Milano: le religioni dicono sì al registro delle unioni gay

Cattolici, protestanti, buddisti, ebrei e musulmani in convegno a Palazzo Marino per discutere di laicità, religioni e famiglie. Un coro unanime di assensi per il registro delle coppie di fatto

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Milano. Miracolo a Milano? Così sembra. I rappresentanti delle maggiori comunità religiose si sono dati appuntamento nella prestigiosa sala Alessi di Palazzo Marino per il convegno Laicità, religioni e famiglie – dal registro delle coppie di fatto ai luoghi di culto, organizzato dal Gruppo Consiliare del PD e da Equality Milano. “Un incontro per unire – spiega Rosaria Iardino, moderatrice dell’evento – perché la diversità sessuale o religiosa è un valore troppo importante e non può essere strumentalizzato”. Partendo da uno studio sui nuovi tipi di famiglia e le varie confessioni religiose in una società in continuo mutamento, sul tavolo dei lavori la discussione su temi nei quali raramente c’è stato confronto senza l’ombra del pregiudizio. Presente Maria Grazia Guida, vice sindaco del Comune di Milano, che ha così introdotto: «Abbiamo trovato una città ferita, amministrata per anni sul senso della divisione che ha creato diffidenza e paura. Noi abbiamo l’idea di una città globale, aperta al confronto sul modo di essere e di vivere di ciascun cittadino. Sul dibattito intorno alle coppie omosessuali abbiamo aperto un confronto dialettico».

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«Il dibattito sui diritti individuali di culto, di libertà sessuale, di procreazione assistita ecc. – prosegue Maria Carmela Rozza, capogruppo del Partito Democratico di Milano (in foto) – spesso è stato scevro della volontà di impegnarsi sul fronte di opinioni diverse, per legittimare il proprio movimento politico. Nella seconda Repubblica i diritti negati sono stati la carta d’identità dei movimenti politici. Se due persone dello stesso sesso vogliono vivere insieme, noi dobbiamo dare una risposta e non giudicare. Con l’istituzione di questo registro chiediamo allo Stato di legiferare in merito». «È un paradosso non riconoscere agli omosessuali il diritto al matrimonio. – così Marilisa D’Amico, presidente commissione Affari istituzionali Comune di Milano – Il parlamento ha ignorato il monito della Corte Costituzionale sulla necessità di intervenire con una legislazione in merito. Il registro delle unioni civili a Milano è il minimo che il Comune può fare finché non c’è una legge. Chi si registra avrà anche diritto di assistenza come parente prossimo in caso di malattia».

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La parola è passata ai rappresentanti delle comunità religiose: «Per la mia religione l’omosessualità non è concepita – ha esordito Daniele Nahum, vicepresidente della Comunità Ebraica di Milano (in foto) – ma se parlo da cittadino italiano è scandaloso che due cittadini dello stesso sesso non abbiano gli stessi diritti e bisogna assolutamente intervenire. Nella prima Repubblica ci sono state molte conquiste sociali grazie al confronto tra laici e religiosi.  Evitiamo la commistione tra religione e politica, ognuno poi seguirà la propria etica». «I cattolici hanno un ruolo determinante, – prosegue Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale di Noi Siamo Chiesa – governano il Paese da sempre. Nostra è la responsabilità di una politica delle famiglie estremamente carente, che colloca l’Italia in fondo alla lista. Le campagne contro i Dico o il testamento biologico non sono il giusto modo. La nostra è una società complessa, anche il cardinale Martini in un recente libro si è espresso favorevolmente sulle coppie di fatto. Le posizioni ufficiali non sono più condivise come si potrebbe pensare».

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«Tutte e religioni si trovano davanti a una lezione da parte della storia, siamo di fronte a un terremoto di cambiamenti – così Marita Bombardieri dell’Istituto Buddista Soka Gakkai (in foto) – e ogni religione dovrebbe mantenere un occhio laico, non interpretare tutta la realtà attraverso la sua confessione. Il buddismo parte da una visione universale di tutti gli esseri viventi e riconosce il diritto alla felicità e ogni essere umano ha il diritto di far risplendere la propria. Noi abbiamo una visione laica, nella profondità della vita di ognuno c’è un potenziale universale, fiorire ognuno secondo la sua natura è mettere le radici in questo». «Nel sinodo valdese del 2011 abbiamo benedetto un’unione omosessuale, – così Giuseppe Platone pastore della Chiesa Evangelica Valdese – noi crediamo fermamente nell’amore. Gli stupri e la violenza sono uno scandalo, non il matrimonio omosessuale. In Italia c’è un deficit giuridico sulla libertà religiosa e sulle unioni di fatto. L’etica di qualsiasi religione non può essere imposta allo Stato di tutti».

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«L’Islam si pone in maniera molto laica. – Prosegue Davide Piccardo del coordinamento delle associazioni islamiche – Si vive in una società plurale, quindi diritti per tutti, questo è importante. Nel convincere gli altri della bontà del proprio credo, il credente perde se si barrica dietro le leggi dello Stato. Sono favorevole a un registro sulle unioni e ci prestiamo a un processo di dialogo». «Il registro delle coppie di fatto – afferma Riccardo Tocco, pastore della Chiesa Evangelica – è l’esercizio di un diritto fondamentale e una norma sulle unioni di fatto deve essere favorita». «Non c’è più tempo da perdere – incalza Samuele Bernardini della Consulta per la Laicità delle Istituzioni – c’è pressione e domanda. Il monopolio cattolico lascia poco spazio agli altri, la politica deve dire no a questo, dando risposte sulle unioni di fatto e su altri temi. Il vento a Milano è cambiato, andiamo avanti con determinazione. Il lavoro è tantissimo ma la possibilità di farcela c’è».

Insomma, il registro a Milano si farà. Probabilmente subito dopo la visita del papa. Ironia della sorte?

di Francesco Belais

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