Ancora bullismo omofobico, nonostante la didattica a distanza per il Covid 19. La vittima è un ragazzo di Sora, in provincia di Frosinone. Giovanni, nome di fantasia, è uno dei tanti ragazzi che in questi mesi si sono mossi per tornare alla didattica in presenza, e lo aveva fatto tramite un cartello su cui aveva scritto “La scuola in presenza non è solo un voto“.
Alcuni bulli annoiati, anziché sostenere il compagno, hanno pensato bene di modificare il cartello, scrivendo invece “Sono fr*cio“. La foto modificata è stata poi diffusi dagli stessi bulli omofobi su numerose chat. In poco tempo, l’immagine è stata vista non solo dagli studenti di Sora, ma da centinaia di studenti. Dopo poche ore, l’intera provincia ha visto la foto di Giovanni con il cartello modificato.
Il ragazzo, venuto a sapere dell’atto di bullismo omofobico, ha raccontato tutto ai genitori, ora pronti a denunciare il fatto. Arrivare ai bulli non dovrebbe essere difficile per la Polizia.
Sostegno per l’episodio di bullismo omofobico
Dalla Rete degli Studenti medi del Lazio, arriva un messaggio di supporto e pieno appoggio per Giovanni:
Esprimiamo la piena solidarietà al ragazzo coinvolto in questo spiacevole episodio. Di fronte a comportamenti del genere non possiamo rimanere in silenzio perché essi sono la prova che certi tipi di discriminazione sono ancora presenti nella nostra società. Non siamo disposti a tollerare più queste micro aggressioni perché alimentano una cultura basata sull’odio e su valori che non ci appartengono.
Stessa vicinanza anche da Gianmarco Capogna, che ricorda l’importanza di non arrendersi mai, di continuare a lottare affinché episodi di bullismo omofobico come questo non accadano mai più.
Episodi di bullismo omofobico e transfobico non devono essere sottostimati perché i giovani sono spesso tra le fasce maggiormente colpite dalle discriminazioni per orientamento sessuale ed identità di genere. Non vi arrendete mai, non arrendiamoci mai all’odio o peggio all’idea che le nostre vite non valgono abbastanza. Soprattutto non pensate di essere mai sol*. Siamo una comunità e affrontiamo insieme le cose belle ma anche i momenti difficili.
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Se fossi un giornalista andrei a intervistare i genitori dei bulli. Ognuno risponde di quello che fa, mi riferisco alle decisioni che un genitore prende dopo aver saputo che il figlio fa il bullo verso minori lgbt. Non esiste solo la politica venduta come fucina di leggi-panacea, prima ancora esiste la società civile e la sua pressione sui pezzi di società che si compiacciono di figli bulli verso minori lgbt.