Tumblr ha annunciato che, a partire dal 17 dicembre, eliminerà dal social network qualunque contenuto per adulti. Tra proteste virtuali, contro-risposte ironiche e crisi d’astinenza collettive va in scena il funerale della piattaforma virtuale più amata dai cultori del “porno for free”.
C’era una volta il Parental Advisory, l’etichetta che tutti almeno una volta abbiamo visto sulla copertina di qualche disco con contenuti ritenuti troppo espliciti dalle case discografiche. Un contrassegno quasi ante-litteram se contestualizzato oggi nel panorama della censura che corre sul web.
L’ultimo colpo l’ha sferrato Tumblr annunciando che, a partire dal 17 dicembre, eliminerà dal social network qualunque contenuto per adulti, lasciando solo un po’ di spazio per la nudità in forma d’arte. Forse. Quello che per più di un decennio è stato uno dei luoghi più sereni in cui poter guardare porno sotto forma di foto, brevi video o gif, sceglie adesso di eliminare contenuti visualizzati da una buona percentuale dei suoi utilizzatori.
Tutto è iniziato il 19 novembre quando Tumblr si è ritrovato improvvisamente cancellato dall’App Store. A causa di contenuti, come spiegato in seguito, di stampo pedopornografico che pare avessero superato i filtri di controllo facendo capolino sul sito. Qualcosa dev’essere andato storto negli algoritmi incaricati di eliminare i contenuti proibiti, portando alla decisione di Apple di eliminare l’applicazione dal suo Store finché non avesse avuto garanzie di problema risolto. E così Tumblr ha deciso di eliminare tutti i contenuti porno, indipendentemente dalla loro natura legittima o criminale.
Come riportato nel comunicato ufficiale, il CEO Jeff D’Onofrio ha dichiarato: “I membri della comunità che hanno contenuti non più consentiti riceveranno un avviso in anticipo e, se lo desiderano, possono fare appello o preservare i loro contenuti al di fuori della comunità. Tutti i cambiamenti non avverranno da un giorno all’altro, dato che l’ampio ambito di questa complessità richiede tempo. Un’altra cosa: filtrare questo tipo di contenuti rispetto, ad esempio, a una protesta politica che include nudità o la statua del David, non è semplice. Ci affidiamo a strumenti automatizzati per identificare i contenuti per adulti e gli esseri umani per aiutare ad addestrare e tenere sotto controllo i nostri sistemi. Sappiamo che ci saranno errori, ma abbiamo fatto del nostro meglio per creare e applicare un regolamento che riconosca l’ampiezza di espressione che vediamo nella comunità”.
Insomma sostanzialmente gli algoritmi di controllo saranno sì rapidissimi, ma non del tutto affidabili. Una sensazione confermata anche dal fatto che già in questi giorni vengono segnalate come inopportune alcune immagini del tutto innocue. Ovviamente, essendo un’azienda privata, Tumblr ha tutto il diritto di decidere quali contenuti vuole che non appaiano sulla piattaforma.
Ma questa decisione non è stata accolta bene dal pubblico degli utenti, in particolare quelli omosessuali, tra i più “affezionati” al portale. Mentre una migrazione di massa è già in corso su Twitter (per quanto ancora rimarrà una zona franca per sessuomani compulsivi?) c’è chi si sta già dando da fare per organizzare un nuovo contro-social, ribattezzato Crumblr, che raduni nuovamente una community libera di pubblicare contenuti per adulti di qualsivoglia genere e tipo senza censure.
C’è poi chi ha scelto di adottare un comportamento meno reazionario e più diplomatico auspicando una disconnessione simbolica di tutti gli utenti da Tumblr nella giornata del 17 novembre, rimanendo “off” per almeno 24 ore, senza postare né visitare alcun che.
Non è dato sapere quali saranno esattamente i riscontri di queste azioni collettive, ma è certo che la piattaforma non sarà più la stessa. Quanti ancora decideranno di utilizzarla con finalità artistiche ad esempio oppure promozionali e creative? La scure della censura si abbatte senza tregua, costringendoci a ridimensionare la favoletta che per anni ha dipinto internet come quel grande spazio libero dal proibizionismo in cui tutto è concesso. Un grosso ban ci seppellirà.
In apertura un’illustrazione di Alex Castro per The Verge ©
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