Ecco il vero “Bruno”: si chiama Alfons Haider

Sacha Baron Cohen si sarebbe ispirato a un telegiornalista austriaco per creare il personaggio del fashion reporter omo, da oggi nelle sale americane. La GLAAD: «Ci sono momenti offensivi per i gay»

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Il cognome è tutto un programma, Haider, ma pare che col defunto politico nazionalista austriaco Jörg non ci sia in comune alcun legame di parentela ma solo la passione per i ragazzi e la guida sportiva. Alfons Haider, 51 anni, giornalista e presentatore televisivo viennese (ha recentemente condotto il Ballando con le stelle locale) sarebbe il presunto e non dichiarato ispiratore dell’irriverente fashion reporter gay austriaco Brüno interpretato da Sacha Baron Cohen e diretto da Larry Charles, lo stesso di Borat. Da oggi invaderà le sale americane dopo una capillare ed elaboratissima campagna stampa monitorata dalla major Universal – è uno dei film gay più costosi della storia, circa 42 milioni di dollari – che comprendeva anteprime "a tema" in giro per il mondo (Brüno vestito da toro a Madrid, guardia reale a Londra, sexy manager ad Amsterdam, etc.), servizi di moda su celebri riviste – nonché la naked cover di GQ – e sketch combinati come quello agli MTV Award in cui è letteralmente planato, con chiappe in aderenza, sul viso di un finto stupito Eminem.

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Alfons, l’interessato, non rilascia commenti e se proprio deve nega dicendo che «questa storia è
ridicola» – la caricatura è probabilmente troppo feroce per essere accettabile – ma sono diversi i motivi per cui è plausibile che le affinità tra i due non siano assolutamente casuali: il Brüno del film lavora nell’immaginario canale televisivo OJRF mentre Alfons, dal 1989, è il presentatore della tv pubblica austriaca ORF, dove non si occupa di moda ma è una sorta di society reporter, ruolo che in definitiva ha Brüno affrontando vari gruppi etnici nel suo lungo viaggio delizioso attraverso l’America con l’intenzione di mettere visibilmente a disagio i maschi etero alla presenza di un gay straniero in T-shirt a rete come recita il sottotitolo "wertmülleriano" di questo cosiddetto mockumentary, ossia falso documentario.

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Da anni Alfons Haider è anche il volto del Ballo dell’Opera, trasmesso in diretta e considerato una tradizione super-kitsch e come Brüno è gay dichiarato e orgoglioso da anni. Ha persino interpretato il ruolo cult di Zaza nella versione teatrale austriaca de ‘Il vizietto’. Certo, fisicamente il personaggio di Sacha Baron Cohen spinge il pedale sull’effemminatezza fashion victim e non sembra assomigliare nei tratti somatici al telegiornalista viennese ma le mèches biondicce ricordano quelle esibite da Alfons in passato. Un ultimo indizio arriverebbe da un’analogia anagrafica: il nome di Haider evoca un fantasma politico certo poco rassicurante mentre Brüno deve il suo alla storpiatura di Braunau, cittadina dell’Alta Austria che diede i natali nientemeno che al Führer.

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Brüno è stato accolto in maniera controversa dalla critica americana: il New York Times ne parla maluccio pur apprezzando l’interpretazione di Sacha Baron Cohen: «Fallisce nel rappresentare la vacua vanità della cultura dell’apparire» e negativi sono anche Hollywood Reporter e Boston Globe. Il decano del Chicago Sun-Times, l’inossidabile Roger Ebert, invece lo valuta positivamente affermando che «non ha nemmeno 30 secondi noiosi» e Owen Gleiberman di Entertainment Weekly è convinto che sia «più pazzo, divertente e pungente di ‘Borat’».
Il mondo gay sta sul "chi va là" riguardo alla questione omofobia affrontata di petto nel film, viste anche le prime dichiarazioni di Rashad Robinson, portavoce di GLAAD: «Alcune persone della nostra comunità potrebbero gradire il film ma per molti non sarà così. L’approccio satirico di Sacha Baron Cohen è problematico in diversi punti e apertamente offensivo in altri».
Da noi Bruno uscirà solo quest’autunno, il 23 ottobre, mentre in Francia sarà nelle sale già dal 22 luglio.

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