BARBERO COME SAN SEBASTIANO

Il prete di Pinerolo, da anni impegnato nella pastorale degli omosessuali, è stato insignito del premio conferito dai teologi milanesi a coloro che difendono i diritti civili di gay e lesbiche.

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MILANO – Don Franco Barbero riceve il Premio Internazionale “San Sebastiano”. Giunto alla seconda edizione, tale riconoscimento viene consegnato a coloro che si sono distinti per la difesa dei diritti civili delle persone gay e lesbiche, in Italia e all’estero. Promotore dell’iniziativa è il prof. Giovanni Felice Mapelli, Presidente del Centro Studi Teologici di Milano.
La motivazione: “don Barbero ha accolto presso la sua Comunità di Pinerolo varie coppie gay, si è speso per la loro piena integrazione sociale ed ecclesiale. Da anni gira le città italiane invitato dalle comunità omosessuali e da vari Enti pubblici a portare una parola diversa e nuova sull’accoglienza dei gay. Ha benedetto le ‘unioni omosessuali’ di molti fratelli e sorelle, perché il sacramento del matrimonio ‘è sacramento in cui la prima condizione è l’amore, che certamente anche i gay sanno esprimere bene, poichè Dio li ha dotati di capacità di amare e donare’. In don Barbero la Comunità gay cristiana, ma anche quella laicale, vede un punto di riferimento importante: per queste stesse scelte profetiche e anticipatrici ha ricevuto la sanzione canonica, promossa dal Vescovo di Pinerolo mons. De Bernardi e comminatagli dall’attuale Pontefice, della ‘riduzione allo stato laicale’ “.
A don Franco sarà conferita una pergamena e la statua del Santo martire Sebastiano.
Come mai questo premio prende il nome di San Sebastiano? Lo abbiamo chiesto al prof. Giovanni Felice Mapelli.
“Sebastiano – spiega Mapelli – morì martire a Roma all’inizio della persecuzione dell’imperatore Diocleziano. La sua iconografia lo ritrae con frecce disseminate per tutto il corpo, legato nudo ad un albero. Sopravvisse a questo martirio miracolosamente e fu poi ucciso per decapitazione in un secondo supplizio. Il suo culto si diffuse già dall’antichità in tutte le comunità cristiane e fu, per la sua giovane età, riconosciuto quale patrono dei giovani. Nell’ultimo secolo in particolare, per i suoi tratti gentili e per la sua avvenenza, ma anche per la sua sofferenza, è stato identificato come ‘Santo dei gay’, patrono degli omosessuali; mentre il suo martirio con frecce, ovunque nel corpo, indicherebbe la discriminazione sociale antiomosessuale che colpisce da ogni parte. La serenità del volto di San Sebastiano, ritratto da tanti artisti (molti dei quali omosessuali), sta a significare l’imperturbabilità del ‘giusto perseguitato’ “.
Siamo alla seconda edizione di questo Premio: come è andata l’anno scorso?
“Nel 2002 il Premio è stato consegnato a don Andrea Gallo e a mons. Jacques Gaillot. Il primo, della comunità di San Benedetto al Porto, di Genova, ebbe il coraggio di battezzare un giovane gay, Pablo Lapi, del quale nessuno voleva occuparsi nella parrocchia di Desio. Mons. Jacques Gaillot, vescovo emerito di Evreux, attuale vescovo di Partenia (una diocesi fittizia) subì invece l’umiliazione delle gerarchie vaticane per aver partecipato alle manifestazioni del Pride nel 2000. Egli contestò l’integralismo e l’omofobia della Chiesa. Disse: ‘La chiesa non ha mai chiesto perdono ai gay neppure durante l’ultima persecuzione del nazismo. Questo è un atto di grave ingiustizia e omissione’ “.
Omosessualità e fede religiosa: come vede l’attuale situazione della Chiesa?
“Vedo un periodo di stagnazione: non si va né avanti né indietro. Anzi si va indietro! Non si comprende la realtà omosessuale. Il problema di fondo è che non si vuole capire. Questo modo di pensare ha del tragico. E’ una chiesa di brutte predisposizioni. Siamo davanti ad un’ostinazione assurda. Il Lexicon del Vaticano ribadisce posizioni omofobiche e pretende di sostituirsi alla scienza. Un’asineria cattolica, di cui molti vescovi vanno fieri, crede che nella Bibbia, nella Tradizione e nel Magistero ci sia la risposta a tutto. Ecco che viene fuori un Dio feroce e, in Vaticano, emergono innumerevoli contraddizioni”.

di Pasquale Quaranta

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