“Il grande schermo è per le persone speciali, io mi sono sempre sentito normale”. È un vero shock la morte improvvisa di uno dei più dotati, introspettivi, eclettici attori della sua generazione: l’attore americano Philip Seymour Hoffman ci lascia a soli 46 anni per un’overdose di eroina. È stato trovato dalla polizia con ancora il laccio emostatico al braccio nel suo appartamento di Manhattan. Era ripiombato nella dipendenza dalla droga da un anno, dopo varie cure in centri specializzati che sembravano l’avessero guarito da una tossicodipendenza in cui era precipitato durante un’adolescenza difficile.
Nel 2006 vinse l’Oscar come miglior attore per Capote – A sangue freddo di Bennett Miller in cui interpretava con straordinaria finezza ed empatia Truman Capote, si trasformò nella drag queen Rusty che dava lezioni di canto a Robert De Niro nel dimenticato Flawless e scatenava forti tensioni omosessuali con Matt Damon nel thriller Il talento di Mr. Ripley. Molti suoi ruoli sono entrati nell’immaginario collettivo in film cardine quali Magnolia, Il grande Lebowski, Boogie Nights, Il dubbio, I love Radio Rock, The Master. Recitò molto anche in teatro e diresse l’opera We’d All Be Kings nel 1999 in Arabia Saudita dove conobbe la costumista Mimi O’Donnell da cui ha avuto tre figli. Nel 2010 aveva anche diretto la commedia romantica Jack Goes Boating su un ex guidatore di limousine che organizza un appuntamento al buio con una ragazza. Aveva presentato qualche giorno fa al Sundance l’ultimo A Most Wanted Man di Anton Corbijn.
Se ne va un giovane gigante.
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