L’omosessualità fu decriminalizzata in Italia nel 1889 grazie al Codice Zanardelli.
Nel 1927, nella prima stesura del nuovo Codice penale fascista, i rapporti tra persone dello stesso sesso furono nuovamente criminalizzate.
Tuttavia, nel 1931, nella versione finale del Codice Rocco si decise di non includere delle norme penali specifiche contro l’omosessualità perché, secondo la commissione parlamentare, “fortunatamente” in Italia l’“abominevole vizio” non era così diffuso da giustificare un intervento legislativo.
Norme relative a stupro, corruzione di minore e atti osceni in luogo pubblico erano viste come sufficienti a regolamentare l’omosessualità senza nominarla. Inoltre, le leggi di pubblica sicurezza del 1926 avrebbero fornito alla polizia poteri sufficienti per controllare le attività degli omosessuali italiani.
Nonostante il silenzio del Codice Rocco, i fascisti potevano ricorrere a una varietà di mezzi repressivi per regolamentare l’omosessualità: il manicomio; il confino; l’ammonizione; la diffida. L’amministrazione fascista non aveva bisogno di prove per mandare al confino un individuo. Gli omosessuali scomparivano senza un processo e senza la possibilità di difendersi.
I fascisti italiani volevano che gli omosessuali mantenessero segreta la loro condizione. Per questo motivo manicomi, confino, ammonizione e diffida emersero come gli strumenti migliori per punire evitando ogni forma di “pubblicità”. Il “vizio” omosessuale era indicibile e tale doveva rimanere.
Sin dal gennaio 1926 “vizio” e “perversione” vennero censurati. I giornali non potevano riportare eventi scabrosi e non potevano parlare di “pederastia” o altre “nefandezze” legate alla sfera sessuale. Medicine o cure per l’impotenza, e altre disfunzioni sessuali, non potevano avere spazio nelle pagine dei giornali. I fascisti censurarono anche enciclopedie e riviste dedicate allo studio della sessualità. E tale opera di censura andò a colpire direttamente Aldo Mieli.
Nato a Livorno il 4 dicembre 1879 da una famiglia ebraica, Aldo Mieli fu storico della scienza e appassionato socialista. Si laureò in Chimica all’Università di Pisa nel 1904 e, a partire dal 1908, iniziò a lavorare presso l’Università di Roma. Dopo la Grande Guerra insegnò Storia della scienza presso “La Sapienza” fino al 1928. Nel 1919 fondò la rivista Archeion, dedicata alla Storia della scienza, che continuò a curare fino a tre anni prima di morire.
Interessato alla sessuologia e alla sua divulgazione, Mieli fondò nel 1921 la “Società italiana per lo studio delle questioni sessuali”. Nello stesso anno inaugurò anche la pubblicazione di una nuova rivista, la Rassegna di Studi Sessuali, che uscì in Italia fino al 1932. Nel corso degli anni la rivista cambiò denominazione a causa delle pressioni del regime. Nel 1924 il periodico divenne Rassegna di studi sessuali e di eugenica e nel 1927 venne ribattezzata come Rassegna di studi sessuali, demografia ed eugenica.
Nel 1921 Mieli partecipò, unico italiano, al congresso internazionale organizzato dal sessuologo tedesco Magnus Hirschfeld a Berlino. Tale incontro mise in luce la necessità di liberalizzare la sessualità e garantire il giusto trattamento di tutti gli individui, qualsiasi fosse il loro orientamento e il loro genere, attraverso la piena applicazione delle conoscenze scientifiche.
Nella Rassegna di Studi Sessuali Mieli diede grande spazio ad articoli italiani ed esteri. Egli, in particolare, dedicò attenzione alle ricerche scientifiche condotte da Hirschfeld presso l’Institut für Sexualwissenschaft di Berlino. L’Istituto per le scienze sessuali divenne un centro di riferimento per il nascente movimento omosessuale internazionale e per la lotta a favore della decriminalizzazione dell’omosessualità in Germania.
Mieli cercò di incoraggiare un dibattito pubblico sulle questioni sessuali in Italia e presentò l’omosessualità come un comportamento naturale. Dal 1924 al 1926 vennero pubblicati nella Rassegna innumerevoli contributi sul tema dell’omosessualità. Dopodiché, a causa di un regime sempre più opprimente rispetto a stampa e pubblicazioni, gli articoli iniziarono a ridursi. Essi scomparvero del tutto dopo che Mieli lasciò la direzione della rivista nel 1928.
Nel 1925 Mieli pubblicò per la “Biblioteca dei curiosi”, una iniziativa editoriale legata alla Società italiana per lo studio delle questioni sessuali, un libretto completamente dedicato all’Amore omosessuale.
Data la sua attività scientifica, il suo attivismo nell’ambito sessuologico, le sue posizioni politiche e il suo orientamento sessuale Mieli decise, per il suo bene, di lasciare l’Italia nel 1928.
Trasferitosi a Parigi, visse nella capitale francese fino al 1939 dove continuò ad occuparsi di storia della scienza. Abbandonata l’Europa, Mieli si traferì in Argentina dove lavorò presso l’Universidad Nacional del Litoral di Santa Fé dal 1940 al 1943. In seguito al colpo di stato argentino del 1943 e alla conseguente riorganizzazione del sistema universitario, il contratto di Mieli venne annullato.
Trasferitosi a Buenos Aires, Mieli iniziò a dedicarsi alla stesura del Panorama general de historia de la ciencia, un’indagine sulla storia della scienza organizzata in otto volumi. Prima della sua morte, avvenuta nel 1950 in Argentina, lo studioso riuscì a completare e pubblicare solo i primi due volumi del progetto editoriale.
Il Centro di Documentazione, nato a Carrara nell’agosto 2021 e fortemente voluto da Luca Locati Luciani, ha deciso di dedicare l’archivio ad Aldo Mieli – un pioniere della liberazione sessuale ancora troppo poco conosciuto nell’ambito degli studi queer.