Il gay (for pay) dell’anno

Crisi o non crisi, negli States sono tanti i ragazzi che tentano il successo nel campo dell'adult entertainment gay. E il più sexy dell'anno, secondo la Regent Media, non è omosessuale. Ecco chi è.

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Negli USA l’industria dell’adult entertainment gay si può suddividere in cinque grandi aree: i video, i siti internet, gli spettacoli live nei locali, le partecipazioni ad eventi di varia natura (manifestazioni, fiere tematiche, party più o meno esclusivi, ecc) e l’editoria cartacea. Non stupisce, quindi, che in tempi di crisi economica i porn performers stiano differenziando la loro carriera in tutti i settori dell’hard (e oltre). Ovviamente chi riesce a destreggiarsi in più settori ha più possibilità di rimanere sulla cresta dell’onda, cosa quanto mai importante al giorno d’oggi, in cui esprimono qualche timore anche i cosiddetti Big Nine (ovvero i nove studios leader nell’hard gay: Titan, Raging Stallion, Belami, Hot House, Sarava, Falcon, Colt, Lucas e Channel 1).

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D’altra parte una carriera nel campo dell’adult entertainment gay di alto profilo fa ancora gola molti ragazzi: divertimento, compensi notevoli, viaggi e la possibilità di avere vari bonus se si firmano contratti in esclusiva. La cosa interessante è che in questo ambito un  buon 50% dei performers (o aspiranti tali) è costituito da cosiddetti gay-for-pay, ovvero ragazzi che sostengono di non essere davvero gay, pur dando prova di essere decisamente bravi e disinvolti anche nelle pratiche più spinte. Sarebbe interessante indagare sul loro concetto di "gay" e sui risvolti psicologici della questione, ma non è questo l’argomento di oggi. La Regent Media è uno degli editori statunitensi leader nel campo dell’omoerotismo, con i suoi siti internet e con le sue riviste (Unzipped, Freshmen e Men, fra le altre), e nonostante la crisi gode ancora di buona salute, grazie anche alla partnership con siti come randyblue.com (che ha vinto il premio come migliore sito hard gay con materiale originale per tre anni di fila).

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Nonostante la crisi sono ancora centinaia gli aspiranti performers che le si propongono, quindi non dovrebbe stupire il fatto che ogni anno la Regent Media organizza anche un concorso per eleggere il modello più sexy, e la scelta è senza dubbio ardua fra i tantissimi modelli praticamente perfetti che hanno posato per le sue pagine patinate o telematiche. Questa volta, però, il premio è andato a Reese Rideout (un performer che ha dato l’esclusiva video a randyblue.com), e non sono mancate le polemiche. Ovviamente non si contesta la bellezza di Reese, ma il fatto che anche lui si definisce un gay-for-pay, ovvero uno dei tanti ragazzi bellissimi e ufficialmente etero che non si fanno problemi a incarnare i sogni proibiti della comunità gay dietro giusto compenso. Nel 2008 ha ancora senso che l’uomo più sexy dell’anno per il mondo gay non sia "ufficialmente" omosessuale, e che anzi ci tenga a sottolineare che per lui l’omosessualità è una specie di gioco?

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La comunità gay statunitense è abbastanza divisa sull’argomento, e in parte si sente persino presa in giro da questa ennesima consacrazione del fenomeno gay-for-pay, che in un certo senso mette sullo stesso piano orientamento sessuale e prostituzione. Oltretutto sembra fare il verso ai concorsi organizzati da riviste per sole donne come Playgirl, in cui spesso a vincere sono dei gay fatti passare per etero incalliti. Forse per tanti gay-for-pay il denaro offre una sorta di giustificazione psicologica per l’appagamento dei loro ribollenti desideri omoerotici (anche perché in caso contrario non si spiegherebbe davvero la loro bravura e la loro passionalità in simili frangenti), tuttavia in linea di principio è comprensibile che tanti gay non li vedano di buon occhio. In compenso può essere interessante notare che in Italia abbiamo lo stesso problema, ma in una versione diametralmente opposta. Lasciamo perdere per un attimo il discorso hard. Se negli USA tanti ragazzi etero non si fanno problemi ad essere legati al mondo gay, seppur a pagamento, da noi sono ancora tantissimi i ragazzi omosessuali che non vogliono essere associati ufficialmente al mondo gay, e tutto l’oro del mondo non basterebbe a fargli cambiare idea.

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Ovviamente il discorso è complesso e non può certo essere affrontato in questa sede, tuttavia può essere interessante riflettere su come negli USA dei ragazzi che si dichiarano etero non si fanno problemi a rendere pubblici i loro amplessi omosessuali diventando delle piccole celebrità, mentre da noi il discorso visibilità è ancora un tabù per tantissimi gay convinti, proprio perché vivono con imbarazzo e senso di colpa la natura della loro vita sessuale. Senza contare la paura dell’omofobia circostante e delle ripercussioni lavorative o familiari. Si tratta di due realtà ad un oceano di distanza, e ogni paragone sarebbe fuori luogo, tuttavia se i gay italiani prendessero qualche spunto in più dalla disinvoltura dei gay-for-pay americani potrebbero scoprire che le cose non sono sempre come sembrano.

di Valeriano Elfodiluce

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