Non ancora un matrimonio religioso, ma una preghiera di celebrazione: l’inizio della futura apertura della Chiesa?
Non è la prima volta che Jozef De Kesel, Arcivescovo della diocesi di Malines-Bruxelles e Primate della Chiesa cattolica belga, si esprime fuori dal coro sul tema dell’omosessualità e delle coppie LGBTI.
L’ultima uscita del Cardinale, ripresa a margine di un incontro con un gruppo di credenti omosessuali, è stata definita dai media belgi come come “rivoluzionaria”. La proposta, rivolta alle coppie gay impegnate in una relazione duratura e monogama, non ricalca una celebrazione matrimoniale vera e propria, ma corrisponde più a un rito di ringraziamento.
“Se gli omosessuali vogliono comunque un segno cristiano di vicinanza, il cardinale ha pensato a una celebrazione di ringraziamento, di preghiera. Ma certamente non si tratta del consenso matrimoniale suggellate dallo scambio delle promesse – ha precisato il portavoce Geert De Kerpel a La Croix – se c’è una certa prudenza della Chiesa su questo punto è per tutelare il valore superiore del matrimonio e della famiglia”.
Già in passato il cardinale 71enne ha auspicato una Chiesa che rispetti le unioni gay, anche nella loro sessualità, secondo l’idea di un cattolicesimo “più aperto, più attento ai poveri e alle persone più vulnerabili”.
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