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Bellezza Addio, il trailer del doc su Dario Bellezza che arriva finalmente anche a Roma

Prima proiezione romana per il doc dedicato ad uno dei più originali poeti italiani del Novecento, che ad appena 28 anni con ‘Lettere da Sodoma’ donò alla narrativa italiana il primo racconto esplicito dell’amore omosessuale.

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Bellezza Addio, il trailer del doc su Dario Bellezza che arriva finalmente anche a Roma - Bellezza addio LOCANDINA - Gay.it

Bellezza, addio” è il nuovo film documentario di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese dedicato a uno dei più grandi poeti italiani del XX secolo, Dario Bellezza, per la prima volta in proiezione a Roma martedì 14 novembre al Nuovo Cinema Aquila.

La proiezione sarà seguita da un Q&A con Carmen Giardina e Massimiliano Palmese, autori e registi del film, Pivio, autore con Aldo De Scalzi della colonna sonora e il produttore Rino Sciarretta di Zivago Film. Presenta e modera l’incontro Pedro Armocida.

A che serve un poeta? La domanda posta oggi con il trionfo di immagini a consumo di like e condivisioni può apparire desolante. Oppure far constatare che non sono questi tempi per sentimenti poetici. Oppure, che non c’è mai stato tanto bisogno di poesia come oggi. È questo il sentimento che desta “Bellezza, addio“, presentato in anteprima mondiale alla 59ma Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro – appuntamento storico per il cinema d’autore, dove la coppia di registi aveva trionfato nel 2020 con “Il caso Braibanti”.

Bellezza, addio”, ha ricevuto il Premio del Pubblico e alla Miglior colonna sonora al festival “Inventa un film” Lenola 2023, e la Menzione Speciale della Giuria alla 21a edizione del Florence Queer Festival. Proiettato al Napoli Film Festival e in occasione del Premio Internazionale di Cinema e Narrativa “Efebo d’oro” di Palermo, sarà al “Via Emilia Doc Fest” di Modena il 16 novembre.

Bellezza, addio racconta l’intero arco temporale (1944-1996) fulminante di una vita troppo breve, in cui sta condensata una costellazione tra le massime della cultura italiana, e non solo, del ‘900. ‘Miglior poeta della nuova generazione’ lo consacra da giovanissimo Pier Paolo Pasolini, con cui instaura un sodalizio fedele. ‘Rimbaud di Monteverde’ una definizione della misura del suo talento (e di una passione per il genio francese che Bellezza tradusse con felicità). Il ragazzo che riesce a tessere fraterne amicizie con tre ‘madri’ diverse, tra le massime autrici del secolo: Amelia Rosselli, Elsa Morante, Anna Maria Ortese. Il poeta che ad appena 28 anni con ‘Lettere da Sodoma’ dona alla narrativa italiana il primo racconto esplicito dell’amore omosessuale, liberando un mondo di lettori. L’uomo irriverente, pudico, appartato e in grado di farsi personaggio televisivo, meditativo e vitalissimo in un’epica di notti romane, simbolo spontaneo delle lotte per la libertà sessuale, e con la stessa traumatica fine per aids, capace di mostrare tutte le arretratezze di un paese bigotto, e superarle di slancio con la sua passione, ironia, amore.

Attraverso le testimonianze di grandi intellettuali e compagni di strada, come i poeti Renzo Paris e Elio Pecora, il critico Franco Cordelli, Barbara Alberti, Ninetto Davoli, Nichi Vendola e molti altri; l’archivio personale del poeta sfogliato in pagine inedite dal collezionista Giuseppe Garrera; repertori filmici eccezionali; e non ultimo un accompagnamento musicale di due maestri della colonna sonora come Pivio e Aldo De Scalzi, Bellezza, addio è il ritratto commosso e appassionante di un uomo unico e di una passione. E attraverso lui, il racconto di diverse storie d’Italia, in passaggi cruciali, sconfitte, oblii e trionfi. Infine una biografia speciale di quei cittadini che sono i lettori di libri. Da cui si comprende che forse a questo serve un poeta: a cambiare la società, toccando e cambiando loro, quelli che leggono.

