A Candelo, in provincia di Biella, una donna di 53 anni picchiava suo figlio di 17 anni con il mattarello perché gay, lo insultava con molestie verbali a sfondo omofobico e lo minacciava di allontanarlo dalla casa familiare a causa della sua omosessualità.
La prima denuncia risale a Gennaio 2023 e sarebbe stata presentata ai Carabinieri di Candelo dai vicini di casa della famiglia in cui il ragazzo subiva i maltrattamenti verbali e fisici da parte della donna. Le indagini, guidate dal luogotenente Antonio Franco, sono andate avanti e grazie a ben 15 testimoni, la maggior parte dei quali ha confermato i sospetti, la procura ha potuto formulare un’accusa precisa e la donna, ieri 9 Ottobre, è stata rinviata a giudizio. Nel primo faccia a faccia con il giudice delle indagini preliminari la donna ha negato ogni addebito.
Secondo quanto appreso dagli investigatori durante le indagini, la sorella del ragazzo, di poco più giovane, sarebbe stata anch’ella oggetto di vessazioni e avrebbe più volte assistito alle violenze che sua madre infliggeva a suo fratello, perché gay. La ragazzina sarebbe stata anche incoraggiata da sua madre a stigmatizzare l’omosessualità di suo fratello e convinta a “colpevolizzarlo” per il suo orientamento affettivo e a colpirlo con violenze fisiche indotte.
La donna dovrà rispondere di maltrattamenti ai suoi due figli. In Italia non esiste l’aggravante omobitransfobica per gli atti di odio, dunque il fatto che la donna si sia accanita verso suo figlio perché omosessuale non sarà causa di un aumento di pena da parte dei giudici.
Continuano gli episodi di omobitransfobia in Italia. Sempre in famiglia, alcune settimane fa a Foggia un padre è stato arrestato perché picchiava suo figlio gay di 20 anni. Pochi giorni fa a Torino alcuni minorenni hanno fatto irruzione nella sede di CasArcobaleno urlando insulti omobitransfobici durante una proiezione cinematografica. In Molise una donna di 30 anni è stata insultata e picchiata perché lesbica. A Pavia una donna trans è stata aggredita e insultata in pieno giorno in stazione al grido “fr**io” ti ammazzo”.
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(gf)
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