Beyoncé è tornata sul palco dopo 4 anni.
Reduce del successo planetario di Renaissance, la diva ha deliziato occhio e orecchie di una ristrettissima (e privilegiatissima) parte di pubblico al teatro dell’hotel di lusso Atlantis The Royal, proprietà del gruppo Istithmar World, capo de governo di Dubai.
Primo concerto dopo Global Citizen Festival a Johannesburg, in Sudafrica nel 2018, dove per un’ora e mezza Miss Knowles ha intascato 330 mila euro al minuto per una performance costata ben 24 milioni di dollari. Un concerto blindatissimo ma che ha comunque lasciato trapelare qualche breve video amatoriale, per fornire al web una vaga idea: sullo sfondo di una mastodontica riproduzione della “Scuola di Atene” di Raffaello, Beyoncé si è esibita sulle note di grandi classici come Halo, XO, Crazy in love, Drink In Love, incluso un duetto con Blue Ivy in Brown skin girl tra fuochi d’artificio, ballerini, piume, e opulenza.
New angle of @Beyonce’s Drunk In Love performance pic.twitter.com/C2u0HKQdiE
— Beyoncé Press. | Fan Account (@beyoncepress) January 21, 2023
Un’ora di ritardo per un totale di 11 brani, nessuno di questi estratto da Renaissance, scelta che per molti fan è tutt’altro che casuale: la cantante è stata aspramente criticata nelle ultime ore per essersi esibiti in un paese dove l’omosessualità è ancora considerata un crimine punibile di morte, in totale opposizione alle tematiche queer e liberatorie del suo ultimo album (abbiamo scritto di come tutto Renaissance sia una celebrazione della cultura LGBTQIA+, dai pionieri alle ballroom).
Innumerevoli artisti, dai Big Thief ai Pearl Jam fino a Nicki Minaj, negli ultimi anni si sono rifiutati di esibirsi presso i Emirati Arabi Uniti in protesta alle violazioni dei diritti umani regolarmente permessi dal governo arabo, ma Queen B sembra non essersi fatta troppi problemi: “Faccio fatica a comprendere perché Beyoncé, che ha almeno miliardi di dollari, dovrebbe accettare 20 milioni per la sua prima performance in occasione di Renaissance, album sostenuto pesantemente dalla cultura queer, a Dubai, un paese dove i diritti LGBTQIA+ non sono nemmeno riconosciuti” twitta il giornalista Douglas Greenwood.
No beef but I’m struggling to understand why Beyoncé, who has half a billion dollars, would accept 20 million dollars to make her debut performance of the Renaissance album, a record which lifts heavily from queer culture, in Dubai, a country where LGBT rights aren’t recognised.
— douglas greenwood (@douglasgrnwd) January 22, 2023
Sui social è bufera: tra chi dice che Beyoncé non è un esempio da prendere come punto di riferimento, definendola “avida, opportunista, e capitalista” e “come ogni milionari*, non gliene frega niente” ma anche chi sottolinea che polemiche del genere dimenticano la presenza di persone queer anche in Arabia Saudita, a favore di un punto di vista sempre occidentale e bianco: “La cancellazione delle persone queer arabe da parte dei bianchi gay è onestamente disgustosa” scrive un altro utente, accusando le critiche di essere ‘tone deaf’ (ndr. prive d’orecchio, termine anglofono per indicare opinioni prive di empatia o reale contatto con la società).
Numerosi fan hanno difeso la beniamina non era lì per promuovere il nuovo album, ma solo come ospite presso il grandhotel, e che il Renaissance Tour deve ancora davvero prendere il via (rumors confermano che inizierà per l’estate 2023).
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