La notizia dello stupro a Trastevere compare oggi sulle pagina del Corriere della Sera. Ma verso la fine dell’articolo, si cade sul genere delle persone coinvolte e sull’orientamento sessuale di uno dei due. Da quanto racconta Giulio De Santis, sabato scorso un ragazzo di 25 anni è stato aggredito da un uomo di dieci anni più vecchio, nel quartiere Trastevere, a Roma. L’uomo avrebbe visto il 25enne in auto, al cellulare. Si sarebbe avventato su di lui, aprendo la porta e costringendo la vittima ad avere un rapporto orale e in seguito anale. La violenza si sarebbe conclusa con una rapina, dato che il 35enne voleva che il ragazzo andasse al bancomat per prelevare tutto quello che aveva nel conto. Fortunatamente, il ragazzo stuprato è riuscito a scappare e fermare una volante dei Carabinieri che stava pattugliando quella zona.
L’aggressore è stato arrestato poco dopo. Si aggirava ancora nel quartiere Trastevere. Al volto riportava le ferite che il ragazzo gli aveva procurato, cercando di ribellarsi al rapporto sessuale, o meglio allo stupro.
La violenza sessuale e l’orientamento del ragazzo stuprato
Condanna per quanto avvenuto da parte di Saverio Aversa e Mauro Cioffari, attivisti LGBTQ romani, che però segnalano un atteggiamento poco professionale da parte del giornalista De Santis:
Non possiamo non sottolineare la superficialità con la quale, per l’ennesima volta, la cronaca di una violenza sessuale è stata trattata.
Difatti, conclude l’articolo con un’infelice frase:
Le modalità della violenza, molto cruenta, non hanno reso necessario, in questa fase, conoscere le inclinazioni sessuali della vittima.
E ci si chiede: a cosa serve conoscere l’orientamento sessuale della vittima? Una violenza è una violenza. Uno stupro è uno stupro. Cambierebbe qualcosa sapere se la vittima sia gay piuttosto che eterosessuale? Nel caso il ragazzo stuprato fosse gay, la pena sarebbe più mite? Queste sono le domande che poniamo a Giulio De Santis, e in particolare alla conclusione del suo articolo, che evidenzia una convinzione stereotipata solo perché i protagonisti di questa vicenda sono due uomini.
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concordo col concetto che l'articolo vuole esprimere, ma forse le cose cambiano se cè stato un adescamento bipartisan che è poi sfociato in violenza. la violenza comunque è da galera.capita sempre che uno dei due partners chiedaano qualcosa che magari non ti piace fare, ma in quel caso tutto finisce li.no grazie e arrivederci.
Il titolo della notizia mi sorprende,ma mi dispiace molto che ancora oggi continuano a succedere queste cose.
Esatto,la pena non dovrebbe essere per nessun motivo più mite dato che la vittima fosse gay. Concordo con Voi,stupro è una cosa,violenza è un’altra.