“La poesia è la ragione messa in musica” diceva Francesco De Sanctis. E la poesia, quella non ‘alta’ ma alla portata di tutti, delle piccole cose, è la protagonista indiscussa di un delizioso e incantevole gioiellino minimalista che è il nostro cineconsiglio per questo Natale: Paterson di Jim Jarmusch.
Un’elegia folk del quotidiano attraverso una settimana di vita, scandita giorno per giorno, di un placido autista d’autobus che si chiama Paterson come la città (vera) in cui vive e lavora, nel New Jersey, nota come Silk City perché nell’Ottocento la sua industria tessile lavorava una seta rinomata.
Oggi sono circa centocinquamila abitanti, è il terzo centro urbano del New Jersey, ed è legato con un filo rosso all’Italia perché vi abitò a lungo l’anarchico toscano Gaetano Bresci (nel film viene chiamato ‘Breschi’) che il 29 luglio 1900 a Monza uccise Umberto I di Savoia. E a Paterson dedicò un corposo poema epico composto da cinque volumi il poeta William Carlos Williams, specializzato in situazioni ordinarie della gente comune, proprio quelle che racconta il film: Paterson vive in una casetta di legno con l’amata Laura appassionata di decoro d’interni – in particolare il bianco/nero – e il capriccioso bulldog Marvin (lo interpreta Nellie, vincitore a Cannes della Palm Dog!).
In tempi ossessivamente cupi come questi, Paterson è un balsamo per l’anima, un tocco di cine-leggerezza necessaria, un omaggio alle piccole, grandi vite eccezionali nella loro unicità che chiunque ha la possibilità di incrociare.
Paterson esce oggi nelle città capozona e giovedì 29 nel resto del territorio nazionale.
Da vedere.
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L'ho visto 2 settimane fa a Berlino. Incantevole, spiritoso, introspettivo. Gli attori e il bulldog inglese, bravissimi! Consigliato vivamente!