Roberto Vannacci: “Avances da uomini in discoteca, senza saperlo ho corteggiato una donna trans” ( VIDEO)

In diretta radio il generale ha consapevolmente utilizzato il maschile: "Si chiamava Valentina, era quasi irriconoscibile ma era un transessuale".

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Ospite di Un Giorno da Pecora, su RaiRadio1, Roberto Vannacci è tornato a parlare della nostra comunità. Dopo aver rivelato di essere stato una volta in un locale gay di Roma, con annessa virale replica di Flavia Fratello, il generale ha ora aggiunto che pur non essendo mai stato corteggiato da un uomo, “perché probabilmente si sarà reso conto che non avrebbe raggiunto il buon fine ma qualche avance l’ho avuta: qualcuno che ammicca, che ti strizza l’occhio o che ti viene vicino in discoteca”.

Non contento, Vannacci ha seminato transfobia a buon mercato: “Una volta però, quando avevo 19 anni, a Torino ho corteggiato una donna che poi mi sono reso conto che tanto donna non era”. “Si chiamava Valentina”. Ed era “un uomo”, ha precisato il generale. “Me lo hanno detto, mi hanno detto “guarda che Valentina ha una sorpresa”, era quasi irriconoscibile ma era un transessuale. Ho chiesto conferma e sono tornato indietro sul corteggiamento. Io non ho nulla assolutamente contro”.

In diretta radio il generale ha quindi consapevolmente utilizzato il maschile parlando di una donna trans, per poi aggiungere: “Ho avuto una ragazza di colore, mulatta, molti anni fa, eravamo in Europa ma non entriamo nei particolari. Non era italiana ma io non ho nulla contro le persone di etnie diverse. Abbiamo avuto una storiella di un mesetto, e poi l’ho lasciata io. Il motivo? Sono abbastanza pesante”.

Il generale è poi tornato sull’ormai celebre serata passata insieme a sua moglie in un locale gay di Roma, vicino il Colosseo. “Abbiamo passato una bella serata, ho parlato di serata tranquilla non perché io avessi paura che qualcuno mi aggredisse ma semplicemente perché l’omofobia è il terrore delle persone che hanno paura di un orientamento sessuale diverso dall’eterosessualità e io non sono omofobo, non ho nessun terrore, nessuna paura. Due uomini che si baciano mi danno fastidio come un uomo e una donna che ostentano questo bacio in maniera spinta“.

In odore di candidatura alle europee per volere della Lega, Vannacci ha precisato. “Non ho ancora deciso, sono padrone della mia vita, quando deciderò ci metterò tre secondi a dirlo. È una decisione importante che riguarda la mia vita e miei affetti più cari, cerco di pensare e di valutare tutto. Se mi candido sarà con la Lega? Non lo so, non so nemmeno se mi candido”. “Ringrazio il ministro Salvini, vado avanti per la mia strada, continuo a fare la mia vita e quando avrò deciso lo comunicherò a tutti. Ringrazio tutti quelli che credono in me”.

Giorgia Meloni, in tal senso, non ha posto veti su un’eventuale candidatura di Vannacci, come confermato ieri. “Non penso sia un problema e comunque non metto bocca su come gli altri fanno le loro liste. Ho rispetto del lavoro che fanno i partiti della coalizione”, ha precisato la premier.

Diventato volto pubblico la scorsa estate grazie alla pubblicazione del suo libro Il Mondo al Contrario, Vannacci ha passato gli ultimi 7 mesi a seminare omobitransfobia a giorni alterni.

357 pagine condite da attacchi al femminismo, all’ambientalismo, ai clandestini e alla comunità LGBTQIA+, quelli pubblicati dal generale, riuscito a trasformare l’improponibile in best seller, con 250.000 copie vendute. Appena 150 la prima settimana di auto-pubblicazione, per poi esplodere grazie alle polemiche stampa nate con una stroncatura di LaRepubblica, che videro le vendite schizzare a 17.800 copie in 24 ore.

Nei mesi successivi Vannacci ha sempre difeso e ribadito quanto scritto.Il 18 agosto ha tuonato: “Sono libero di odiare stupratori e pedofili, non è istigare a violenza. Non faccio nessun passo indietro, rivendico quello che ho scritto. Il mio libro non è volgare né offensivo”.

Il 21 agosto Vannacci viene pubblicamente difeso da Matteo Salvini, Vittorio Sgarbi e dal leghista Guglielmo Golinelli.