La stampa italiana ha applaudito l’ultima opera di Giardina e Palmese, in attesa delle più che probabili nomination ai David e ai Nastri.

Le voci appassionate e a tratti commosse di Alberti, Pecora, Cordelli, Davoli – e molte altre – compongono da sole il racconto di Bellezza, addio, il documentario prodotto da Zivago Film e Luce Cinecittà che cerca di riportare l’attenzione sul poeta romano prima che quel volto rotondo con gli occhiali grandi e il foularino annodato al collo sparisca dalla memoria (…) un’impietosa riflessione visiva sul tempo perduto“, ha scritto Alberto Piccinini per Il Venerdì di la Repubblica

Dario Bellezza era un insieme di contraddizioni, di gioia e di dolore, di sorrisi e di malinconie, di amori e di frustrazioni, che i registi Carmen Giardina e Massimiliano Palmese riescono a catturare nella sua meravigliosa drammaticità. […] A emergere dal film è un uomo orgoglioso e solo, capace di parole potenti e di sentimenti fragili, di impudicizia e di timidezza, autore di una vita tormentata, povera, triste. Bellissima. […] Un ritratto che diventa il mosaico di una storia italiana irripetibile“, ha aggiunto Roberto Manassero di MYmovies.it

Con Bellezza, addio i due registi (reduci dal non facile e discusso film Il caso Braibanti) tessono un mosaico che non è soltanto una finestra aperta sull’esistenza e la poetica del “Rimbaud di Monteverde”; ma anche una rivisitazione di quegli ambienti intellettuali da lui frequentati dalla fine degli anni sessanta e per oltre un quarto di secolo. […] Bellezza, addio ha il pregio di espandere il narrato della rappresentazione verso un oltre l’immagine del poeta che getta il proprio corpo nel lotta, l’idea della poesia come ostinato canto di libertà e movimento di resistenza“, ha scritto  Mimmo Mastrangelo per Avvenire.

Bellezza, addio, il film documentario di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese, registi abituati a sondare lo scandalo e lo sconcerto, che nel 2020 hanno realizzato Il caso Braibanti, […] è il ricordo «di una stagione culturale irripetibile». Cosa aveva di irripetibile quella stagione lo dice Barbara Alberti, tra gli interpellati: «il bene di vivere nell’era dello scandalo». Oggi, lo scandalo, scandito dai like, è merce pari a un’altra. […] Alcune memorie sono memorabili: Amelia Rosselli che sale su un albero perché non vuole vedere i parenti; l’abissale pudore di Anna Maria Ortese, amata e riscoperta da Dario Bellezza. I frammenti dello scontro televisivo tra Bellezza e Aldo Busi, acide pettegole, era il 1986, dimostrarono che la «diversità» aveva divorato il «diverso»“, ha aggiunto  Davide Brullo de Il Giornale.

Non un documentario celebrativo, ma una appassionante e commovente sarabanda, un riavvicinamento, che è anche un congedo polifonico da un artista e da un’epoca che continuiamo a rimpiangere, sì, con un po’ di, forse motivata, nostalgia“, ha scritto Andrea Pastor de Il Manifesto.

Il documentario, che sembra condividere con il suo soggetto la malinconia provocata dalla condanna ad andare a fondo, allarga lo sguardo oltre la singola personalità di Dario Bellezza. Attorno a questo centro di gravità, si sviluppa il racconto parallelo di un’atmosfera, di una Roma che ‘era ancora buia’, di un circolo di conoscenze che erano molto più un sodalizio tra artisti, ma vere amicizie. Rapporti viscerali, intimi e autentici, come la sua poesia“, ha scritto Riccardo Baiocco di Sentieri selvaggi.

 

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