Lo scorso Giugno l’Estonia ha approvato il matrimonio egualitario “Stiamo costruendo una società in cui i diritti di tutti sono rispettati e le persone possono amare liberamente” aveva annunciato Kaja Kallas, premier liberale del paese ex-comunista. Da ieri 1° Gennaio 2024 le coppie omosessuali del paese baltico possono sposarsi.
Un evento epocale che secondo gli osservatori occidentali avvicina l’Estonia ai paesi nordici dell’Unione Europea e la allontanano ulteriormente dalle influenze autoritarie della Russia omobitransfobica e anti-occidentale di Vladimir Putin.
L’Estonia è diventata il primo paese ex sovietico a legalizzare il matrimonio gay. Il Riigikogu, il parlamento estone, ha votato infatti a favore della parità di diritti matrimoniali per tutte le coppie, senza distinzione di genere e orientamento affettivo, con una maggioranza di 55 deputati che ha votato a favore della modifica della Legge sulla Famiglia. 34 deputati avevano votato contro, in un parlamento composto da 101 seggi.
Nel 2016 l’Estonia aveva approvato la legge per le unioni civili, nello stesso anno in cui l’istituto giuridico era stato introdotto anche in Italia dal Governo Renzi.
La vittoria alle elezioni dello scorso febbraio del primo ministro, Kaja Kallas (che aveva poi promesso l’approvazione del matrimonio egualitario), ha spinto il paese verso la formazione del più progressista governo della sua recente storia post-sovietica.
“È un momento importante che dimostra che l’Estonia fa parte dell’Europa del Nord”, ha detto Keio Soomelt, il responsabile del festival Baltic Pride. “Per la comunità LGBT+, è un messaggio molto importante dal governo che dice, finalmente, siamo uguali alle altre coppie; che siamo preziosi e abbiamo gli stessi diritti a servizi e opportunità”, ha aggiunto Soomelt, che ha anche annunciato che nel corso del 2024 egli stesso completerà l’attuale unione civile in essere con il suo compagno in un vero matrimonio.
La legge sul matrimonio egualitario in Estonia è entrata in vigore da ieri 1° Gennaio 2024, quando le coppie dello stesso sesso hanno potuto iniziare a registrare le proprie domande di matrimonio online. Le prime richieste saranno processate e certificate entro il 2 febbraio.
Come riportato dal Guardian, le percezioni del matrimonio tra persone dello stesso sesso sono cambiate negli ultimi anni in questo paese per lo più laico, composto da 1,3 milioni di abitanti. In un sondaggio condotto quest’anno dal Centro per i Diritti Umani dell’Estonia, il 53% degli estoni ha sostenuto il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Dieci anni fa, era solo il 34%.
La visione in gran parte laica dell’Estonia ha contribuito a cambiare le opinioni sulle persone LGBTQ+ nell’ultimo decennio. Il sostegno delle aziende e del sistema economico estone al Baltic Pride di quest’anno è stato al massimo storico, con la più grande compagnia di telecomunicazioni dell’Estonia, Telia, tra le altre 16 aziende, che hanno apertamente finanziato il festival queer.
In Estonia la decrmininalizzazione dell’omosessualità è stata attuata nel 1991, quando il paese si è separato dalla dittatura sovietica, ma nel paese persistono ancora sacche di discriminazione, soprattutto nella popolazione russa che vive in Estonia e che subisce l’influenza della propaganda anti-LGBTIQ+ della Russia di Putin.
In generale nei paesi baltici, un tempo sottomessi al comunismo sovietico, sui diritti LGBTIQA+ si registra un qualche fermento politico.
In Lettonia lo scorso novembre il parlamento ha approvato le unioni civili, tuttavia il presidente Edgars Rinkēvičs, il primo apertamente gay del paese, ha sospeso la legge in risposta alle proteste dei partiti di opposizione e ha chiesto loro di raccogliere almeno 154.241 firme per indire un referendum nazionale. Se i partiti della destra lettone non raccoglieranno sufficienti firme, entro il luglio 2024 le unioni civili saranno legge.
La Lituania non ha una legge per le unioni civili, né per il matrimonio egualitario. Dal novembre 2022 una nuova legge consente alle persone trans* di cambiare legalmente il proprio nome senza alcun certificato medico che testimoni un intervento chirurgico, ma la legge – seppur segni un passo in avanti – presenta ancora numerose problematicità per la popolazione T lituana.
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