DENZEL WASHINGTON, IL DIO NERO

Non accetta nessun copione in cui ci sia una scena di sesso. Ha viaggiato fino in Sud Africa per sposarsi davanti a Desmond Tutu. Insiste nell’affermare che per arrivare dov'è arrivato non è passato dal letto di nessuno. Ma in molti lo bramano: è considerato tra i dieci uomini piú sexy del mondo.

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É bello come Tom Cruise. É bravo come Tom Cruise. É famoso come Tom Cruise….ma guadagna un quarto di quello che guadagna Tom Cruise. “Se negli Stati Uniti – commenta a proposito – vivessero 200 milioni di neri e 25 milioni di bianchi, molto probabilmente sarebbe Tom Cruise ad avere i miei stessi problemi!”

In questa affermazione c’è tutta la filosofia di Denzel Washington, l’attore nero piú apprezzato dal pubblico e dalla critica e allo stesso tempo il piú impegnato e politicizzato a favore della comunità afro-americana.

Non è un caso che il suo primo grande successo sia stato il personaggio di Steve Biko in Cry Freedom. Grazie all’interpretazione del piú famoso attivista anti-apartheid (insieme a Mandela) Denzel fu nominato all’Oscar nel 1987 alla sua prima apparizione importante sul grande schermo.

Era stato il regista Richard Attenbourough che aveva voluto come protagonista assoluto questo attore di serial tv (il dottor Chandler in “St. Elsewhere”) che aveva già 33 anni.

La fama per Denzel Washington non è arrivata né presto, né facilmente. Nato nel 1954 nei dintorni di Harlem, figlio di un predicatore e di un parrucchiera, si avvicinó fin da bambino al mondo degli artisti attraverso gli spettacoli gospel che il padre organizzava in chiesa. Dopo il divorzio dei genitori, pur lavorando e continuando gli studi universitari (è laureato in giornalismo) riuscí a antrare a 23 anni nel prestigioso American Conservatory Theater di San Francisco.

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Il successo arrivó solo 10 anni dopo, ma in maniera limpida. «Sono arrivato in cima – è solito ripetere – senza andare alle feste, senza lasciarmi vedere troppo e, soprattutto, senza andare a letto con nessuno”.

Considerato che la fama se l’è dovuta sudare Denzel non si è montato la testa (porta un orologio Casio da 20 mila lire, il sabato porta la famiglia a mangiare la pizza e la domenica a messa) e mantiene la stessa serietà nella professione come nella vita privata.

Sposato dal 1977 con l’attrice Paulette Pearson, non è mai stato protagonista dei pettegolezzi hollywoodiani e passa gran parte del suo tempo tra l’attività politica e la cura dei suoi 4 figli.

Il piú piccolo si chiama Malcom in onore del leader nero Malcom X che Washington, nel 1992, ha portato sullo schermo diretto da Spike Lee. Personaggio che, come lui stesso ha amesso “mi ha fatto scoprire un altro aspetto del mio carattere. Sono diventato un attore píu estremista”.

Questo aspetto è quello che lo ha convertito in poco tempo nel punto di riferimento della comunità nera americana, e non solo di quella del mondo dello spettacolo.

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Dopo l’oscar ottenuto per Glory, in cui interpreta uno schiavo che si arruola nelle file nordiste della Guerra Civile, Denzel ha potuto scegliere i copioni a suo gusto e quasi sempre ha interpretato personaggi “chiave” nella cultura afro-americana. Cosí è nel caso del jazzista di Mò better blues, del padre della stella NBA in He got game e soprattutto nei panni del pugile Ruben Hurricane, che nel 1996 fu accusato ingiustamente, di aver ucciso 3 persone.

E ugualmente a potuto rifiutare parti d’oro, come quella di protagonista in Amistad, la superproduzione di Steven Spealberg in tema di schiavitù. “Non volevo – spiegó – mettermi catene al collo. Non sento la necessità di fare qualcosa del genere”.

Il senso della giustizia è una constante anche nei suoi film piú commerciali come Il rapporto Pelican, Il collezionista di ossa o Philadelphia. In quest’ultimo caso, interpretando l’avvocato omofobo Joe Miller che finisce per comprendere e aiutare sia sul piano umano che in quello professionale Tom Hanks malato di Aids, Denzel ha piú volte ripetuto che la metamorfosi del suo personaggio è la stessa che lui ha vissuto personalmente nei confronti del mondo gay. Al principio rigetto, poi comprensione e infine accettazione.

Del resto non si puó chiedere molto di piú da un attore che non accetta nessun copione in cui ci sia una scena di sesso, che ha viaggiato fino in Sud Africa solo per ripetere le nozze davanti al vescovo premio Nobel Desmond Tutu e che insiste nell’affermare che per arrivare dove è arrivato non è passato dal letto di nessuno.

Eppure di letti e amanti desiderosi ce ne sarebbero moltissimi. Non solo è considerato tra i 10 uomini piú sexy del mondo, in base alla graduatoria del 2000 della rivista People, ma una ricerca scientifica sulla percezione della bellezza mascolina pubblicata da Newsweek ha preso persino il suo corpo come esempio della base biologica di tale percezione. In poche parole, Denzel è una bellezza scientificamente provata!

FILMOGRAFIA

(Film in versione originale – Anno di uscita nelle sale americane – Personaggio)

John Q (2001)

Training day (2001)

Remember the titans (2000) – Coach Boone

The Hurricane (1999)- Ruben “Hurricane”

The bone collector (1999) – Lincoln Rhyme

The Siege (1998) – Anthony “hub” Hubbard

He got game (1998) – Jake Shuttlesworth

Fallen (1998) – John Hobbes

The preacher’s wife (1996) – Dudley Courage

Under fire (1996) – Nathaniel Serling

Devil in a blue dress (1995) – Easy Rawlins

Virtuosity (1995) – Parker Barnes

Crimson Tide (1995) – Ron Hunter

A century of cinema (1994) – se stesso

Philadelphia (1993) – Joe Miller

The pelican brief (1993) – Gray Grantham

Much ado about nothing (1993) – Don Pedro de Aragon

Malcon X (1992) – Malcom X

Ricochet (1991) – Nick Styles

Mississippi Masala (1991) – Demetrius

Heart condition (1990) – Napoleon Stone

Mo’ better blues (1990 ) – Bleek Gilliam

For Queen and Country (1989) – Reuben

The mighty Quinn (1989) – Xavier

Glory (1989) – Trip

Cry freedom (1987) – Steve Biko

Power (1986) – Arnold Billing

A soldier’s story (1984) – Melvin Peterson

St. Elsewhere – serie tv (1982) – Doctor Phillip Chandler

Carbon copy (1981) – Roger Porter

Wilma (1977) – Robert Eldridge

di Silvio Ajmone

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