Grillini: “Un gay al Quirinale? C’è già stato, ecco chi. Ma teniamo accesa la fiamma dei diritti”.

Avremo mai un presidente della Repubblica gay? Potremmo averlo già avuto. Ne parliamo con Franco Grillini, egli stesso candidato da una petizione al colle più alto.

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Come funziona l’elezione della prima carica dello Stato? Quanto conta per la comunità Lgbtq+ la nomina più ambita, quella che dura sette anni, un’eternità quando la durata del potere si misura in giorni? Lo chiediamo a Franco Grillini, 66 anni, leader storico del movimento Lgbtq+, una vita in politica per la sua comunità. Il suo nome da anni ormai gira intorno al rogo dei candidati al Quirinale. Quei nomi perfetti e rivoluzionari pronti a bruciarsi dopo ogni tornata. Franco Grillini è candidato dalla petizione on line lanciata sulla piattaforma Change.org da Roberto Morgantini, leader e anima delle Cucine popolari di Bologna, già firmata dagli artisti e scrittori Alessandro Bergonzoni, Michela Marzano, Grazia Verasani, Patrizio Roversi, Antonio Venaziani e Luca Bottura oltre agli attivisti Vincenzo Branà e Beppe Ramina. Una candidatura “per tenere viva la fiamma dei diritti”, dice lui stesso che non vuole certo prendersi sul serio ma a Gay.it evidenzia: “i nostri temi sono scomparsi, i diritti civili sono stati sepolti dalle chiacchiere sul Quirinale. Bisogna ricordare che ci siamo”.

 

Grillini come giudica il settennato del Presidente Sergio Mattarella sui diritti Lgbt?  

Il Presidente  ha fatto riferimento alla questione diritti più di una volta. Durante il suo settennato non si è mai tirato indietro, soprattutto in occasione della giornata mondiale contro l’omotransfobia del 17 maggio. I suoi discorsi , anche molto severi, hanno ricordato all’Italia la necessità di una norma di contrasto all’odio omotransfobico. Possiamo dire che ha fatto il suo dovere.

Lei da deputato contribuì con il suo voto all’elezione del Presidente Giorgio Napolitano. Ricordiamo eletto senza particolari problemi, al quarto scrutinio, con 543 voti, tutti provenienti da centrosinistra. Oggi la prospettiva è cambiata e sulla carta la maggioranza che si prospetta è di centro-destra. Preoccupato?

In realtà non esiste nessuna maggioranza in questo momento. Il Parlamento è saturo, i gruppi sono spaccati al loro interno e i leader li controllano con difficoltà.  La trattativa vera per il Presidente della Repubblica, inizierà quando il campo sarà sgombrato di Silvio Berlusconi. Dopo la quarta votazione.

Silvio Berlusconi, Presidente della Repubblica è possibile?

Molto difficile. Andiamo, uno dimissionato da senatore in base a una sentenza definitiva di Cassazione per un reato. Lo trovo molto difficile anche dal punto di vista di numeri. Poi  è espressione di un partito al 7 %, bizzarro. Il capo del partito non è mai stato eletto in Italia. E poi ricordiamo che il voto è segreto,  buona parte dei leghisti non voteranno Berlusconi.

Uniamoci anche noi al toto-Quirinale. Fuori i nomi:

Credo che bisogna ragionare in termini di votazione. Almeno che i partiti non si mettano d’accordo per eleggere Mario Draghi al primo turno. Così a legislatura andrebbe a discesa. Esclusa questa opzione, diciamo che dalla quarta votazione in poi potrebbe succedere di tutto. Anche il ritorno in campo di Giuliano Amato che, ricordo è autore della bellissima sentenza sulla questione transessuale nel 2015, quella che ha consentito al cambio anagrafico senza il bisogno di ricorrere all’intervento chirurgico. Con quella sentenza ha compensato le pessime uscite su World Pride. Uscite della quale si scusò cone me personalmente proprio durante le votazioni di Napolitano. Disse che era ironico. Gli risposi: “Giuliano, forse sarebbe stato meglio chiarirlo subito. Nel 2000”. Ma sì, si è riscattato con quella sentenza. Se non passa Amato c’è Pierferdinando Casini. Uno che potrebbe prendere voti da tutte e due le parti. Una persona stimata. Anche lui ha fatto un percorso che va verso la nostra direzione: votando la fiducia ha votato anche per le unioni civili.

Sono tutti nomi di uomini eterosessuali. Avremo mai un presidente della Repubblica gay?

Potremmo averlo già avuto. Durò qualche mese. Nel 1964 si diceva fosse omosessuale Cesare Merzagora che sostituì Antonio Segni dopo il noto caso De Lorenzo. Poi tra gli aspiranti di peso spuntava il nome di Giovanni Spadolini. Abbiamo avuto molti ministri gay e anche molti presidenti del consiglio. E una buona parte del gruppo dirigente della Democrazia cristiana era considerata della parrocchia. Mariano Rumour ed Emilio Colombo si avvicinarono molto alla presidenza della Repubblica. Paolo Cirino Pomicino racconta che quando questi due arrivavano insieme ai congressi Dc il commento era: “Ecco le sorelle bandiera!”. Pettegolezzi? Eravamo negli anni 60, una persona dichiaratamente omosessuale era impensabile.

Lei potrebbe essere quello dichiarato. Da poco è stata lanciata la petizione che la candida ufficialmente al Quirinale, ideata da Roberto Morgantini delle Cucine Popolari di Bologna.  Tra le adesioni di Bergonzoni, Marzano, Roversi e diversi intellettuali. 

Sono stati molto gentili a farlo. Lo scopo è tenere l’attenzione temi che ci stanno a cuore: diritti civili, inclusione, uguaglianza.  Tutto quello che non abbiamo sentito in questi giorni. Ho voluto prestare la faccia a questa operazione politica e culturale sulla Presidenza del Consiglio perché la condivido. . Bisogna tenere vivo il dibattito che c’è sui temi e che ci stanno a cuore. Poi ho un certa esperienza, una certa età e l’ardire e l’immodestia di dire che lo saprei fare anche bene [ride]. Mai far prevalere il proprio ego sugli interessi collettivi. Con questa candidatura teniamo viva la fiammella dei diritti civili.

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