Sei sabato sera in prime time per il ritorno in tv del ‘gioco dei pacchi’. Rai 1 e Carlo Conti rilanciano il format Affari Tuoi, andato in archivio nel 2017, con uno spin-off intitolato “W gli sposi“.
Protagonista di ciascuna puntata sarà una coppia in procinto di sposarsi, come specificato dal sito della Rai. “Per lei in palio ci sarà una “lista di nozze” ricchissima, con un montepremi massimo di 300.000 euro, ma anche tanti “regali” originali, esclusivi e “dedicati”, che gli ospiti della trasmissione faranno ai Promessi Sposi“.
Regolamento Endemol alla mano, potranno partecipare al gioco “tutti coloro i quali siano maggiorenni al momento della presentazione della candidatura e abbiano effettuato la promessa di matrimonio presso il Comune di residenza; coloro i quali, pur non avendo ancora effettuato la promessa di matrimonio, siano muniti di (i) Certificato parrocchiale che attesti l’impegno a frequentare e/o la frequentazione al corso pre-matrimoniale; e/o di (ii) Certificato parrocchiale comprovante la prenotazione della Chiesa; coppie stabili che vivano in regime di comprovata convivenza, e che sottoscrivano una autocertificazione attestante la loro concreta volontà di contrarre matrimonio“.
Obblighi che di fatto escludono tutte le coppie LGBT in prossimità di unione civile, come denunciato sui social da Yàdad De Guerre. Come se la legge sulle unioni civili del 2016 non fosse mai diventata realtà.
A quasi cinque anni dall’entrata in vigore della «legge di civiltà» sulle unioni civili – cioè di quel baratto tra il principio di eguaglianza e l’astratto cambio di mentalità e di costumi con la logica dei piccoli passi – si rende evidente la violenta facilità con cui, in Italia, la definizione di famiglia resta, e deve restare, basata sul matrimonio tra persone di sesso diverso. Grazie alla Rai, il grido generalmente evocativo di momenti felici e festeggiamenti, «Viva gli sposi!», diventa l’ennesima arma di un sistema incrollabile di dominio, quasi fosse stata perfezionata da agguerriti militanti pro-family. Considerato il quadro giuridico italiano che, a oggi, prevede tre modelli normativi per i rapporti delle coppie monogamiche (matrimonio; unioni civili; convivenze) e tenuto conto del non più ammissibile occultamento di realtà familiari diverse dalla coppia eterosessuale sposata, il servizio pubblico dovrebbe ripensarsi per includere e rappresentare chiunque, trasformando un «W gli sposi» in «Speciale per due».
“Speciale per due” era il titolo originario di questo spin-off del programma, andato in onda nel 2009, con Max Giusti alla conduzione. E se all’epoca le unioni civili non erano neanche lontanamente contemplate, oggi risulta semplicemente inaccettabile, nonché discriminatorio, far finta che non esistano.
“Visto il momento critico che attraversiamo, «Affari tuoi – W gli sposi» suona come una forma di incentivo alla famiglia c.d. «tradizionale» a discapito di tutte le altre, quasi una linea politica di indirizzo programmatico“, sottolinea Yàdad nella sua denuncia social. “Come se non ci fosse fine al peggio, in alternativa alle promesse di matrimonio (non alle pubblicazioni, eh, proprio alle promesse!), basterebbero i certificati parrocchiali perché, si sa, la propaganda familista si situa storicamente nell’alveo dell’area confessionale cattolica. Secondo le regole del gioco, dunque, potrebbero diventare concorrenti due futuri sposi interessati soltanto a ottenere il riconoscimento cattolico e non anche quello statale, ma non potrebbero due persone che hanno scelto altri riti religiosi“.
La speranza è che la Rai modifichi il regolamento del prossimo show del sabato sera, ampliandolo a tutte quelle coppie in procinto di “giurarsi amore eterno”.