Altro che sangue blu… facendo un rapido calcolo nelle monarchie più in vista della storia scorreva sangue rosa!
L’ultimo ‘in odore’ di omosessualità sembrerebbe il Principe Carlo D’Inghilterra ma il suo outing, ad opera di un valletto ‘in carriera’, ha tutta l’aria di essere una ‘bufala’.
Numerosi altri ‘sangue blu’ al contrario ci hanno lasciato testimonianze indubitabili di quanto fossero ‘regine’. Ecco riassunte le loro gesta erotiche… ehm volevo dire eroiche.
Alessandro Magno (356-323° a.C.) re della Macedonia è probabilmente il primo sovrano gay. Ebbe due grandi amori: ^SEfestione^s, un comandante del suo esercito, che fu suo ‘compagno’ devoto fino alla morte prematura, e Bagoas, un eunuco ballerino e musicista. Callistene, storico di palazzo, registra che Alessandro gli avrebbe anche detto: “Faccio l’Amore col maschio e la Voluttà col castrato”. Buongustaio…
Qualche centinaio di anni più tardi l’omosessualità diventa una sorta di moda per gli Imperatori romani.
Giulio Cesare (100-44 a.C.) fu descritto da Svetonio, uno storico romano, come “moglie di tutti i mariti e marito di tutte le mogli”. Bisessuale? Lo storico allude alla relazione del sovrano con Nicomede VI Filopatore, re di Bitinia. Tra i sostenitori della coppia i soldati di Cesare che gli cantarono dopo la conquista della Gallia: “Cesare ha sottomesso la Gallia e ha ottenuto il trionfo, Nicomede ha sottomesso Cesare, ma non ha ottenuto alcun trionfo”. I nemici di Cesare, al contrario, lo lo beffeggiavano chiamandolo “Regina della Bitinia”.
Procediamo ora velocemente sugli Imperatori Romani. Tiberio (42 a.C. – 37 d.C.) nel 26 d.C. si ritirò ^Sa Capri^s circondato da giovanissimi d’ambo i sessi. Si dice che l’imperatore amasse ‘nuotare’ con i maschietti nudi. La leggenda delle sue orge è ancora viva.
Nerone (37-68 d.C.), sempre secondo Sventolio, ebbe relazioni sessuali con molti uomini e sposò addirittura un castrato, Sporo, che tratterà come moglie. Domiziano (51-96), ^Sanche se l’attendibilità delle fonti è dubbia^s, si prostituì a Nerva, altro Imperatore romano e al pretore Clodio Pollione e che un giovane e affascinante greco resistette alle avances del sovrano. Decisamente più attendibili le testimonianze che narrano la sua passione per l’eunuco Earino.
L’Imperatore Adriano (76 – 138 d.C.) durante un viaggio si innamorò del giovane Antinoo (foto), di Bitinia. La loro è tra le coppie gay più celebrate della storia. Eliogabalo (c. 205-222 d.C.) fu un sovrano sacerdote. Usava presentarsi al popolo vestito d’oro e di porpora, adorno di bracciali e di collane, truccato alla moda orientale e con le guance tinte di bianco. Scandalizzò Roma sposando un uomo, l’auriga Ierocle di Smirne.
Nel corso del tempo il numero di monarchie aumentò e cresce, di conseguenza, il numero di sovrani gay.
In ordine cronologico citamo Edoardo II re di Inghilterra (1284-1327) che amò il nobile Gaveston, Giovanni II il bello (1319-1364) re di Francia che amò profondamente Carlo de la Cerda, Enrico IV di Castiglia (1425-1474) re di Spagna passato alla storia come “frivolo e perverso”, Enrico III di Valois (1551-1589) e la sua corte di mignons (favoriti, ndr.) e il suo quasi coetaneo Giacomo I re d’Inghilterra (1566-1625) di cui si sono conservate le lettere d’amore al George Villiers duca dei Buckingham, Gustavo III re di Svezia (1746-1792) indifferente alle donne e sempre circondato da uomini con cui era solito dormire.
Di questo passo rischiamo una indigestione.
Non menzioniamo quindi Luigi XVIII (1755-1824) re di Francia, la celebre lesbica Cristina (1626-1689) regina di Svezia, la ‘Zarina’ Pietro il Grande (1672-1725, foto) e altri meno regnanti meno celebri.
Abbiamo ampiamente mostrato l’esistenza di ‘regine’ gay ma sfatiamo anche il pregiudizio che la vita di un regnante sia tutta stallieri disponibili, vesti di broccato e merletti… Stando alle loro biografie altro che vita da favola…
Ad esempio ^SFederico II re di Prussia^s (1712-1786) e il compagno Hans von Katte, giovanissimi, organizzarono una fuga d’amore. Il futuro sovrano scoperto dal padre fu costretto ad assistere alla decapitazione dell’amato.
In tempi recenti ^SLudovico II di Baviera^s (1845-1886) la cui storia ha ispirato opere cinematografiche (Visconti gli ha dedicato il film ^SLudwig^s nel 1973) e letterarie (^SKlauss Mann^s ha scritto una biografia romanzata della tragica morte del sovrano: La morte del cigno pubblicata in Italia per Franco Maria Ricci nel 1973). Al di là dei suoi gusti da ‘queen size‘ (tra i compiti di un suo stalliere quello di procurargli ‘nerboruti’ amanti tra lacchè, stallieri, e camerieri di corte, ma prima del convegno amoroso Ludovico pretendeva un disegno del membro del possibile amante) fu davvero sfortunato. Le sue stravaganze ed eccentricità portarono la famiglia a costringerlo ad abdicare, ad interdirlo e a rinchiuderlo in una prigione dorata. La sua tragica fine, morì annegato nel lago di Lugano, ha molte zone d’ombra. ^SProbabilmente fu ucciso^s.
Infine non possiamo dimenticare l’omosessualità dell’ultimo re d’Italia, ^SUmberto II di Savoia^s conosciuto negli ambienti particolari come ‘Umbertina’ (a detta di Giò Stajano). Secondo Giovanni Dall’Orto se fino a poco tempo fa si parlava della ‘pederastia’ del sovrano solo come pettegolezzo esisterebbero una serie di documenti che attestano che “Umberto scelse di preferenza i suoi partner fra i militari, privilegiando gli ufficiali (qual era anche Visconti al momento della loro liason): persino in esilio a Cascais (dove, per dirla eufemisticamente con Bartoli (Domenico Bartoli, La fine della monarchia, Mondadori, Milano 1946) ‘non gli si conoscevano distrazioni femminili’, sceglieva i suoi amici fra gli ufficiali della guarnigione, ‘specie fra i giovani‘.
Ne ho dimenticato qualcuno?
Evidentemente sì, anche perché, al di la del sangue blu, ci sentiamo tutti, chi più chi meno, un po’ regine…
^SApprofondimenti^s
Se interessati all’argomento trovate una breve biografia con bibliografia, in chiave gay di tutti i sovrani citati nel testo: Robert Aldrich – Garry Wotherspoon, Who’s Who in Gay & Lesbian History from Antiquity to World War II, Routledge, New York 2001.
di Stefano Bolognini
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