L’ultimo Pride in Italia, e forse uno dei più significativi: ad Aosta la marcia arcobaleno parla di una comunità piccola eppure stretta e unita, un tripudio di colori e musica che ha ridipinto le vie della città andando oltre le aspettative.
Sì, 4000 persone possono sembrare poche rispetto ai numeri delle grandi città come Roma o Torino, ma qui – tra bolle di sapone, palloncini e bandiere – si racconta di uno dei capoluoghi più piccoli che diventa sempre più accogliente e che ieri ha ospitato la prima marcia Pride segnando una svolta per un territorio apparentemente poco propenso.
E lo si fa con le testimonianze dei partecipanti: video e foto che rimbalzano oggi tra tutti i principali social, e che mostrano una platea di tutte le età. Giovani e meno giovani, persone queer e ally, tutti insieme a danzare celebrando la propria libertà e manifestare per quella di tutti.
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Il primissimo Pride ad Aosta prevedeva la partecipazione – secondo le forze dell’ordine – di non più di 2000 persone. Un numero piccolo, ma che avrebbe già determinato il successo della manifestazione. Alla comunità LGBTQIA+, però, non bastava il successo: bisognava superare ogni aspettativa.
Ed è così che gli organizzatori hanno riscontrato partecipazione non solo dalla Valle D’Aosta, ma anche dal Piemonte nonché qualcuno che arrivava addirittura da altre regioni. Ed è così che il Pride ha superato quasi tutte le sagre e gli eventi valdostani degli ultimi anni.
L’adunata è stata alle 14:30 in piazza Cavalieri di Vittorio Veneto, ancora in procinto di smontare i banchi del mercato svoltosi la stessa mattina. Iconica, la frase di apertura di Cristy McBacon – drag queen madrina e speaker del corteo – che ha aperto la manifestazione al grido di:
«Mettiamoci tutti a sinistra, perché oggi la destra non si nomina»
Non sono infatti mancati i cartelloni contro la coalizione di destra, in particolare verso Giorgia Meloni e Matteo Salvini, naturalmente a tema gogliardico e perfettamente in linea con l’atmosfera allegra e scanzonata della manifestazione.
Altre ospiti d’eccezione sono Vladimir Luxuria, co-madrina e grande personalità che quest’anno ha presenziato a diverse manifestazioni e l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino.
L’unico carro presente si è preso il suo tempo per attraversare la città, permettendo ai partecipanti di godersi ogni passo della marcia, iniziata ben quasi un’ora dopo l’adunata. Un fiume di persone lento e armonioso, ma rumoroso e colorato: ci sono bambini, genitori, ragazzi appena maggiorenni e studenti delle scuole superiori.
A dimostrazione della grande unità dimostrata dalla comunità LGBTQIA+ c’è la grande bandiera arcobaleno sorretta da tutti, e che nelle due ore di corteo non ha mai toccato terra neanche una volta, neanche durante i discorsi in piazza Chanoux.
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«Sono orgogliosa, sono davvero orgogliosa. La nostra città ha risposto in maniera democratica al Pride – ha dichiarato Clotilde Forcellati, assessora alle Politiche sociali del Comune –. I diritti sostanziano la nostra cittadinanza, il nostro essere cittadini. Le persone sono costrette a una lotta per la sopravvivenza, e noi non lo vogliamo. Un diritto su tutti: il diritto alla felicità».
«Aosta è oggi la capitale dei diritti – ha concluso Samuele Tedesco, assessore alla Cultura –. Aosta me fait tourner la tête».
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