E amore fu. A stabilirlo però è stato un giudice. E’ la bizzarra vicenda capitata ad un transessuale di orgine brasiliana che aveva chiesto alle autorità di polizia di ottenre il permesso di soggiorno dopo il suo matrimonio con una donna extraconunitaria ma in regola. Gli inquirenti, però, glielo avevano negato facendo scattare il ricorso al giudice da parte del trans.
La motivazione posta al rifiuto era stata quella di "matrimonio di comodo". I due si sarebbero sposati, e non sarebbe un’eccezione, solo perché lui potesse ottenere il documento richiesto. E a riprova dell’accusa era stato portato un annuncio su un giornale specializzato in cui lui rassicurava le candidate spose che "non sono mai andato con una donna". Niente sesso, niente amore, insomma. Ma la tesi della polizia è stata stroncata dal giudice. Il tribunale ha infatti deciso che sì, quello fra di loro è vero amore. E che permesso di soggiorno sia.
La situazione in cui si sono venuti a trovare i due protagonisti della vicenda non è inususale, soprattuto da quando è entrato in vigore il pacchetto sicurezza e la sua norma volta a reprimere proprio i matrimoni di comodo: da allora le nozze tra un cittadino straniero clandestino e un altro in regola con il permesso di soggiorno non danno diritto al primo di essere automaticamente in regola. La polizia può infatti decidere di non concedere il documento sulla base della segnalazione del Comune che ha pubblicato la data del matrimonio. Questo è obbligato a segnalare alle autorità ogni caso sospetto dando via alle azioni di verifica da parte delle forze dell’ordine.
Come facciano, però, ad indagare il lato più intimo di un’unione non è dato sapere.
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