Era stufo delle prese in giro e dei dispetti e, nonostante i suoi 49 anni, il fatto di avere una moglie e dei figli, non lo hanno fermato dal compiere un gesto assurdo. Rosario Floramo, questo il nome dell’assasino, ha imbracciato un fucile a canne mozze ed è andato a farsi giustizia.
Il giovane assassinato, Stefano Salmeri, aveva solo 25 anni ed era noto in paese perchè giocava nella locale squadra di calcio. Il ragazzo è stato freddato in una sala giochi davanti a molti testimoni tra i quali la sua fidanzata. L’uomo è arrivato con la sua auto che ha lasciato con il motore acceso, si è fermato all’ingresso del locale e ha fatto fuoco contro la vittima da una distanza di 2 metri, quindi e’ risalito sulla sua vettura per poi dirigersi al commissariato di Barcellona per costituirsi.
L’uomo ha confessato alla polizia di essere stufo delle prese in giro di Salmeri e dei suoi amici e per questo ha comprato quel fucile tre anni fa. L’arma era stata mostrata più volte al gruppo di amici per intimidirli, ma i ragazzi non si erano fermati davanti a quel gesto.
La famiglia dell’assassino non è nuovo a gesti simili.Il fratello dell’omocida e’ Francesco Floramo, l’uomo che nell’agosto ’93, a Furnari (Messina) partecipò alla spedizione punitiva contro Giuseppe Mandanici, 33 anni, su mandato del padre del giovane, Vincenzo, che voleva dare una lezione al figlio in quanto omosessuale e perchè si prostituiva.
Francesco Floramo, venne condannato per omicidio preterintenzionale, dopo un lungo iter giudiziaro durato oltre 6 anni, a cinque anni e sei mesi di reclusione, dalla corte d’assise d’ Appello di Reggio Calabria dove il processo venne rinviato dalla Cassazione. Il padrel invece, accusato di essere il mandante della spedizione punitiva, era stato assolto. I giudici credettero alla tesi della difesa secondo cui l’uomo assoldo’ con 500 mila lire Maniscalco e Floramo affinchè con una pistola giocattolo spaventassero il figlio convincendolo a non prostituirsi. Giuseppe Mandanici morì circa un mese dopo il ferimento in ospedale.
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