lui, che da quella piccola comunità non vuole comunque scappare, provando così a cambiarla dall’interno. È proprio Lorenzo a credere in Marta, quasi costretta a sposare un uomo che non ama perché ragazza madre. È lui a farla emancipare, ad educarla, a farle credere in un futuro diverso, che possa significare indipendenza, con il diritto al voto appena conquistato da affiancare al diritto di una propria professione, che esuli dall’essere solo casalinga, madre e moglie. L’intersezionalità, la comunione di lotta poi esplosa negli anni ’70 si fa così centro di un racconto che scardina i valori del patriarcato.

A me interessava costruire un personaggio che non fosse da subito un’eroina“, ha sottolineato Daniela Porto. “Mi sembrava poco credibile, è una persona che ha abbandonato gli studi in età giovanile, che ha vissuto sempre quel mondo tutto famiglia e chiesa, come può diventare da subito una paladina dei diritti? Non mi sembrava verosimile. Credevo fosse più normale che lei, avendo capito di aver commesso un errore nell’aver fatto un figlio al di fuori dal matrimonio, accettasse delle nozze riparatrici“. “Poi a mano a mano anche lei progredisce. Si ricorda quando fosse la prima a tirare le pietre a Lorenzo, vergognandosene”. “Marta vuole continuare a leggere, grazie a questi libricini che poi scopre a lei dati dallo stesso Lorenzo. Attraverso il processo della conoscenza, dell’educazione scolastica, parte la sua rivoluzione femminile. Nella macchina da scrivere trova la sua strada verso un’emancipazione femminile maggiore della propria situazione“.

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Anche se ambientato nel 1946, Il Mio Posto è Qui è un film che parla di oggi, dell’Italia di Giorgia Meloni.

È anche troppo attuale“, ha rimarcato Porto. “Non c’è questo controllo del movimento quotidiano della donna, ma se apri qualsiasi giornale si legge di tutto. Dai pro-life all’interno dei consultori per l’aborto, ad un personaggio come Vannacci che vende migliaia di copie. Messaggio a dir poco preoccupanti, perché tanti di quelli che hanno comprato quel libro evidentemente condividono le sue parole. Quel che dice è agghiacciante. È misogino, razzista, omofobo, e tutto avviene in modo pericolosamente disarmante”. “Ecco perché c’è necessità di fare film che mantengano aperti spunti di riflessione”. “Come C’è ancora domani. È un caso che il film di Paola Cortellesi e il nostro escano a pochi mesi di distanza ma al tempo stesso non è un caso, perché è segno dei tempi che stiamo vivendo“, ha aggiunto Cristiano Bortone. “Quello di Paola è un film diverso dal nostro, ma è bello che abbia aperto un dibattito in modo così devastante, anche all’interno dello stesso mondo del cinema, dove c’è una forma di conservatorismo pazzesca tra distributori e produttori“.

Non a caso Cristiano Bortone e Daniela Porto se lo sono prodotti da soli, Il mio posto è qui, con rifiuti abbastanza clamorosi.

Abbiamo avuto totale libertà, ci siamo potuti scegliere gli attori che volevamo, quelli realmente giusti per ogni ruolo, senza imposizioni di alcun tipo”. “Abbiamo mantenuto come nel libro i dialoghi in calabrese, perché ci sembrava giusto così”. “Per noi era fondamentale mantenere intatto il tema dell’unicità, della libertà di essere quello che tu sei”. “Ma sul fronte distributivo invece paghiamo pegno. Per come è strutturato il mondo del cinema, se tu non fai parte di quel solito gruppo è tutto molto difficile. La Rai non è voluta entrare. Hanno letto la sceneggiatura e detto che non rientrava nei loro interessi. E dal Ministero solo tax credit. Nessun altro contributo. Ci sono troppi film, c’è tanta competizione. Abbiamo chiesto lo sviluppo, no, la pre-produzione, no, la produzione, no”.

Ma Il mio Posto è qui ha comunque trovato la propria strada, guardando ora ai cinema. Dal 9 maggio.

 

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