È una questione annosa: un* simpatizzante della comunità LGBTQIA+ può definirsi davvero tale se alle spalle ha un passato di esternazioni problematiche verso cui non ha fatto pubblicamente ammenda?
Nelle scorse ore, la battuta della giornalista di La7 Flavia Fratello su Roberto Vannacci è diventata virale. Rispondendo a una dichiarazione del generale, in cui ricordava quella volta in cui sarebbe andato in locale gay a Roma con la moglie e avrebbe passato una “serata tranquilla”, Fratello ha scherzato:
“Amore bello, caro, ma certo che è stata una serata tranquilla. Cosa volevi, che ti saltassero addosso? Forse ti sarebbe piaciuto direbbe qualcuno, ma non noi che non siamo così cattivi e così maliziosi”.
Da qui, il plauso dei social, che in quattro e quattr’otto avrebbe eletto Fratello a nuova “icona” della comunità LGBTQIA+. Forse un po’ troppo in fretta. O forse era solo per farsi una risata.
Fatto sta che il movimento LGBTIAQ+ non può dimenticare l’ampio spazio che Fratello ha dato in passato ad alcune argomentazioni contro le Famiglie Arcobaleno. Contro la Gestazione per altri. Fino a firmare un appello contro il Ddl Zan. Ma soprattutto, Fratello ha dato in passato spazio a persone che agitavano odio transfobico, senza dare voce alle persone trans.
In una puntata della trasmissione di La7, Omnibus, risalente all’aprile del 2021, Flavia Fratello – in qualità di conduttrice – invitò Marina Terragni, nota femminista radicale conosciuta per le sue esternazioni transfobiche, a discutere del DDL Zan in un momento delicatissimo, quando la legge veniva discussa in senato.
In quell’occasione, Fratello diede ampio spazio a Terragni per sciorinare la propria conosciutissima retorica anti-trans davanti a un pubblico televisivo vastissimo, contribuendo trasmettere una percezione distorta del DDL.
Parlando – in termini sbagliati e sensazionalistici – di tematiche delicate come l’identità di genere e l’autodeterminazione delle persone transgender e gender non conforming, il duo non risparmiò neanche famiglie arcobaleno e GPA, rispolverando vecchi stereotipi per suggerire modifiche strutturali al DDL prima della sua approvazione. Nessuna persona T era seduta al tavolo di quella conversazione.
Dal minuto 57
Un punto di vista che Fratello mise bene in chiaro firmando anche l’appello di “Se non Ora Quando – Libere” – collettivo femminista – contro l’autodeterminazione di genere:
“Il ddl Zan facendo leva su un tecnicismo che appare secondario e terminologico introdurrebbe, se non emendato, una pericolosa sovrapposizione della parola “sesso” con quella di “genere” con conseguenze contrarie all’art. 3 della Costituzione per cui i diritti vengono riconosciuti in base al sesso e non al genere e non in armonia con la normativa vigente, legge n. 164/82 (e successive sentenze della Corte Costituzionale), che ammette e consente la transizione da un sesso ad un altro sulla base non di una semplice auto-dichiarazione.
La definizione di “genere” contenuta nel ddl Zan, che non è accettata dagli altri Paesi, crea una forma di indeterminatezza che non è ammessa dal diritto, che invece ha il dovere di dare certezza alle relazioni giuridiche e di individuare le varie fattispecie.
Una legge attesa da decenni è stata, quindi, trasformata, in una proposta pasticciata, incerta sul tema della libertà d’espressione, offensiva perché introduce l’”identità di genere”, termine divenuto il programma politico di chi intende cancellare la differenza sessuale per accreditare una indistinzione dei generi.
Un articolato che mischia questioni assai diverse fra loro e introduce una confusione antropologica che preoccupa. Fra le conseguenze vi sono la propaganda di parte, nelle scuole, a favore della maternità surrogata e l’esclusione di ogni visione plurale nei modelli educativi”.
Ad oggi, Fratello non ha mai ritrattato le opinioni espresse durante la puntata. La conduttrice ha tuttavia più volte ribadito il proprio sostegno – seppur condizionale – al DDL e alla comunità LGBTQIA+.
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