Dennis Altman, una vita tra attivismo e accademia: intervista

Conosciamo meglio una delle icone dell'attivismo LGBTQIA+ mondiale. L'autore del classico "Homosexual: Oppression and Liberation" (1971) sarà in visita nel nostro paese tra poche settimane.

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Dennis Altman nel 1972
Dennis Altman nel 1972
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Dopo aver intervistato Lorenzo Bernini riguardo alla visita di Dennis Altman in Italia, cerchiamo ora di conoscere meglio l’attivista e accademico australiano – autore del classico Homosexual: Oppression and Liberation pubblicato nel 1971. Sarà possibile incontrarlo in occasione di tre eventi organizzati presso l’Università degli Studi di Milano (23 aprile), Università degli Studi di Torino (29 aprile) e il Cassero LGBTQIA+ Center di Bologna (3 maggio).

 Chi è Dennis Altman?

 Sono figlio di due rifugiati ebrei e sono cresciuto in Australia. Nell’agosto 1964, il giorno del mio 21 compleanno, andai negli Stati Uniti per studiare presso la Cornell University. Qualche anno dopo, nel 1971, mentre vivevo a New York, mi sono imbattuto quasi per caso nel nascente movimento gay americano. A seguito di tale incontro ho cominciato a studiarlo e raccontarlo. Sono professore emerito presso la La Trobe University di Melbourne dove ho insegnato sin dal 1985. Al di là della mia attività accademica, sono stato particolarmente coinvolto in iniziative riguardanti la lotta all’AIDS. Dal 2001 al 2005, ad esempio, sono stato presidente dell’AIDS Society of Asia and the Pacific. Oggi mi considero soprattutto uno scrittore con all’attivo libri che vanno dal sesso alla numismatica.

Dennis Altman
Dennis Altman

Perché il suo libro Omosessuale: Oppressione e Liberazione è importante ancora oggi?

Credo che sia principalmente un documento storico. È frutto del primo movimento gay americano, ma anche delle letture radicali di Freud e Marx – particolarmente rilevanti nell’Europa degli anni Settanta. Il libro prefigura, in qualche modo, alcuni aspetti della teoria queer, una teoria purtroppo molto legata oggi al mondo occidentale e che dovrebbe prestare maggiore attenzione a quanto teorizzato dai primi movimenti di liberazione gay.

Homosexual: Oppression and Liberation di Dennis Altman, edizione australiana del 1971
Homosexual: Oppression and Liberation di Dennis Altman, edizione australiana del 1971.

Ritiene che i sogni della gay liberation siano caduti vittima dell’omonormatività?

Cerchiamo di non lamentarci troppo del progresso. Milioni di persone in diverse parti del mondo – Russia, Indonesia, Giamaica, Nigeria – sarebbero molto felici se venisse loro garantita una qualche forma di “omonormatività”. Mi irritano tutti quegli accademici che criticano il movimento mainstream scrivendo da posizioni di grande privilegio. Non credo che il matrimonio egualitario o il diritto di prestare servizio militare siano delle conquiste rivoluzionarie, tuttavia è innegabile che l’omonormatività sia preferibile a tutte quelle situazioni che molte persone non conformi dal punto di vista sessuale e del genere sono costrette a subire oggi in diverse parti del mondo contemporaneo.

Lei ha recentemente pubblicato un romanzo. Di cosa si tratta?

Death in the Sauna (Morte in sauna) è un giallo che inizia con un cadavere in una sauna alla vigilia di una grande conferenza internazionale sull’AIDS a Londra. Mi piacerebbe che venisse pubblicato in italiano – chiunque sia interessato mi contatti! Vorrei anche far notare che ci sono molti altri miei libri che potrebbero interessare i lettori italiani, in particolare Global Sex e Queer Wars, entrambi tradotti in molte lingue, ma purtroppo non in italiano.

Death in the Sauna di Dennis Altman, pubblicato nel 2023
Death in the Sauna di Dennis Altman, pubblicato nel 2023.

Di cosa parlano questi due libri?

