24 ore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto firmato il 31 gennaio scorso dai ministri dell’Interno Matteo Salvini, della pubblica amministrazione Giulia Buongiorno e dell’Economia e delle finanze Giovanni Tria, che va a sostituire nelle carte d’identità la dicitura “genitori” con quella di padre e madre, è immediatamente montata la protesta.
Famiglie Arcobaleno, l’associazione dei genitori omosessuali, ha annunciato che impugnerà il decreto al Tar, in quanto a loro dire palesemente illegittimo e discriminatorio, perché non permette di far coincidere lo status documentale con quello legale dei bambini e delle bambine che già oggi – attraverso trascrizioni di atti esteri o che sono stati adottati dal compagno o dalla compagna del genitore biologico grazie all’art. 44, lett d (adozione in casi particolari) – sono riconosciuti figli e figlie di due padri e due madri e di quelli che invece verranno riconosciuti in futuro.
“L’illegittimità del decreto è palese” – sottolinea Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno – “in quanto un atto amministrativo non può contravvenire alle disposizioni di legge e alle sentenze dei Tribunali. La sua pubblicazione è quindi un atto di pura propaganda politica da parte di un governo dove, per restare alle ultime notizie di cronaca, il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana non sa di avere le deleghe per le adozioni e i fondi per il bonus baby sitter vengono cancellati impedendo alle madri lavoratrici di poter tornare serenamente al lavoro dopo la gravidanza, qualora lo desiderino. Questo a dimostrazione del fatto che il governo non aiuta le famiglie italiane ma perde tempo con puri atti propagandistici che hanno il solo effetto di rendere la vita di alcune cittadine e cittadini più difficili, spargendo odio e divisione in un Paese piegato in due da una crisi economica devastante le cui conseguenze pesano sulle vite di noi tutte e noi tutti“.
Duro anche il commento del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, per bocca del presidente Sebastiano F. Secci: “Alla partecipazione del Ministro Salvini al Congresso Mondiale delle Famiglie sono seguiti i fatti e la Comunità Lgbt+ finisce sotto l’ennesimo attacco. Un Decreto Ministeriale ha fatto sparire la ‘’tradizionale’’ dicitura di genitori per sostituirla con l’ideologica dicitura di padre e madre, discriminando i bambini e le bambine della nostra comunità a cui giudici del nostro Paese, applicando leggi del nostro Paese, hanno riconosciuto due padri o due madri. Noi del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli chiediamo l’intervento immediato del Sottosegretario Spadafora: incontrare le associazioni lgbt+ a nome del Governo diventa del tutto inutile quando tre Ministri di quello stesso Governo mettono sotto attacco i nostri figli e le nostre figlie. Non possiamo accettare che i nostri bambini e le nostre vite continuino ad essere merce strumentale di una becera e continua campagna elettorale“.
Da parte dei 5 Stelle, che si erano in più occasioni detti contrari a questo decreto (“non è nel contratto di governo“), per ora nessuna replica.
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