Il 31 agosto, su Rete 4, Vannacci torna in tv e puntualizza la sua posizione sulle persone lgbtqia+:

“Rivendico il diritto all’odio. Nessuno vieta i diritti a queste persone, ma neanche loro devono poi stupirsi se questi matrimoni in alta uniforme creano scalpore. Perché sono manifestazioni che non rientrano nell’uso comune. Liberissimi di farlo ma consapevoli del fatto che molti si stupiranno e criticheranno questi atteggiamenti“. “L’aspirazione dei gay sarebbe quella di vedere i lori rapporti sentimentali e sessuali parificati al tutto a quelli eterosessuali. La percentuale di gran lunga più consistente di chi è rimasto se non turbato, almeno sconcertato e turbato dal video, dimostra che un matrimonio gay non è normalità”. “Se tale eccentricità viene ostentata, come nel caso del bacio, delle grandi uniformi, delle sciabole e del video largamento diffuso, va anche a disturbare il pensiero e i valori comuni. E quest’ultimo effetto è quello che io temo fosse invece ricercato nel dare diramazione capillare al filmato”. “Nel citare l’anormalità ho aperto il vocabolario, che definisce la normalità la condizione della consuetidine. Se poi strumentalmente si vuole dare un significato diverso alla normalità, è un problema di chi fa questo. Ho anche detto, che sono il primo degli anormali sono io, e ho fatto dell’anormalità un vanto”.

Il 14 settembre Vannacci rilancia.

“Tutte le mosse che stanno facendo i non eterosessuali sono orientate da una strategia che è quella di tentare di imporre il pensiero omosessuale al resto della maggioranza. Credo che la maggioranza della popolazione si ritrovi in quello che ho detto, non accetti più l’essere prevaricato almeno nel tentativo delle minoranze che non sono solo queste”. “Io non mi rivolgo solo al mondo dei non eterosessuali, ma anche ai graffitari e ai delinquenti: una minoranza che ci costringe a mettere gli allarmi alle nostre case e macchine. Non parlo solo dei non eterosessuali”. “Ho parlato di minoranze, non le ho messe in correlazione tra loro. Non eterosessuali sono una minoranza: punto. Graffitari sono una minoranza: punto. Delinquenti sono una minoranza: punto. Non hanno nulla a che vedere l’una con le altre. Sono semplicemente delle minoranze“.

A Fuori dal Coro, di nuovo su Rete4, il generale insiste e torna ad attaccare le unioni omosessuali.

“Io sono uno che promuove la famiglia tradizionale. Se a qualcuno non sta bene se ne farà una ragione. Io non critico chi si riconosce in queste unioni. Quello che critico è il fatto di chiamarla una famiglia”. “La società che si vorrebbe non è quella omosessuale, perché i numeri non rispondono alla realtà. Per ora non è così, quando lo sarà, ne riparleremo”. “Loro dicono di sdoganare un principio. Chi sono questi loro? La maggioranza non sente questa esigenza. Non è forse anche questa una prevaricazione di una minoranza verso una maggioranza?”.

Il 24 settembre, ospite di Borri Books alla stazione Termini di Roma, Vannacci torna a difendere la propria omobitransfobia editoriale.

“Grandissime espressioni del mondo di oggi marciano al contrario del buonsenso. I criminali in libertà e i tutori dell’ordine in ospedale, le maggioranze subiscono le minoranze per effetto dei media. Ci sono classi protette che non si possono più criticare: la frase sugli omosessuali brucia perché non se ne può parlare che bene”. “La normalità non è offensiva, la semantica non è un opinione, non è un termine offensivo”.

A detta del generale, la comunità omosessuale sarebbe una “categoria ultraprotetta“, con “la maggioranza” che non potrebbe “più esprimersi, negli ultimi anni si sono sentiti intoccabili. Studiosi come la Scaraffia hanno detto che il mio libro non è omofobo né offensivo: io non capisco nulla di femminismo? Questo è vero ma io non ne parlo. Io non ho scritto un capitolo sulle donne ma sulla famiglia: questo prova che chi mi critica non mi ha letto“.

Il 4 ottobre, dalle pagine di Chi, il generale replica così all’ipotesi di una figlia omosessuale.

“Razzista io perché ho scritto che i gay non sono normali? Ma se io stesso ho deciso di essere anormale fin da piccolo? L’anormalità è la mia scelta di vita. La rivendico. Vi sembra normale una persona che sceglie di fare un lavoro come il mio?”. “Ho solo detto che non rientrano nella maggioranza della popolazione. Costituiscono una minoranza, proprio come me, per le scelte che ho fatto. Io sono l’esempio vivente di una persona ‘non normale’”. “Una figlia lesbica? La supporterei, ovviamente. È mia figlia. I figli vanno capiti e sostenuti. Sempre. Certo, se fosse solo un’incertezza dell’adolescenza cercherei di indirizzarla verso l’eterosessualità. Non perché sono bacchettone, ma perché so che da omosessuale incontrerebbe più difficoltà. Gli omosessuali spesso attraversano travagli interiori pesanti. In ogni caso spetterebbe a lei scegliere”.

Il 16 gennaio Vannacci sostiene che “l’omosessualità dipende dal condizionamento sociale”. Sotto indagine per volere della procura militare, sospeso dall’esercito italiano e querelato da Paola Egonu, ha poi attaccato il Pride e irriso Marco Mengoni.  Ora, in attesa di un eventuale sbarco all’Europarlamento, ha scritto persino un altro libro, Il coraggio vince. Vita e valori di un generale incursore, edito da Piemme.

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