La mia frustrazione rispetto alla teoria queer occidentale è dovuta a due fatti: è sorta in paesi del “primo mondo” ed è scritta in gran parte da accademici di università molto prestigiose. Penso che sia necessario prestare più attenzione alle culture non occidentali, le quali hanno effettivamente un linguaggio molto sofisticato e concezioni di genere, sesso e sessualità che potrebbero scuotere fortemente i nostri preconcetti occidentali. Dovremmo inoltre essere consapevoli del fatto che la maggior parte delle persone queer nel mondo deve confrontarsi ogni giorno con forme di oppressione di gran lunga più soffocanti di quelle che subiamo noi seduti comodamente negli studi delle nostre prestigiose università del “primo mondo”. Quando il mio collega Jon Symons e io abbiamo scritto Queer Wars nel 2016, abbiamo evidenziato come sembri esistere una crescente polarizzazione tra realtà geografiche in cui il queer sta favorendo un reale progresso (Europa, Canada, America Latina e Australasia) ed altri luoghi in cui la repressione sembra aumentare sempre più (Russia, Medio Oriente, gran parte dell’Africa). Oggi gli Stati Uniti sembrano essere in bilico tra questi due estremi: da una parte, una spaventosa transfobia e, dall’altra, un movimento LGBTQIA+ molto affermato e sostenuto dal Partito Democratico.

Queer wars di Dennis Altman and Jonathan Symons, pubblicato nel 2016
Queer wars di Dennis Altman e Jonathan Symons, pubblicato nel 2016.

Perché ha deciso di venire in Italia?

Sono molto grato a Lorenzo Bernini per aver promosso questa mia visita nel vostro paese e per aver lavorato alla ri-traduzione del mio primo libro. Sono stato in Italia diverse volte in passato – ho trascorso ad esempio alcune settimane al Rockefeller Centre di Bellagio – ma questa visita sarà soprattutto un’ottima occasione per conoscere meglio almeno una parte dell’Italia settentrionale: Milano, Torino, Genova e Bologna. Inoltre, trovo particolarmente allettante l’idea di discutere del mio lavoro nel vostro paese.

Cosa dobbiamo aspettarci da questi incontri a Milano, Torino e Bologna?

La mia preoccupazione principale è che non parlo italiano e noi anglosassoni abbiamo spesso una certa presunzione nel credere che la gente possa capirci. Spero che questi incontri siano per me delle occasioni per imparare cose nuove, ma anche per insegnare qualcosa alle persone che parteciperanno. Data la mia età sono in una situazione per cui ciò che per me è memoria, risulta essere storia per la maggior parte del mio pubblico.

Dennis Altman in Italia, poster dei tre eventi in programma a Milano, Torino e Bologna.
Dennis Altman in Italia, poster dei tre eventi in programma a Milano, Torino e Bologna.

Può dirmi cosa sa del movimento LGBTQIA+ italiano?

Sono affascinato dalle differenze che mi sembra di percepire tra il movimento queer italiano e i movimenti anglosassoni con cui ho maggiore familiarità.

Preparandomi per il viaggio, ho letto un po’ di cose a riguardo anche se, non conoscendo la lingua italiana, le fonti a mia disposizione non sono molte. Conosco il FUORI, so dei suoi legami con il Partito Radicale e ho letto Mario Mieli – l’ho persino citato nel mio libro The Homosexualization of America (1982). Se fosse ancora vivo, sarebbe interessante chiedergli quanto il mio lavoro lo abbia influenzato. Lui cita il mio Homosexual: Oppression and Liberation, ma credo che ne sia stato influenzato più di quanto non ammetta, soprattutto perché il mio lavoro circolava molto negli ambienti della Gay Liberation londinese.

Ogni movimento sociale riflette un ambiente politico e culturale più ampio. Ho pensato molto alle somiglianze e differenze tra la politica queer italiana e quella australiana. Entrambe sono emerse a seguito del tumultuoso Sessantotto. L’Australia, molto conservatrice dal punto di vista politico, si è rivelata essere negli ultimi anni più progressista dal punto di vista sociale. Il movimento italiano mi sembra intellettualmente molto più rigoroso del nostro, ma deve anche affrontare un’opposizione molto più profonda, il che non sorprende visto il vostro governo e la presenza del Vaticano.

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