Ci sono Grindr, Scruff, Planetromeo, Badoo. E tantissime altre app d’incontri gay. Ma Chappy era diversa. Chappy guardava all’inclusione. Niente foto di pettorali perfetti, di bicipiti enormi o di addominali scolpiti. O meglio, c’erano anche quelle, ma non si puntava solo all’aspetto esteriore. Insomma, un’app d’incontri gay diversa per chi non dava troppa importanza all’etnia di una persona, al suo peso, alla sua età. Dove l’aspetto fisico va in secondo piano. E a tre anni dalla sua uscita sul mondo delle app, Chappy chiude.
Quante volte nelle app più usate non hai più ricevuto una risposta a un messaggio o l’altro è scomparso dopo l’invio di una foto? O ancora peggio, quante foto fake ricevevi? Questo su Chappy non capitava. Ogni utente doveva confermare la propria identità tramite Facebook, e prima di entrare nella comunità virtuale doveva “prestare giuramento“, ovvero assicurare che avrebbe trattato gli altri con rispetto ed educazione.
La rete inclusiva, gentile e rispettosa di Chappy chiude per un progetto più grande
Gli amanti di questa app inclusiva però non devono disperare. Dalla produzione, hanno spiegato che l’app si unirà a Bumble (un’altra app d’incontri), per la creazione di un progetto molto più grande della singola app, che punterà sempre all’inclusione e alla non discriminazione.
Nonostante questo, gli utenti hanno tempo fino al 28 febbraio per concludere le conoscenze e continuare la frequentazione tramite altri metodi. Poi, l’app d’incontri gay chiuderà ufficialmente.
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