Gianni Amelio: “Sono infelice, chiuso in un carcere tutto mio per un amore tormentato. L’omosessualità è amore”

"Ancora oggi l'omosessuale è considerato deviante. Viviamo in un Paese dove si confonde l'omosessualità con la pedofilia. Vorrei che questo film facesse chiarezza e desse coraggio a chi non può averlo".

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Gianni Amelio: "Sono infelice, chiuso in un carcere tutto mio per un amore tormentato. L'omosessualità è amore" - gianni amelio e luigi lo cascio - Gay.it
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Gianni Amelio: "Sono infelice, chiuso in un carcere tutto mio per un amore tormentato. L'omosessualità è amore" - amelio lo cascio - Gay.it

Conferenza stampa particolarmente animata quella andata in scena oggi alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia con Gianni Amelio protagonista. Al Lido per presentare Il Signore delle Formiche, il regista ha pubblicamente attaccato il critico cinematografico Fabio Ferzetti de l’Espresso, a suo dire colpevole di aver acconsentito alla pubblicazione di una recensione di Hammamet con un titolo da lui ritenuto “offensivo”. Fatti privati che mai avrebbero dovuto conquistare la scena internazionale in una conferenza stampa di un film in anteprima mondiale.

Il Signore delle Formiche ricostruisce il caso Aldo Braibanti, poeta nel 1969 processato e condannato a 9 anni di carcere per aver ‘plagiato’ un suo studente maggiorenne. Un film che Amelio, gay dichiarato dal 2014, ha proposto di fare dopo aver ricevuto un offerta documentaristica sulla vicenda. Un’opera che ha fortemente segnato il regista Leone d’Oro con Così Ridevano, innamoratosi durante le riprese e ora dichiaramente infelice.

“A fine riprese, al momento del discorso, ho detto “sono l’uomo più disperato del mondo”. “Questo perché non sono felice, per niente”. “Il film è bellissimo, farà il suo percorso e lo seguirò fino all’ultima proiezione in parrocchia a Malta. Do tutto quello che ho per promuoverlo, ma non sono felice”. “Ma non del film, di cui sono felicissimo. È forse la cosa più bella che abbia mai fatto. Sono faccende personali, private. Può capitare che facendo un film si viva in un certo modo, che ci siano delle fragilità che professionalmente non ho. In quanto uomo forte, ma umanamente non sono tanto forte. Durante il film ho vissuto una storia d’amore molto tormentata e questo tormento non passa. Forse il film si è giovato di questo mio sentimento. È probabile che se il film sia bello lo si deve anche a questo. Ho scoperto le stesse fragilità di Aldo e non mi ha giovato”. “Io penso di aver dato il massimo con questo film, lo amo profondamente. Braibanti si è innamorato e anche io mi sono innamorato, non sono andato in galera come Aldo ma sono chiuso in un carcere tutto mio”.

Parole segnate da una profonda sincerità, quelle pronunciate da Amelio, che ha sottolineato come definire Il Signore delle Formiche un film sul “caso Braibanti” sia a duo dire limitante, perché “è una grandissima storia d’amore tra un uomo e un ragazzo. Autobiografica”. Il regista ha ricordato come all’epoca, negli anni ’50 e ’60, “si pensava che l’omosessualità fosse una malattia. Ci sono parole precise, chiare, che ho fatto dire ad un personaggio con l’accento della mia città, Perché quelle parole vennero dette a me, quando avevo 16 anni. Le ho fatte appositamente dire ad un calabrese, e so quanto si offenderanno i calabresi. Ma a me è accaduto veramente, per moralità non faccio nomi e cognomi. Questo signore calabrese, perché io capissi, mi disse “un gay ha solo due scelte: o si cura o si ammazza”.

Nel film regista e i due sceneggiatori Edoardo Petti e Federico Fava  hanno cambiato nomi e cognomi della famiglia che fece causa a Braibanti, rinchiudendo in manicomio colui di cui si era innamorato. Una scelta precisa, così motivata da Amelio. “Il film è centrato su Aldo Braibanti e sulle persone che vengono a contatto con lui. Io ho cambiato i nomi della sua vera famiglia perché non volevo farne un fatto personale. Ho voluto rendere quella famiglia simbolo della famiglia classica della provincia italiana in quel determinato momento. Il cambio del nome è doveroso perché voglio allargare il discorso. Non posso tacere il nome di Braibanti perché è il focus del racconto, ma il nome della famiglia l’ho volutamente cancellato dallo schermo proprio perché volevo parlare di una famiglia tipica, con quella tipica mentalità”.

In conferenza stampa è intervenuto anche Franco Grillini, emozionatosi nel ricordare la sua interrogazione parlamentare del 2006, per proporre la legge Bacchelli in favore del poeta, concessa l’anno successivo. Da Gay.it è poi arrivata una domanda specifica al regista, ovvero se e come il Caso Braibanti racconti ancora molto dell’Italia di oggi.

“Non nella stessa forma. La storia si ripete ma mai in modo eguale. Oggi la parola stessa ‘plagio’ non si sente più, se non quando un cantante denuncia un altro cantante. Ma ci sono altre forme di coercizione. Qualcuno ha recentemente detto “dovete accontentarvi, avete le unioni civili”. Viviamo in un mondo dove una signora chiama la polizia perché ha visto due ragazze che si baciano per strada. Ecco dove sta il pericolo. La nostra mancanza di amore, empatia. Il progresso non è stato fatto fino in fondo. Ho fiducia che le cose migliorino. Vorrei che questo film potesse aiutare un maestro o una maestra di scuola materna, di provincia o di città, che abbia la possibilità di esprimere l’amore per un altro uomo o un’altra donna. Quello della scuola è un ambito molto particolare, dove se qualcuno si dichiara c’è un’orda di genitori che corrono a togliere i figli, perché ancora oggi l’omosessuale è considerato deviante. Qualcuno che può addirittura turbare o deviare la sensibilità e la coscienza di un bambino. Viviamo in un Paese dove si confonde l’omosessualità con la pedofilia. La pedofilia è un delitto, il peggiore delitto possibile. L’omosessualità è amore, ma vallo a spiegare a certa gente che confonde le cose. Vorrei che questo film facesse chiarezza e desse coraggio a chi non può averlo. Io ho girato un doc, “Felice chi è diverso”, e non sapete quante persone mi hanno scritto, ringraziato, vivendo una vita più felice dopo averlo visto. Vorrei che questo film fosse un film ottimista, nonostante parli di una delle pagine più oscure della giustizia italiana di tutti i tempi”.

Chiusura sulla campagna elettorale che stiamo vivendo, in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre.

“Stiamo vivendo una campagna elettorale imbarazzante, che segue il momento inquietante che stiamo vivendo. Nessuno di noi si aspettava una campagna elettorale tanto precipitosa, che impedisce la chiarezza, la spiegazione di programmi e progetti, diventando qualcosa di epidermico, che va sulla simpatia, che oggi ti colpisce e domani potresti dimenticare. La sto vivendo con grande imbarazzo, voterò ma oggi non saprei dire per chi”.

Il Signore delle Formiche, interpretato da Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Leonardo Maltese e Sara Serraiocco, uscirà in sala l’8 settembre 2022 distribuito da 01 Distribution.

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