LO STUPRO CHE NON C’E’

Sassari, un professore di 44 anni condannato per violenza sessuale nei confronti di un sedicenne "consenziente e per niente succube dell'uomo". Ma i gay insorgono: «E' una condanna all'omosessualità»

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SASSARI – Condannato per violenza sessuale su un ragazzo di 16 anni che aveva ammesso di essere stato consenziente. Non solo: i due erano stati trovati a Platamona, un noto luogo d’incontro fra gay nella provincia di Sassari, e l’uomo gli aveva praticato solo una fellatio (come si può obbligare qualcuno con la violenza ad un rapporto orale?). Eppure, nello stupore generale, il gup Antonio Luigi Demuro ha scelto la via di una condanna "esemplare": due anni per violenza sessuale, nonostante persino il Pubblico Ministero Paolo Piras avesse chiesto l’assoluzione per il reato di violenza sessuale, pur chiedendo una condanna esemplare dell’imputato per atti osceni in luogo pubblico.

La notizia, riportata dalla Nuova Sardegna, ha indignato gli esponenti del Movimento Omosessuale Sardo: «Sembra che alla base di questa scelta vi sia la convinzione da parte del gup, contrariamente a quanto sostenuto da psichiatri di accusa e difesa, di una sorta di incapacità del ragazzo (16 anni e non nuovo ai luoghi d’incontro) a decidere sul proprio corpo e sulle proprie voglie sessuali – afferma Massimo Mele, portavoce del MOS – Da qui la condanna non della violenza, quindi, ma dell’omosessualità in sé, accettabile come "vizio" in una persona adulta, "inimaginabile" come stato in un adolescente».

Una perizia psichiatrica voluta dall’accusa aveva stabilito che il ragazzino sapeva cosa faceva, era consenziente e , un professore universitario di 44 anni. Consapevolezza che vista l’età del minore, superiore ai quattordici anni (al di sotto l’abuso è sempre presunto), escluderebbe la violenza. L’assenza totale di alcuna costrizione era stata confermata anche dallo stesso minore, recentemente risarcito dal professore con un assegno dall’ammontare ritenuto congruo dal gup.

«Com’è possibile – si chiede ancora Mele – che davanti ad un rapporto ritenuto consenziente dai due che l’hanno avuto, così come dagli psichiatri di accusa e difesa, un gup possa condannare uno dei due per violenza? Che cosa hanno a che fare con l’amministrazione della giustizia e con il diritto individuale, i personali convincimenti di un giudice? Questa condanna ci fa paura, perché evidenzia come ancora oggi siamo ben lontani da una accettazione o riconoscimento del diritto al libero orientamento sessuale e che un giudice qualunque può decidere dei nostri desideri e sul nostro corpo. Inoltre processi come questo contrariamente a quanto sostenuto dai moralisti, sono vere e proprie violenze contro quei "minori" che si intende tutelare e contro tutti quei presunti pedofili, in realtà vittime di una società omofoba e profondamente razzista e violenta. Se c’è un pedofilo o un violentatore, perlomeno della psiche, logica ci imporrebbe di ricercarlo fra quei giudici e quegli psichiatri che violentano poveri adolescenti alle prese con il loro difficile cammino di autoaccettazione».

Non è la prima volta che il MOS si trova a contrastare discutibili decisione dell’amministrazione pubblica: nei mesi scorsi è stato chiuso il circolo Borderline, sede dell’associazione, unico luogo d’incontro anche per gay e lesbiche. E l’amministrazione comunale di Sassari aveva persino vietato l’organizzazione di banchetti informativi del Movimento Omosessuale Sardo in una via del centro.

Per comprendere la sentenza del gup bisogna ovviamente aspettare le motivazioni. Nell’attesa, sembra di capire che il giudice Demuro non abbia condiviso proprio quel concetto di «parità» tra imputato e parte offesa. Il professore, comunque, non andrà in carcere. Il giudice gli ha concesso la sospensione condizionale di una pena che ha tenuto conto di alcuni sconti: rito abbreviato, attenuanti generiche, avere risarcito il danno.

«Nell’attesa di leggere le motivazioni che giustifichino una sentenza così profondamente razzista e ingiusta – conclude Massimo Mele – ci auspichiamo di leggere, nei prossimi giorni, che non siamo le/gli uniche/i a scandalizzarci per questa dichiarata omofobia».

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