Scrivere su Facebook equivale ormai a urlare in piazza, almeno per i personaggi pubblici. Per questo Mario Adinolfi avrebbe dovuto usare un po’ più di cautela nello scagliarsi contro Alfonso Signorini. Il giornalista e blogger del Partito Democratico, infatti, ha pubblicato alcuni commenti omofobi a una nota sui saldi di fine stagione scrivendo, tra l’altro: "Me fa ‘na pippa a due mani quel frocetto", dice quando un fan – uno degli oltre cinquemila di Adinolfi – lo avverte di stare attento al direttore di Chi. E ancora, a proposito dei commessi di un negozio il blogger aggiunge: "Ho anche dialogato amichevolmente con i servetti gay su maculati, leopardati e affini".
È il giornalista de La Repubblica Marco Pasqua a ricostruire la vicenda raccogliendo anche le dichiarazioni degli interessati. Se Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay, si dice "certo che Adinolfi non è una persona omofoba" e che il contesto "non va drammatizzato", allo stesso tempo pensa che "questi comportamenti devono farci riflettere, perché sono segnali di un’abitudine a voler fare dei gay degli oggetti di scherno". "Una cosa del genere la troveremmo, per fortuna, insopportabile se detta nei confronti di un ebreo e di una persona di colore. Ma dobbiamo interrogarci – conclude Patanè – perché continua ad avvenire con i gay. Il rispetto deve diventare automatico".
Molto più dura la reazione della compagna di partito di Adinolfi, Cristiana Alicata, giovane dell’area mariniana del PD. "Chiedo al segretario del PD Roma, Marco Miccoli, l’espulsione dal Partito di Mario Adinolfi – dice Cristiana Alicata, lesbica dichiarata – frasi come quelle apparse sul suo profilo di FB sono lesive dello statuto del Partito, se fossero state dette su migranti o ebrei o donne Adinolfi sarebbe già fuori. Il mio partito dia un segnale forte e di impegno nella lotta contro l’omofobia – auspica -, proprio alle soglie della giornata della memoria e provveda all’espulsione di Adinolfi. Non si tratta di come pensare al riconoscimento delle coppie di fatto e in che tempi, cose che sono da mesi in discussione democratica nel partito. Si tratta di vere e proprie offese omofobe fatte da una persona in vista, iscritta al partito e che può fomentare odio e discriminazione. Non bastano le scuse".
Adinolfi non sembra però affatto pentito di quanto accaduto. "Sono oltre ogni possibile sospetto di discriminazione – è l’autodifesa del giornalista – , anche perché, ogni giorno, la subisco sulla mia pelle, in quanto persona obesa". E usa ancora le pagine del social network per ribadire: "Ho detto ‘frocetto’ ad Alfonso Signorini ed è successo un putiferio perché l’avrei discriminato…a sollevare il putiferio è Repubblica, figuriamoci come ci sguazzeranno i giornali di destra – scrive Adinolfi – Io ripeto l’invettiva, magari servirà a far ragionare sul potere enorme che detiene il Grande Architetto del berlusconismo… contro i potenti, si può essere volgari: non si discrimina, si inveisce e rivendico l’invettiva". Come dire: l’offesa è verso una persona, non una categoria. Una motivazione che francamente non consola.
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