Oggi, 24 febbraio 2021, è il Pink Shirt Day. Un evento poco conosciuto in Italia che punta a dare rispetto e dignità a tutti, indipendentemente dall’età, dal proprio orientamento sessuale, dall’identità di genere, dalla paese di provenienza o dalla propria cultura.
Il Pink Shirt Day vuole promuovere la diversità di ognuno di noi, dove la discriminazione e odio non hanno posto. La giornata giusta per iniziare a essere sé stessi. E la nascita di questa giornata è riconducibile proprio a un episodio di bullismo omofobico.
La storia del Pink Shirt Day
Il Pink Shirt Day è nato in Canada, nel 2007. Un ragazzo gay era stato deriso e bullizzato da alcuni compagni per aver indossato una maglietta rosa.
Due studenti e amici della vittima, David Shepherd e Travis Price, hanno deciso di reagire, sostenendo il compagno vittima di bullismo omofobico. Hanno deciso di combattere, rispondendo direttamente ai bulli: hanno acquistato e distribuito ai compagni 50 camicie rosa, che dovevano essere indossato da tutti coloro che appoggiavano il ragazzo gay.
Questo evento viene celebrato in Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Libano. L’iniziativa prevede che venga indossata una camicia rosa, come lotta simbolica al bullismo. Solitamente, vengono anche organizzate raccolte fondi per i programmi anti – bullismo.
Serve una campagna anti-bullismo forte
Come sappiamo, il bullismo omofobico (e non) è una piaga ancora molto presente nelle nostre scuole. Uno studente su quattro ne è vittima, durante gli anni dell’adolescenza. Come abbiamo visto solo qualche giorno fa, il bullismo oggi non si sofferma solo all’interno dell’edificio scolastico, ma anche sul web.
Video di umiliazioni, foto modificate, minacce. Il mondo della webchat e dei social media sono teatro dei peggiori episodi di cyber-bullismo, che colpiscono le vittime creando danni dal punto di vista mentale, emotivo e fisico.
Non serve ricordare quanti ragazzi si sono suicidati o hanno tentato l’estremo gesto. Per questo motivo, anche il Pink Shirt Day è un modo per aumentare la consapevolezza di quanto possa far male il bullismo.
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