L’ingloriosa fine negli USA di Exodus, associazione di ex-gay

Chambers ne è stato il presidente per anni ed ora definisce complicato il suo orientamento

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Exodus International è stata un’organizzazione internazionale no-profit di ex-gay cristiani, che faceva da ombrello a tutte le organizzazioni nate per “aiutare” persone che intendevano modificare i loro desideri omosessuali. Fondata nel 1976, cessò le proprie attività nel 2013. Alan Manning Chambers è stato il presidente di Exodus dal 2001, stesso anno in cui il responsabile della Salute Pubblica David Satcher pubblicava il risultato di un’analisi che affermava: “non ci sono valide dimostrazioni che mostrino che l’orientamento sessuale possa esser cambiato.”

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Per ben 12 anni, fino alla sua chiusura nel 2013, Alan Chambers ha sostenuto orgogliosamente l’idea che le persone gay potessero diventare etero, portando in giro per chiese e programmi televisivi decine di esempi di ex-omosessuali felicemente sposati, al fine di dimostrare che l’orientamento sessuale è una scelta e, come tale, può cambiare.

Chambers, di religione Battista del Sud, ora 43enne, da giovanissimo si accorse presto di essere attratto dagli altri ragazzi e iniziò a fare esperienza con incontri anonimi; ma questi ultimi ebbero breve durata per lui, poiché nel 1991 a soli 19 anni, Chambers entrò a far parte di Exodus, dove sperava di guarire la sua ‘perversa’ attrazione omosessuale. Dopo anni di militanza, nel 1998 sposò sua moglie Leslie e adottarono 2 bambini. Nel libro “My Exodus” pubblicato quest’anno, Chambers racconta la sua iniziale incapacità per ben 8 mesi di consumare il matrimonio con la moglie, pur affermando che la sua vita sessuale al momento è soddisfacente “Molte relazioni sono basate sul sesso, la nostra lo include appena” scrive “Leslie ed io gli diamo molto valore perché abbiamo lavorato duro per riuscirci”.

Nel 2001, dunque Chambers rappresentava un esempio ideale di gay redento: un uomo sposato in un matrimonio saldo era perfetto come nuovo presidente di un’organizzazione di ex-gay cristiani ed Exodus non era affatto una piccola realtà, ma contava già allora di un budget operativo di 1 milione di dollari, 25 dipendenti e serviva da riferimento a 400 realtà locali di 17 stati.

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Non era rilevante per gli/le adepti/e che uno degli stessi cofondatori Michael Bussee avesse lasciato il gruppo nel 1979 per fidanzarsi con un altro leader di Exodus, Gary Cooper. E neanche che Bussee successivamente avesse ammesso di non aver mai visto un membro dell’organizzazione diventare eterosessuale. Ma Bussee non restò un caso isolato: durante gli anni ’80-’90 molti ex membri avevano abbandonato e accusato Exodus di traumi psicologici; lo stesso presidente che aveva preceduto Chambers, Jhon Paulk, nel 2000 era stato fotografato in un bar gay e, dopo esser stato estromesso dalla propria posizione, aveva dichiarato: “non credo che le terapie riparative cambino l’orientamento sessuale delle persone, credo invece che facciano molti danni”.

Insomma, sembrerebbe quasi che proprio i più convinti membri della Exodus, si prodigassero nelle battaglie contro l’omosessualità più per conoscere un nuovo gay-partner, che per ideologia.

Ma proseguiamo. Nel corso degli ultimi 15 anni, la mentalità in USA si stava evolvendo, nascevano movimenti contro i trattamenti correttivi e gli stessi conservatori, in seguito agli scandali di abusi sessuali perpetrati da alcuni membri della chiesa, stavano rivedendo le loro posizioni. Ma Chambers proseguiva. Nel 2005 definì l’ “omosessualità uno dei peggiori problemi del mondo”, nel 2006 fece pressione contro il matrimonio gay. Eppure, confessa in un libro, qualcosa dentro di lui stava silenziosamente cambiando, inclusa la convinzione stessa di poter cambiare l’orientamento sessuale delle persone. Dentro cambiava, mentre fuori rimaneva lo stesso: nel 2008 schierato fermamente per vietare in California il matrimonio tra persone dello stesso sesso; nel 2009 autore del libro “Lasciare l’omosessualità: guida pratica per uomini e donne che cercano una via d’uscita”. Seguirono altre battaglie anti-gay e uscite pubbliche fino al 2013 anno in cui, finalmente evolutosi dentro e fuori, annunciò la chiusura di Exodus in un discorso lungo un’ora tenuto durante la 38esima conferenza annuale dell’organizzazione: “Exodus è un’istituzione del conservatorismo cristiano che non respira più. Per parecchio tempo siamo stati imprigionati in una visione del mondo che non onorava l’essere umano e neanche la Bibbia […] Oggi, guardo le persone gay o lesbiche che hanno relazioni omosessuali e credo che possano rispecchiare l’immagine di Dio”.

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Nonostante i passi avanti, Chambers definisce ancora il proprio orientamento sessuale “complicato”, sentendosi attratto prevalentemente dagli uomini sebbene la sua vita sessuale con Leslie sembri forte. Piuttosto complicata, ma forse meglio dire “confusa”, sembra invece il suo consiglio per i/le cristiani/e LGB: “Coloro che non riescono a conciliare la fede con la sessualità, possono sempre fare la scelta del celibato e dedicare la propria vita a cause più utili della liberazione dal demone dell’omosessualità. Ricordando sempre che la comunità cristiana li ama.”

Forse dovremo aspettare ancora qualche anno per vedere Chambers in una sauna o in vacanza a Fort Lauderdale, ma forse è ancora presto per dire che non succederà mai, visto che sembra un uomo in continua metamorfosi, o almeno così vuole apparire.

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