Abbiamo già visto tredici splendide piazze riempirsi di orgoglio, di arcobaleni e di cuori rossi che invocano uguali diritti per tutti gli amori. Ma l’Onda Pride non è ancora finita: l’11 luglio sarà il turno di Napoli e l’1 agosto sarà Reggio Calabria a chiudere la stagione dei pride del 2015. In attesa di questi due appuntamenti, continuiamo il nostro viaggio tra i testimonial dell’Onda Pride, che hanno scelto di metterci la faccia e urlare che “è una questione di diritti umani”. It’s #HumanPride.
Ecco la storia di Martina e Valerio, fratelli e attivisti.
Martina e Valerio hanno molte cose in comune: la passione per la giurisprudenza, quella per l’attivismo LGBTQI e quella per lo scoutismo. E il cognome. Sì perché Valerio e Martina sono fratello e sorella. Se c’è una cosa che non hanno in comune, invece, è l’orientamento sessuale. Martina, la più grande dei due, è etero, ma è stata proprio lei a iniziare per prima a battersi. “Sono diventata attivista perché mi sono resa conto che era giusto combattere per l’eguaglianza di tutti da un punto di vista sia legislativo che sociale. E mi sono resa conto che se non scendevano in piazza anche gli etero, le cose non sarebbero cambiate, per nessuno.”
Lo ha fatto per prima, quindi, e contrariamente a quanto si potrebbe pensare, lo ha fatto anche prima di sapere che stava combattendo per suo fratello. “Quando ho iniziato non l’ho fatto per lui. Solo dopo ho saputo di mio fratello e mi sono ‘gasata’ ancora di più. A quel punto era evidente che quella fosse proprio la mia battaglia”. Fortunatamente, Martina non è la sola. Sono sempre di più gli eterosessuali “arcobaleno”, quelli che hanno capito che un mondo dove gli esseri umani non hanno tutti le stesse tutele è un mondo ingiusto: un mondo in cui nessuno dovrebbe voler vivere o far crescere i propri figli. Dall’ingiustizia, questo sì, i bambini bisognerebbe proteggerli. Questa sì, dovrebbe essere una priorità di tutte le famiglie.
In quanto a famiglia, Martina e Valerio sono stati fortunati. I loro genitori non hanno mai avuto bisogno di troppe spiegazioni. All’inizio, si chiedevano soltanto perché i loro figli lottassero attivamente per tutto questo. Poi la curiosità si è trasformata in informazione, l’informazione in sostegno e il sostegno in orgoglio, quando sono scesi in piazza nel loro primo pride insieme ai loro figli. Nel supermercato di famiglia, ora, il padre vuole indossaer la maglietta con il cuore egualitario de #LoStessoSì, la coalizione nazionale per il riconoscimento del matrimonio egualitario in Italia. E se qualcuno chiederà, lui vorrà rispondere, dimostrando che attivisti possiamo esserlo tutti, perché si combatte in prima linea anche stando dietro a un bancone.
Pensando a questo, si può certo capire che Valerio non abbia mai dovuto davvero dire nulla ai suoi genitori. Lui ha sempre vissuto la sua vita in totale trasparenza, loro lo hanno sempre saputo. Ma se qualche dubbio poteva essere rimasto, è contento che queste righe lo stiano fugando del tutto. Valerio è gay e questo è solo un giorno come un altro per ripeterlo al mondo. Perché il coming out non è mai qualcosa che hai fatto: è qualcosa che fai, ogni giorno della tua vita. Ed è bellissimo come solo la verità sa essere.
Martina oggi è praticante avvocato. Valerio, più giovane di tre anni, è laureando in giurisprudenza. Lei è stata la presidente di un’associazione universitaria per la tutela dei diritti LGBTQI, la stessa che adesso è lui a presiedere. Due fratelli così, cos’è un diritto lo sanno bene, così come sanno che nella storia recente ogni diritto in più è stato conquistato anche grazie all’impegno di chi ci ha creduto e che ha saputo lottare insieme, e fare gruppo, per raggiungere un obiettivo comune.
Come si fa a fare gruppo, Martina e Valerio l’hanno imparato agli scout. Un mondo, quello dello scoutismo, che non rinnegano affatto. Anzi lo celebrano, operando al contempo come motori di un cambiamento dall’interno, perché sono convinti che gli ideali di un vero scout vadano ben oltre certi dogmi di una certa chiesa. Per questo Valerio e Martina sfilano al pride, orgogliosi, con il loro “fazzolettone” legato attorno al collo. E con loro tantissimi ragazzi a cui basta ricordare una frase, una soltanto, per sentirsi nel giusto ad essere Scout and Proud: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Chi l’ha detta, doveva essere un vero attivista.
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